Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  aprile 04 Sabato calendario

Dopo il G20 di Londra, Obama ha cominciato un giro che lo por­terà in Turchia dove pronuncerà un discorso storico alla nazione islamica

Dopo il G20 di Londra, Obama ha cominciato un giro che lo por­terà in Turchia dove pronuncerà un discorso storico alla nazione islamica. Ieri era a Strasburgo per i sessant’anni della Nato. Ha incontrato 4 mila studenti entu­siasti, a cui ha promesso un mon­do in pace e senza armi nucleari. Ha soprattutto tenuto una confe­renza stampa in cui ha parlato dei problemi del mondo. Discorsi che confermano le tendenze di politica estera emerse in queste settimane, ma che introducono anche, per l’Europa, un elemen­to di preoccupazione nuovo.

Quale?
Secondo il presidente, l’Europa è verosimilmente più esposta agli attacchi di Al Qaeda di quanto non lo siano gli Stati Uniti. Questo perché il conti­nente è più vicino ai luoghi do­ve i terroristi si addestrano. Prendendo in considerazione il periodo successivo all’11 settem­bre, la previsione ha un fonda­mento. Dopo quella data, gli at­tacchi sono avvenuti o in Asia o in Africa o in Europa (Madrid, Londra), senza più coinvolgere l’America. Tenendo conto degli ultimi rapporti di Fbi e Diparti­mento di Stato, invece, non è proprio così: lo stesso Obama, qualche giorno fa, ha sostenuto che l’ipotesi di un attentato nu­cleare a una città americana de­ve essere presa in considerazio­ne. Un rapporto del ministro de­gli Interni britannico ha defini­to «più realistico che mai un at­tacco terroristico a una grande città con ordigni nucleari rudi­mentali ». Altri esponenti di spicco dei servizi statunitensi (il generale Habiger, il supervi­sore dell’unità Cia dedicata a Bin Laden, Michael Scheuer) di­cono che il problema non è se ci sarà un attacco nucleare a una città americana, ma quando.

Se le cose stanno così, perché Obama ci viene a dire che Al Qa­eda attaccherà in Europa?
Ha bisogno di alleati in Afghani­stan, perché è lì, e più esatta­mente nell’area comune col Pakistan, che il terrorismo si prepara. Obama: «Al Qaeda re­sta una minaccia e resta una mi­naccia per tutti. I terroristi non sono certo disposti a sospende­re la loro attività solo perché adesso c’è un presidente che si chiama Barack Hussein Oba­ma ». In questo senso, ha messo fortemente l’accento sulla pre­senza a Strasburgo di Sarkozy: «La Francia riconosce che per­mettere ad Al Qaeda di avere santuari che possono essere usati per lanciare attacchi è una minaccia non solo per gli Usa ma per l’Europa». La pre­senza di Sarkozy a Strasburgo è molto significativa, i francesi fi­no a oggi hanno guardato con grande diffidenza alla Nato, uno degli strumenti della supre­mazia americana nel mondo.

E’ cosciente Obama dei forti sentimenti antiamericani che circolano ancora in Europa?
Come no. «Dobbiamo essere onesti, in questi ultimi anni ab­biamo lasciato che la nostra al­leanza transatlantica andasse un po’ alla deriva. Gli america­ni hanno qualche volta mostra­to arroganza verso gli europei, mentre in Europa esiste un sen­timento antiamericano che può essere insidioso». Ma, come le dicevo, il punto chiave è stato l’Afghanistan e la necessità che gli europei combattano laggiù al fianco degli americani.

Che cosa ha detto?
«L’Europa non si può aspettare che gli Stati Uniti sostengano da soli il peso militare in Afgha­nistan perché siamo lì per af­frontare un problema comu­ne ». Il problema comune è ap­punto il terrorismo, dal quale l’Europa non può, non deve sen­tirsi al sicuro. Barack ha ricorda­to che si accinge a rinforzare la presenza militare in Afghani­stan e a compiere uno sforzo ul­teriore sul piano civile e politi­co.

E Mosca? E la Cina?
Con i russi si stabiliranno rela­zioni di nuovo tipo, ma Putin non può pensare di ripetere operazioni come quella della Georgia. Della Cina non ha par­lato, ma ha ammonito la Corea del Nord sul missile che quel pa­ese si accinge a lanciare. Oba­ma promette una iniziativa mondiale per far sapere a Pyon­gyang «che non può minacciare impunemente la sicurezza». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 4/4/2009]