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 2009  maggio 16 Sabato calendario

Tra gennaio e marzo il Pil italia­no, paragonato allo stesso perio­do del 2008, è sceso del 5,9%, un risultato molto negativo: il no­stro prodotto interno lordo non andava così giù dal 1980

Tra gennaio e marzo il Pil italia­no, paragonato allo stesso perio­do del 2008, è sceso del 5,9%, un risultato molto negativo: il no­stro prodotto interno lordo non andava così giù dal 1980. Con­frontando il trimestre col prece­dente (ottobre-dicembre 2008) il calo è del 2,4%. I dati sono del­­l’Istat che non si azzarda a mette­re questo numero vicino a quello del deficit. Ne verrebbe di certo fuori un rapporto molto distante da quello stabilito a Maastricht, cioè il famoso 3%. Berlusconi e Brunetta hanno detto che non si devono far drammi e che la ten­denza è al miglioramento. I dati, a sentir loro, sono meno peggio del 2008. Il Partito democratico, come si può immaginare, spara invece a zero contro l’esecutivo, accusato di non prendere iniziati­ve, di lasciare che il Paese vada allo sfascio eccetera.

Chi ha ragione?
Ci sono alcuni dati obiettivi. Il più grave riguarda il debito, la cui entità è stata comunicata l’altro giorno da Bankitalia: 1.741,257 miliardi contro i 1.707,410 di febbraio. Anche qui c’è un parametro di Maastricht da tenere presente: il rapporto tra debito e Pil dovrebbe essere del 60%, cioè se produciamo 100 non dovremmo avere debiti superiori a 60. Invece la tenden­za del Pil a scendere e del debi­to a salire porterà questo rap­porto al 120% entro 20 mesi.

Come mai il debito sale?
Perché lo Stato ha bisogno di soldi per pagare gli stipendi, i fornitori e le altre sue attività. Questo fabbisogno è perenne­mente in crescita, anche perché operiamo in deficit, cioè spen­diamo più di quanto incassiamo e dobbiamo finanziarci con l’emissione di Bot, su cui paghia­mo interessi. C’è un terzo pro­blema: le entrate fiscali sono in calo. Insomma, la crisi significa anche questo: se le famiglie, se le aziende guadagnano di me­no pagano meno tasse, se paga­no meno tasse il fisco incassa meno soldi e se il fisco incassa meno soldi, ma il suo fabbiso­gno è in crescita, il deficit sale: insomma, una spirale di tormen­to senza fine. A marzo lo Stato ha incassato 35.545 miliardi e ne ha spesi 50.162. Le entrate tri­butarie sono diminuite del 4,77%, cioè è mancato un flusso di cassa in entrata pari a 4 mi­liardi (vale a dire: 81 invece che 85).

Potrei avere qualche buona no­tizia?
Gliela do volentieri. I titoli di Stato italiani vanno a ruba e hanno la meglio sui titoli di Sta­to stranieri. Ha idea di quello che sto dicendo?

Francamente, no.
Beh, glielo spiego subito: lo Sta­to finanzia il suo buco emetten­do bot, btp eccetera, cioè i titoli che tutti noi, quando abbiamo qualche spicciolo da parte, ac­quistiamo per difenderci alme­no dall’inflazione. Noi compria­mo i bot dalle banche, che a lo­ro volta hanno comprato i bot dal Tesoro. Il Tesoro mette al­l’asta i bot e li assegna poi a quel­le banche che pretendono l’inte­resse più basso. L’altro giorno i bot che scadono fra tre mesi so­no andati via a un tasso di inte­resse irrisorio, lo 0,36% meno dell’inflazione. La richiesta è stata altissima. Segno che il mercato (intendo il mercato mondiale) ha fiducia nel Paese.

Strano, no?
Per capir bene la cosa si fa in ge­nere così: si va a guardare l’inte­resse che spuntano i titoli tede­schi e si mettono a confronto con l’interesse italiano. Se vuol fare bella figura con gli amici, può dire che si mette a confron­to «lo spread tra i Bund e i Bot». Ebbene, l’ultimo spread era di appena 80 punti, cioè lo 0,80% di differenza tra noi e loro. Pen­si che pochi mesi fa era a 140 punti. Credo che quando Tre­monti dice che la situazione sta migliorando si riferisca soprat­tutto a questo. La situazione del­­l’Italia è difficile, ma quella de­gli altri Paesi non è semplice, an­che se il loro Pil è diminuito me­no del nostro (Regno Unito -1,9; Usa -2,4). Ieri in Germania il quotidiano Rheinische Post ha titolato: «Siamo minacciati dal­la rovina?». Questo perché le en­trate fiscali risultano più basse di 45 miliardi rispetto alle stime di novembre e il deficit 2009 ri­sulta di 80 miliardi e nel trien­nio 2009-2012 di 316. Non ci so­no abituati e vedere il debito al­l’ 80% del Pil, la considerano una tragedia. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 16/5/2009]