La Gazzetta dello Sport, 4 aprile 2009
Dopo il G20 di Londra, Obama ha cominciato un giro che lo porterà in Turchia dove pronuncerà un discorso storico alla nazione islamica
Dopo il G20 di Londra, Obama ha cominciato un giro che lo porterà in Turchia dove pronuncerà un discorso storico alla nazione islamica. Ieri era a Strasburgo per i sessant’anni della Nato. Ha incontrato 4 mila studenti entusiasti, a cui ha promesso un mondo in pace e senza armi nucleari. Ha soprattutto tenuto una conferenza stampa in cui ha parlato dei problemi del mondo. Discorsi che confermano le tendenze di politica estera emerse in queste settimane, ma che introducono anche, per l’Europa, un elemento di preoccupazione nuovo.
• Quale?
Secondo il presidente, l’Europa è verosimilmente più esposta agli attacchi di Al Qaeda di quanto non lo siano gli Stati Uniti. Questo perché il continente è più vicino ai luoghi dove i terroristi si addestrano. Prendendo in considerazione il periodo successivo all’11 settembre, la previsione ha un fondamento. Dopo quella data, gli attacchi sono avvenuti o in Asia o in Africa o in Europa (Madrid, Londra), senza più coinvolgere l’America. Tenendo conto degli ultimi rapporti di Fbi e Dipartimento di Stato, invece, non è proprio così: lo stesso Obama, qualche giorno fa, ha sostenuto che l’ipotesi di un attentato nucleare a una città americana deve essere presa in considerazione. Un rapporto del ministro degli Interni britannico ha definito «più realistico che mai un attacco terroristico a una grande città con ordigni nucleari rudimentali ». Altri esponenti di spicco dei servizi statunitensi (il generale Habiger, il supervisore dell’unità Cia dedicata a Bin Laden, Michael Scheuer) dicono che il problema non è se ci sarà un attacco nucleare a una città americana, ma quando.
• Se le cose stanno così, perché Obama ci viene a dire che Al Qaeda attaccherà in Europa?
Ha bisogno di alleati in Afghanistan, perché è lì, e più esattamente nell’area comune col Pakistan, che il terrorismo si prepara. Obama: «Al Qaeda resta una minaccia e resta una minaccia per tutti. I terroristi non sono certo disposti a sospendere la loro attività solo perché adesso c’è un presidente che si chiama Barack Hussein Obama ». In questo senso, ha messo fortemente l’accento sulla presenza a Strasburgo di Sarkozy: «La Francia riconosce che permettere ad Al Qaeda di avere santuari che possono essere usati per lanciare attacchi è una minaccia non solo per gli Usa ma per l’Europa». La presenza di Sarkozy a Strasburgo è molto significativa, i francesi fino a oggi hanno guardato con grande diffidenza alla Nato, uno degli strumenti della supremazia americana nel mondo.
• E’ cosciente Obama dei forti sentimenti antiamericani che circolano ancora in Europa?
Come no. «Dobbiamo essere onesti, in questi ultimi anni abbiamo lasciato che la nostra alleanza transatlantica andasse un po’ alla deriva. Gli americani hanno qualche volta mostrato arroganza verso gli europei, mentre in Europa esiste un sentimento antiamericano che può essere insidioso». Ma, come le dicevo, il punto chiave è stato l’Afghanistan e la necessità che gli europei combattano laggiù al fianco degli americani.
• Che cosa ha detto?
«L’Europa non si può aspettare che gli Stati Uniti sostengano da soli il peso militare in Afghanistan perché siamo lì per affrontare un problema comune ». Il problema comune è appunto il terrorismo, dal quale l’Europa non può, non deve sentirsi al sicuro. Barack ha ricordato che si accinge a rinforzare la presenza militare in Afghanistan e a compiere uno sforzo ulteriore sul piano civile e politico.
• E Mosca? E la Cina?
Con i russi si stabiliranno relazioni di nuovo tipo, ma Putin non può pensare di ripetere operazioni come quella della Georgia. Della Cina non ha parlato, ma ha ammonito la Corea del Nord sul missile che quel paese si accinge a lanciare. Obama promette una iniziativa mondiale per far sapere a Pyongyang «che non può minacciare impunemente la sicurezza». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 4/4/2009]