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 2009  aprile 21 Martedì calendario

Che dire di una conferenza mon­diale contro il razzismo orga­nizzata dall’Onu nella quale il presidente di un grande Stato dice che Israele è razzista?• Che dire?Che l’Italia ha fatto benissimo a non andare, in modo da non dare il minimo appiglio ai ne­mici di Israele

Che dire di una conferenza mon­diale contro il razzismo orga­nizzata dall’Onu nella quale il presidente di un grande Stato dice che Israele è razzista?

Che dire?
Che l’Italia ha fatto benissimo a non andare, in modo da non dare il minimo appiglio ai ne­mici di Israele.

Spieghi bene.
Una decina di anni fa l’Onu pen­sò bene di intensificare la lotta per l’affermazione dei diritti umani, e dopo un lungo lavoro di preparazione organizzò una conferenza a Durban, in Suda­frica, su razzismo, discrimina­zione, xenofobia e intolleran­za. Centoquaranta delegazio­ni, 15 capi di Stato, 10 mila rap­presentanti accreditati e, però, 17 mila dimostranti a sfilare per le strade con magliette e cartel­loni in cui la stella di David era stata deformata in una svasti­ca. Tra i capi di Stato c’erano Fidel Castro (ancora nel pieno dei poteri) e Arafat, ancora vi­vo. Tra i temi in discussione: «Lo schiavismo inteso come col­pa dell’Occidente e specie degli Usa insieme alla discriminazio­ne colonialista, e la proposizio­ne di Israele come stato razzi­sta». Capisce? I rappresentanti del Terzo Mondo e in special modo dei Paesi islamici si era­no impadroniti dei lavori e alla fine votarono una risoluzione razzista contro Israele. Quattro giorni dopo, ci furono gli atten­tati alle Torri Gemelle. Saggez­za avrebbe forse voluto che que­sti appuntamenti si lasciassero perdere. E invece quest’anno ec­co la seconda edizione della conferenza, stavolta a Ginevra.

L’Italia non è andata.
No, perché si stava preparando qualcosa di simile a Durban. Vi fu un lungo lavoro preparato­rio per elaborare un documen­to finale equilibrato, e da que­sto documento finale è stato ef­fettivamente eliminato ogni ri­ferimento a Israele. Ma a un certo punto la nostra diploma­zia si rese conto che sarebbe stato impossibile garantire un dibattito senza interventi razzi­sti contro Tel Aviv e decise di non partecipare. Così i lavori si sono svolti senza italiani, ame­ricani, tedeschi, polacchi, au­straliani, canadesi, neozelan­desi e israeliani. I francesi e gli inglesi sono voluti andare lo stesso, benché fosse annuncia­to, tra i primi discorsi, quello di Ahmadinejad, il presidente ira­niano, per il quale erano state preparate accoglienze trionfa­li. Ahmadinejad, che ha parla­to dopo il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, non ha purtroppo tradito le attese.

Che cosa ha detto?
«Dopo la fine della Seconda guerra mondiale gli alleati so­no ricorsi all’aggressione mili­tare per privare della terra un’intera nazione, sotto il pre­testo della sofferenza degli ebrei. Hanno inviato immigra­ti dall’Europa, dagli Stati Uniti e dal mondo dell’Olocausto per stabilire un governo razzi­sta nella Palestina occupata». Ha poi aggiunto, tra non pochi applausi della platea, che «gli Stati occidentali sono rimasti in silenzio di fronte ai crimini commessi da Israele a Gaza» e che «occorre rivedere le orga­nizzazioni internazionali e il loro modo di lavorare». A par­te tutto il resto, attiro la sua at­tenzione sul fatto che la soffe­renza di Israele per l’Olocau­sto è stata considerata «un pre­testo »: Ahmadinejad ha sem­pre sostenuto che Israele deve essere annientata e che le ca­mere a gas sono solo un’inven­zione occidentale.

I francesi, gli inglesi e gli altri europei non hanno protesta­to?
Sì, la delegazione dell’Unione europea ha abbandonato per protesta i lavori ( nella foto Reuters in alto). Sarkozy ha avvertito che la Ue dovrà adot­tare un’estrema fermezza con­tro gli appelli all’odio come quello fatto dal presidente ira­niano. Tutte reazioni tardive: sarebbe stato meglio non se­dersi al tavolo con un uomo politico che sostiene quello che sostiene dal giorno dell’in­sediamento. E che è in campa­gna elettorale, dunque su que­sto punto non avrebbe di sicu­ro fatto marcia indietro: l’agenzia stampa Fars ha diffu­so il discorso in Iran sostenen­do che Ahmadinejad ha defi­nito Israele «la più orribile ma­nifestazione del razzismo» e che la comunità internaziona­le usa «due pesi e due misure sui diritti umani e la violazio­ne degli stessi negli Usa e in Europa». Il governo israelia­no, per manifestare il suo mal­contento, ha richiamato «per consultazioni» il suo amba­sciatore in Svizzera. Il clima non è migliorato neanche do­po la parte del discorso – pos­sibilista e più moderata – dedi­cata alla mano tesa di Oba­ma. «L’America ha fatto un’apertura importante, a cui però devono seguire fatti con­creti». Quanto al nucleare, «dico no all’arma, sì all’ener­gia ». Un modo per ribadire che Teheran non si ferma. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/4/2009]