22 giugno 2011
Tags : Umberto Nobile
L’impresa e la tragedia di Nobile al Polo Nord
• Nel maggio del 1928 Nobile torna al Polo Nord con una
spedizione tutta italiana, anche se del gruppo fanno parte anche due scienziati
stranieri, lo svedese Finn Malmgren e il cecoslovacco Frantisek Behounek. Il 24 maggio 1928 il dirigibile Italia è
esattamente sopra il Polo Nord, ma le avverse condizioni del tempo gli
impediscono di atterrare sulla banchisa. Il 25 la tragedia: l’Italia perde
quota e si schianta sui ghiacci dell’Artico, lasciando sul pack il relitto
della cabina di pilotaggio, un morto e nove superstiti (tra i quali Nobile), e
prendendo di nuovo il volo privo di controllo con sei persone a bordo (di cui
non s’è avuta più notizia). Il generale viene tratto in salvo prima degli
altri, il 23 giugno. Ne nacque quasi subito una furiosa polemica. Nobile è
accusato di aver abbandonato i suoi uomini. E ha come nemico Italo Balbo,
potente sottosegretario all’Aeronautica, che «non accettava che l’immagine dell’Aeronautica
fascista fosse ancora rappresentata dai vecchi, lenti e vulnerabili dirigibili,
teso com’era a creare, citando le sue stesse parole, “un’aviazione prima
sportiva, poi disciplinata, quindi militarmente efficiente”». [Volare 3/1999]
• «No, non sono fuggito – mi disse Nobile, e sollevò su di
me quei suoi penetranti occhi azzurri – Lundborg volle portare me, questi erano
gli ordini che aveva ricevuto. O me o nessuno. Ci consultammo fra noi. Viglieri
e Trojani mi dissero che dovevo andare. Così andai, sì, per primo, ma senza
sospettare che quell’atto, impostomi dalle circostanze, sarebbe stato
considerato una fuga». [Giuseppe Mayda, Sta. 1/8/1978]