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 2011  giugno 21 Martedì calendario

Che faranno ora i leghisti con le loro 12 o 13 richieste, che secondo alcuni sono ultimatum e secondo altri barzellette? Napolitano ha pronunciato un discorso molto severo in cui esclude che possano esserci diminuzioni o rinunce sulla Libia

Che faranno ora i leghisti con le loro 12 o 13 richieste, che secondo alcuni sono ultimatum e secondo altri barzellette? Napolitano ha pronunciato un discorso molto severo in cui esclude che possano esserci diminuzioni o rinunce sulla Libia. In Parlamento si preparano mozioni sulla questione dei ministeri da spostare al Nord, non solo da parte dell’opposizione, ma anche su iniziative di deputati pidiellini ispirati da Alemanno e dalla Polverini. La Marcegaglia vuole sì la riforma fiscale, ma anche l’approvazione immediata del piano da 40 miliardi che dovrebbe portarci al pareggio di bilancio entro il 2014. Berlusconi, intanto, non parla e i leghisti rispondono agli attacchi del giorno dopo timidamente e senza difendere troppo le richieste di domenica. Del resto molti analisti hanno giudicato il discorso di Bossi a Pontida prettamente difensivo.

Dunque, il governo cade o no?
Stasera, o al più tardi domani, la Camera voterà la fiducia sul cosiddetto “Decreto sviluppo”. È la 44esima volta. Non si prevedono sorprese. Nello stesso tempo, Berlusconi sarà al Senato per pronunciare un discorso tutto politico sul cambio di maggioranza intervenuto tra il passaggio dei finiani all’opposizione, il voto di fiducia del 14 dicembre con appena tre voti di vantaggio e il faticoso reclutamento dei “Responsabili”, che da allora tengono su il governo, ma tra mille fibrillazioni. Al Senato, come sappiamo, il premier non ha problemi. Ma oggi alla Camera, a parte la fiducia, potrebbe esserci battaglia grossa: Alemanno vuole presentare un ordine del giorno sullo spostamento dei ministeri al Nord, il Pd pure. Cicchitto e La Russa hanno criticato Alemanno («si sta bagnando prima che piova»).

Come reagirà Bossi quando i deputati avranno bocciato la sua idea dei ministeri al Nord?
Se si deve stare agli enunciati di Pontida, dovrebbe tirar su le barricate. Ma gli enunciati di Pontida erano una cosa seria? Sullo spostamento dei ministeri, criticato anche da monsignor Bregantini (presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali), Calderoli ha replicato flebilmente: «Il nostro progetto non riguarda soltanto il Nord ma concerne l’intero Paese, compreso il Sud: riteniamo, infatti, che anche il Mezzogiorno possa, e debba, legittimamente aspirare ad avere dei ministeri dislocati sui propri territori». Questa pretesa leghista è evidentemente una balla sparata per tenersi alla larga dalle questioni serie e più imbarazzanti: nessuno stato funziona con i ministeri sparsi sul territorio, costi e inefficienze di una simile organizzazione dello Stato sarebbero incalcolabili. Del resto, Napolitano ha già fatto sapere che non se ne parla, cioè che non firmerà mai una legge in contrasto letterale con la Costituzione.

Il presidente ha demolito anche l’ipotesi di un ripiegamento sulle missioni, no?
Ha escluso proprio ieri che si possa mollare sulla Libia: «È nostro impegno, sancito dal Parlamento, restare schierati con le forze degli altri Paesi che hanno raccolto l’appello delle Nazioni Unite […] L’Italia non poteva guardare con indifferenza o distacco gli avvenimenti in Libia, non poteva rimanere inerte dinanzi all’appello del Consiglio di sicurezza perché si proteggesse una popolazione che chiede libertà, autonomia, giustizia, perché la si proteggesse dalla feroce repressione del regime del colonnello Gheddafi e le si aprisse la prospettiva di una pacifica evoluzione politica e civile verso forme di reggimento democratico». Un guaio per la Lega, anche perché Bossi ha curato in modo particolare, negli ultimi mesi, proprio il rapporto con il Quirinale.

Se Bossi, però, non reagisce, allora le gran minacce di Pontida…
…non erano una cosa seria. In realtà la Lega ha lo stesso problema dei pidiellini: la stagione del capo volge al termine e bisogna sopravvivere al passaggio generazionale. Bossi ha parlato anche in sua difesa: promette di mollare (forse) Berlusconi in un futuro lontano, ma ricorda che adesso non si può votare perché vincerebbe la sinistra. Dunque, il vertice del partito non si tocca.

C’è qualcuno che esce più forte da tutto questo? Probabilmente Tremonti, che non commenta né le difficoltà degli né quelle degli altri. Il pericolo greco ieri ha fatto precipitare le borse di tutto il mondo. Non tira aria da taglio di tasse, nonostante la Marcegaglia ieri abbia chiesto ancora, con forza, di alleggerire la pressione su imprese e lavoratori dipendenti, tagliando i regimi fiscali privilegiati e aumentando leggermente l’Iva. Cose che Tremonti ha già promesso e che il presidente di Confindustria ha fatto sue

[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 21 giugno 2011]