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 2009  aprile 22 Mercoledì calendario

La storia che la crisi economica è finita – annunciata dal mini­stro Tremonti e subito sottopo­sta a qualche milione di dubbi – potrebbe trovare una conferma proprio nel Salone del Mobile che si apre oggi nello spazio del­la Fiera a Rho, ma che in realtà tracima in tutta Milano, in gran fermento per le decine e de­cine di eventi messi in piedi da­gli organizzatori in giro per la città

La storia che la crisi economica è finita – annunciata dal mini­stro Tremonti e subito sottopo­sta a qualche milione di dubbi – potrebbe trovare una conferma proprio nel Salone del Mobile che si apre oggi nello spazio del­la Fiera a Rho, ma che in realtà tracima in tutta Milano, in gran fermento per le decine e de­cine di eventi messi in piedi da­gli organizzatori in giro per la città. A parte i numeri del setto­re – migliori, ossia meno peggio­ri, di quelli di altri comparti, c’è questo dato curioso: mentre gli stranieri comprano molti me­no mobili di una volta e l’export è quindi calato del 40%, gli ita­liani, passato un periodo di pau­ra (-20 per cento negli acquisti l’anno scorso) stanno rimetten­do mano al portafoglio e in mar­zo hanno prodotto una crescita del consumo interno, limitata­mente al settore del mobile e del legno, del 5 per cento.

Come si spiega?
Rosario Messina, presidente di Federlegno Arredo, dice che forse è finita la paura. Le fami­glie, meno indebitate di quelle del resto del mondo, si sono ri­trovate con soldi da spendere e hanno ricominciato davvero a spenderli.

Non è esagerato considerare fatto del giorno il Salone del Mobile di Milano?
Direi di no. Tyler Brulé, che cu­ra per il Financial Times la ru­brica di tendenze (si chiama ”Fast Lane”, ossia ”Corsia velo­ce”) ha spedito a Milano un nu­golo di inviati che vedano con i loro occhi e riferiscano su quel­lo che sta succedendo nella ca­pitale del design mondiale. Sul New York Times, Alice Raw­sthorn, dopo essersi lamentata per i lavori sulla linea rossa del­la metropolitana che hanno fat­to sparire il design di Noorda e di Albini, ha ammesso però che Milano «is still the best pla­ce for young designers to make their names», cioè: «è an­cora il miglior posto al mondo per farsi un nome». Del resto i numeri della manifestazione milanese parlano chiaro: 2.723 aziende espositrici, con poco meno di mille straniere e altre 400 che volevano affittare uno stand e sono rimaste fuori a causa del ”tutto esaurito”, 300 mila visitatori previsti, 12 mila novità. Il calo di fatturato nel settore è stato di appena il 4,3%, ci sono stati pochissimi licenziamenti (lo 0,5%, su 230 mila addetti).

Il Salone porta soldi?
Altro che. Franca Golfetto, del­l’università Bocconi, ha calco­lato che la città fatturerà in sei giorni mezzo miliardo di euro. Carlo Guglielmi, presidente dell’ Ente che organizza la ma­nifestazione (il Cosmit), ha fat­to questa riflessione: «Conside­rato che affittare un metro qua­drato in fiera costa in media 170 euro e che l’allestimento in­cide per altri 340 euro, per esse­re presenti al Salone con 600 metri quadri bisogna investire dai 400 ai 600 mila euro. Il va­lore di un appartamento in cit­tà. Inoltre: se mettiamo insie­me i dipendenti dei tremila espositori, i professionisti che lavorano per il catering, gli al­lestimenti, i cataloghi, i contri­buti video le persone che a va­rio titolo lavorano per il Salo­ne sono circa un milione». Ol­tre a questo, è decisivo il contri­buto generale che il Salone dà al made in Italy.

In che senso?
Perché mette sotto gli occhi del mondo il nostro design, cioè uno dei più importanti bi­glietti da visita del nostro stile, del nostro gusto, della nostra eleganza. Gli elementi chiave di tutto il made in Italy, appun­to, a nome del quale parlano i mobili in mostra qui e poi desti­nati a entrare nelle case di tut­to il mondo. Non è un caso che, in quest’occasione, si produca­no 450 eventi, tutti in grado di rafforzare l’equazione eccel­lenza = gusto italiano, e che in­sieme al mobile si mettano in mostra i sistemi di illuminazio­ne, i nostri prodotti in legno, persino la nostra gastronomia. C’è solo una questione in piedi relativa agli alberghi, alcuni dei quali – pare – hanno quintu­plicato i prezzi. Sembra per ora l’unico punto dolente.

Il Salone è aperto al pubblico?
Soltanto da domenica prossi­ma. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 22/4/2009]