La Gazzetta dello Sport, 5 aprile 2009
Ieri grande manifestazione della Cgil contro il governo e le misure adottate per affrontare la crisi
Ieri grande manifestazione della Cgil contro il governo e le misure adottate per affrontare la crisi.
• Ho sentito parlare, per l’ennesima volta, di 3 milioni di persone.
Due milioni e 700 mila. Il luogo della manifestazione era lo stesso di quello scelto da Veltroni per la sua prova di forza lo scorso 25 ottobre, cioè il Circo Massimo a Roma. Allora, il segretario del Pd disse che s’erano radunati due milioni e mezzo di manifestanti, mentre calcoli fatti alla vigilia dal Sole 24 Ore e valutazioni della questura avevano mostrato che, in quello spazio, non entrano più di 300 mila esseri umani. Stavolta ci risiamo e la cosa è stancante. La questura dice che erano 200 mila. In ogni caso erano tanti e poiché la Cgil credeva importante dimostrare che ciò che dice è condiviso da tante persone il risultato deve considerarsi raggiunto. Del resto, ci sono altre cifre eloquenti che testimoniano: i manifestanti hanno impegnato decine di treni, due navi, 7 mila pullman per raggiungere Roma. La città è stata attraversata da cinque cortei. Lo sforzo sostenuto dal sindacato per finanziare questo gran movimento è stato notevolissimo.
• Servirà a qualcosa?
Se si trattava di smuovere il governo, mi pare che Berlusconi e i suoi non si siano lasciati impressionare. La dichiarazione più sferzante è di Brunetta: «Una scampagnata che muove risorse, ristoranti, autobus, quindi è un fatto positivo per la ripresa economica». Gasparri, presidente dei senatori PdL, ha adoperato il termine «carnevalate». Il leghista Cota: «Quella di oggi mi sembra una sfilata di apparati».
• Hanno ragione?
Chi sa. Io ho avuto l’impressione di una manifestazione alla vecchia maniera, di quelle che si facevano un tempo. Che il sindacato sappia muovere centinaia di migliaia di persone non è un fatto nuovo. Ma è in grado di dar voce all’inquietudine che serpeggia nel mondo del lavoro complessivamente considerato? Non solo i dipendenti garantiti o ex garantiti, non solo i precari, ma anche le micro-imprese, le partite Iva, quelli che un lavoro non l’hanno avuto mai, gli ex quadri che sono stati espulsi dal sistema a 50 anni, eccetera? Epifani oltre tutto era solo, Cisl e Uil non c’erano, il segretario del Pd ha preso parte alla manifestazione alla fine di mille tormenti, perché l’ala moderata di quel partito non voleva commistioni con i cosiddetti marxisti. Alla fine significa qualcosa se gli iscritti delle tre confederazioni sono in gran parte dei pensionati.
• Che ha detto Epifani?
Vuole un tavolo di confronto col governo in cui si affrontino quattro questioni: politiche industriali e investimenti a cominciare dal Mezzogiorno; congruità degli ammortizzatori sociali e blocco dei licenziamenti; problemi dei pensionati; giustizia fiscale e sviluppo sostenibile. S’è poi rivolto agli assenti Cisl e Uil. «La contrattazione collettiva non può essere sostituita da niente…». Sa che c’è questa controversia infinita sulla forma che deve avere il contratto nazionale di lavoro. La Confindustria, la Cisl, la Uil hanno concordato una forma-contratto che dia una grande importanza alla contrattazione territoriale o locale o aziendale, capace cioè di legare il salario ai risultati effettivamente conseguiti dalle aziende. In questa logica, il contratto nazionale fisserebbe i criteri normativi e i minimi al di sotto dei quali non si può andare. La Cgil non ne vuole sapere: per il nostro più forte sindacato non si deve uscire dal sistema attuale in cui tutta la dialettica sindacale ruota intorno al contratto nazionale.
• Franceschini che ha detto?
Discorsi generici: «Credo che il segretario del Partito democratico abbia il dovere di stare a fianco dei lavoratori che chiedono il rispetto dei loro diritti, che hanno paura di perdere il posto di lavoro, di persone che pacificamente denunciano che con le loro pensioni non ce la fanno più a vivere». S’è poi raccomandato di non rompere con gli altri sindacati: « necessario aprire una stagione di unità e superare le divisioni». Si sono visti anche D’Alema, Fassino, Bersani, Bertinotti. C’era pure Veltroni, però ha scelto un corteo diverso da quello degli altri big del Pd. Lo si ricomincia a vedere in giro. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 5/4/2009]