Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 1985  dicembre 13 Venerdì calendario

Gassman: «Il mio desiderio di paternità è appagato»

• Intervistato dalla Domenica del Corriere, Vittorio Gassman dice che il suo «smisurato desiderio di paternità è appagato in tutte le sfumature e direzioni»: «Paola, nata dal mio primo matrimonio con Nora Ricci, ha compiuto pochi mesi fa i quarant’anni, è una brava attrice, ironica e saggia, la sento mia coetanea, un’amica, una collega più giudiziosa di me, per la quale, oltre all’amore paterno, ho enorme stima e persino una vaga soggezione. Vittoria, la mia figlia americana, nata dal mio breve e tempestoso matrimonio con Shelley Winters, ha oggi 32 anni, è una donna realizzata, indipendente, molto presa dai suoi studi in medicina: il suo rapporto con me, soprattutto a causa della separazione geografica, è stato difficile, anche penoso, un alternarsi di tenerezze e di rancori: ci vediamo raramente, ma ci scriviamo lettere molto belle. C’è, fra noi, un legame particolare, fatto di struggente e preziosa nostalgia. Alessandro, il figlio che ho avuto da Juliette, ha compiuto da poco vent’anni: ho avuto per lui, fin dal primo giorno, un amore sviscerato, direi quasi materno: forse ho portato un po’ di rancore a sua madre che non volle allattarlo personalmente. Ben volentieri lo avrei allattato io, se mi fosse stato possibile: fino a poco tempo fa ero preoccupato per lui, mi sembrava volubile, indeciso, fragile, ma adesso mi pare abbia scoperto una vocazione chiara e solida, vuol fare l’attore di teatro. Bene, lo farà, se dimostrerà di avere sul serio talento e carattere. Debutterà con me l’anno prossimo in Affabulazione di Pasolini, farà la parte di mio figlio anche sul palcoscenico. E infine c’è Jacopo, figlio mio e di mia moglie Diletta: ha cinque anni. E per me... ma come faccio a dire cos’è? Forse, per lui, sono più un nonno che un padre, ma va bene così. È un privilegiato, rispetto alle sorelle e al fratello, perché lui solo vivrà la sua infanzia e adolescenza con la rassicurante certezza che i suoi genitori si amano e non si separeranno mai: le sorelle e il fratello non hanno gelosia nei suoi riguardi». [Luigi Cavicchioli, DdC 14/12/1985]