La Gazzetta dello Sport, 3 dicembre 2008
Piove, e piove pure parecchio, anche se la situazione al Nord, sferzato dal maltempo, sembra in via di miglioramento
Piove, e piove pure parecchio, anche se la situazione al Nord, sferzato dal maltempo, sembra in via di miglioramento. Ma a quanto pare i nuvoloni viaggiano verso Sud dove si apprestano a scaricare parecchia acqua…
• Danni?
E’ straripato il Reno vicino a Bologna, località Malalbergo. Sono intervenuti i vigili del fuoco, i volontari della Protezione civile e i sommozzatori per deviare l’acqua in un’area distante dal centro abitato. Le scuole sono state chiuse. In Trentino ieri c’erano ancora cinquemila persone senza luce. Colpa della neve, che però adesso ha quasi smesso di cadere. In Liguria la pioggia ha provocato una frana, senza vittime. L’altro giorno il vento ha buttato giù un muro a Primulacco di Povoletto, in provincia di Udine, ammazzando un poveretto di 60 anni che stava facendo dei lavoretti di manutenzione stando proprio attaccato al muro e seduto su una sedia. Mi fanno più impressione queste disgrazie che le stragi di cui si legge tutti i giorni, figli che ammazzano i genitori eccetera.
• E Venezia? Sul sito del Corriere ieri girava un video in cui si vedeva un tizio che faceva lo sci d’acqua in piazza San Marco…
M’ero lasciato Venezia in fondo perché è il caso più difficile. L’acqua alta dell’altro giorno è quasi un record: la quarta marea per altezza degli ultimi trent’anni. Il record è del 66 (lo stesso anno in cui andò sott’acqua Firenze): 196 centimetri. Seguono i 166 centimetri del 1979 e i 158 dell’86. Poi viene lunedì scorso: 156 centimetri. Sono altezze in cui non servono più le passerelle che i veneziani sono abituati a stendere da un punto all’altro e che fanno la delizia dei fotografi. Bisogna starsene in casa e aspettare. Lunedì i 156 centimetri sono durati un’ora, poi lo scirocco ha fatto calare il livello del mare. Ieri, alle 10.45, il mafreografo di Punta della Dogana ha misurato 102 centimetri. Ci vogliono in ogni caso dei begli stivali per andare in giro.
• La gente ha l’aria di divertirsi. Gli stranieri sembrano deliziati.
Non è così divertente. L’Archivio di Stato, la Biblioteca Marciana e il Palazzo Ducale hanno rischiato. L’acqua è entrata anche nella cripta di San Marco, che dovrebbe essere blindata ma evidentemente non lo è. Al museo di Fisica del liceo Foscarini l’inondazione stava per distruggere pezzi di tre secoli fa, che sono stati salvati dagli studenti. Con stracci e stivaloni i ragazzi hanno raccolto i reperti, li hanno sciacquati in acqua dolce e asciugati. Però il sindaco Cacciari s’è rifiutato di lanciare allarmi o di chiedere aiuti a Roma magari con la proclamazione dello stato d’emergenza. Aveva l’aria di dire: Venezia farà da sé. Deve entrarci un po’ anche la politica, sa che i democratici del Nord ora ce l’hanno parecchio con Roma.
• Non si doveva costruire una diga, tutt’intorno a Venezia, per salvarla dalle alluvioni?
Non tutt’intorno, ma sott’acqua. Alla bocca di Chioggia, a quella di Malamocco e alla bocca di Lido devono essere piazzati 78 scatoloni pieni d’acqua e che giacciono sul fondo. Quando il livello della marea raggiunge il metro e dieci, gli scatoloni si svuotano e vengono a galla, formando una diga che impedisce all’acqua di salire ancora. Passato il pericolo, si riempiono di nuovo e vanno giù.
• Stavolta non hanno funzionato.
Ma non sono ancora in funzione. Hanno cominciato a costruirle nel 2003 – dopo una trentina d’anni di polemiche – e adesso i lavori sono bloccati perché il rumore del cantiere disturbava certi uccelli selvatici che vanno protetti, i Verdi hanno fatto ricorso a Bruxelles e la Commissione europea ha ordinato di sospendere tutto. Senza questo intoppo, s’era previsto di finire nel 2011. Era, anzi è, un’opera gigantesca: due miliardi e mezzo di euro per costruirla e poi 9 milioni di euro all’anno per farla funzionare. Si chiama Mose, cioè Modello Sperimentale Eletttromeccanico. Ieri il ministro Brunetta, che è veneziano, ha scritto una lettera al Corriere della Sera per protestare contro il blocco dei lavori e sollecitare la riapertura dei cantieri del Mose: «Lo scenario che si è presentato ieri ai veneziani era quello tipico delle grandi acque alte: degrado, desolazione, impotenza e danni incalcolabili […] i commercianti, gli artigiani, gli albergatori, i cittadini tutti della mia Venezia si sono trovati i locali allagati, impregnati del cattivo odore tipico delle alte maree, l’umidità che aggrediva le pareti, la merce che galleggiava». Poi se l’è presa con gli ambientalisti che hanno bloccato tutto e ha aggiunto: «Perché i veneziani devono continuare a vivere con le case periodicamente allagate? Forse il rumore dei cantieri può disturbare la riproduzione dell’avifauna selvatica protetta dalla Ue, ma i veneziani da chi sono protetti?». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/12/2008]