La Gazzetta dello Sport, 7 aprile 2009
C’è la faccenda di questo Giampaolo Giuliani, fisico del Laboratorio del Gran Sasso, che ha previsto il terremoto dell’Aquila e nessuno gli ha dato retta…• Come ha fatto a prevederlo?Attraverso i precursori chimici, apparecchi che si è costruito da solo e che rilevano la concentrazione di radon al suolo
C’è la faccenda di questo Giampaolo Giuliani, fisico del Laboratorio del Gran Sasso, che ha previsto il terremoto dell’Aquila e nessuno gli ha dato retta…
• Come ha fatto a prevederlo?
Attraverso i precursori chimici, apparecchi che si è costruito da solo e che rilevano la concentrazione di radon al suolo. L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, sempre sul Gran Sasso, gli ha consentito di piazzarne uno nei suoi laboratori. Altri quattro stanno nel laboratorio di Coppito, presso la locale scuola De Amicis, a Fagnano e a Pineto. Siamo sempre in territorio aquilano. Giuliani sostiene che triangolando i dati relativi alla concentrazione di radon che vengono trasmessi dai cinque precursori si può prevedere un terremoto con un anticipo di 6-24 ore «e un’efficienza maggiore dell’80%». Giuliani pensava che il sisma si sarebbe verificato a Sulmona domenica 29 marzo e tanto ha detto che la gente ci ha creduto ed è scesa per strada con lenzuola e materassi. Allora i vigili urbani hanno allarmato il sindaco, Fabio Federico, che stava a Roma per il congresso PdL, ed è stata costretta a riunirsi anche la commissione Grandi Rischi della Protezione Civile. Bertolaso, furibondo, lo ha denunciato per procurato allarme, il presidente dell’Istituto di vulcanologia Enzo Boschi ha bocciato le sue tesi («Non scientifiche ») e il sindaco Federico ha preferito non evacuare la città. Il terremoto non è arrivato.
• Però è arrivato una settimana dopo.
Non è una differenza da poco. Si metta nei panni di Bertolaso. Se avesse creduto alla previsione avrebbe dovuto – più o meno – predisporre un piano di evacuazione dell’intero Abruzzo, spostare cioè un milione e 300 mila persone. Non so bene che cosa intende Giuliani per «un’efficienza maggiore dell’80%», ma insomma esiste un margine di errore e sarebbe imperdonabile far scappare solo quelli di Sulmona e ritrovarsi poi la scossa all’Aquila. Solo che… si rende conto di che cosa significa spostare un milione e 300 mila persone? E poi per metterle dove? Tutto fermo per una settimana? E se poi non fosse successo niente chi avrebbe risarcito la popolazione del danno subìto? Non dimentichi infine che siamo in Italia: nel febbraio dell’anno scorso, Bertolaso, volendo fare un’esercitazione nazionale sull’emergenza terremoto, s’è trovato contro i cinque sindacati della Protezione civile: Cgil, Cisl, Uil, Flp e Rdb. S’immagina che sarebbe successo se avesse evacuato sul serio l’intero Abruzzo?
• Ma era dal 16 gennaio che si sentivano scosse…
Quelli sono gli sciami sismici e lo stesso Giuliani ha spiegato che non hanno nessun rapporto col terremoto di ieri. Si verificano anzi tutti gli anni, più o meno nello stesso periodo (novembre- aprile). Quest’anno, a partire dalla metà di gennaio, sono state registrate circa 200 scosse superiori alla magnitudo 2 della Richter. Un po’ più degli anni scorsi e un poco più forti. Ma, ripeto: anche Giuliani ammette che gli sciami non significano nulla.
• La storia del radon ha senso?
Leggenda vuole che gli etruschi fossero infallibili nella previsione dei sismi. I loro segnali premonitori erano: moltiplicarsi delle vipere, intorbidirsi delle acque, bagliori notturni, boati sotterranei. Tutti fenomeni che risultano anche agli scienziati di oggi. Poi c’era l’esame delle viscere di un vitello, squartato a bella posta. Questa era la prova inconfutabile, perché se le viscere apparivano alterate («schiumose ») voleva dire che il terremoto stava arrivando. La “schiumosità” sarebbe un effetto del radon, un gas nobile più pesante dell’aria la cui concentrazione aumenterebbe in prossimità di una grande scossa.
• Quindi il terremoto è effettivamente prevedibile?
Nel modo utile che servirebbe a noi, la previsione non è mai riuscita a nessuno. A parte Raffaele Bendandi (1883-1979), il quale il 23 novembre 1923, davanti al notaio Savini di Faenza, annunciò che il 2 gennaio del 1924 un terremoto avrebbe interessato le Marche. Cosa che avvenne davvero. Bendandi sosteneva che «la cagione dei terremoti non sia da cercarsi sotto ma sopra la Terra: nelle forze di attrazione dei pianeti e del Sole» e lasciò, chiuse in un plico da aprirsi dopo la sua morte, le formule relative alla sua teoria del ciclo solare undecennale. Il plico alla sua morte venne aperto. Ma non servì molto: nonostante quello che dice Giuliani, per ora dire con sicurezza il quando e il dove di un terremoto non è ancora possibile annunciarlo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 7/4/2009]