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 2009  maggio 19 Martedì calendario

Ci sono tensioni nel Paese. Ieri ci sono stati scontri a Torino tra studenti e polizia. L’altro giorno, un gruppo di operai del­lo stabilimento Fiat di Pomiglia­no ha tentato di salire sul palco dove parlava il leader della Fiom Rinaldini

Ci sono tensioni nel Paese. Ieri ci sono stati scontri a Torino tra studenti e polizia. L’altro giorno, un gruppo di operai del­lo stabilimento Fiat di Pomiglia­no ha tentato di salire sul palco dove parlava il leader della Fiom Rinaldini. Ne è nato un tafferuglio, di proporzioni pic­cole, ma significativo di una ten­sione, di un’inquietudine su cui si deve ragionare.

Racconti di Torino.
Ieri, al Castello del Valentino, si sono riuniti una quarantina di rettori provenienti da tutto il mondo, con l’idea di discute­re di economia, etica, ecolo­gia, energia. Volevano – e vo­gliono – preparare un docu­mento da presentare ai poten­ti della Terra, quando questi si riuniranno a luglio all’Aquila. Proprio per questo, hanno pen­sato di dare alla loro riunione il nome di «G8 dell’Universi­tà ». Forse questo è stato uno sbaglio: l’espressione «G8» ha smosso gli animi e a Torino so­no arrivati studenti un po’ da tutta Europa, negli scontri di ieri s’è capito che tra i giovani c’erano francesi, inglesi, greci. Intendiamoci, non stiamo par­lando di migliaia di ragazzi: qualche centinaio, forse mille o duemila, però decisi, e capa­ci di creare difficoltà.

Che cos’hanno fatto?
Hanno assediato per l’intera mattinata il Castello del Valen­tino, sede della facoltà di Ar­chitettura, dove erano riuniti i rettori. C’è stato un lancio di uova e lacrimogeni; dei casso­netti della spazzatura sono sta­ti rovesciati; il traffico è stato bloccato. La polizia ha carica­to e manganellato. I contesta­tori, intanto, avevano teso dei fili tra i semafori di corso Mas­simo d’Azeglio e improvvisato dei sit-in agli incroci. Slogan: «Chiudono l’Università, noi ce la riprendiamo». Oppure: «Noi la crisi non la paghiamo». Scene già viste nel corso dei de­cenni e un po’ ovunque: i nego­zianti che abbassano le saraci­nesche dei negozi, perché tira un’aria assai brutta, e gli stu­denti che girano con la faccia coperta da cappucci o passa­montagna. Un corteo è andato a gridare davanti alla stazione ferroviaria di Porta Nuova. Nel pomeriggio sono anche stati occupati gli uffici della General Motors...

Un modo per collegare studen­ti e operai?
Probabilmente sì. Oggi, gior­no in cui i lavori del «G8 del­l’Università » si chiudono, è in programma una manifestazio­ne di carattere nazionale. C’è molta preoccupazione. San­dro Bondi, il ministro dei Beni culturali, ha detto: «Si tratta di una minoranza estrema­mente organizzata che non va drammatizzata, ma neppure sottovalutata». Bondi ha ag­giunto un giudizio che franca­mente pare eccessivo: «Nel passato, piccoli gruppi di estre­mismo di sinistra hanno crea­to il terreno di coltura proprio del terrorismo». Ferrero, se­gretario di Rifondazione co­munista, ha rilasciato un com­mento di tutt’altro tono: «So­no barbare e inaccettabili le ca­riche avvenute a Torino. In Ita­lia il diritto a manifestare è sancito dalla Costituzione e chiediamo al governo di inter­rompere immediatamente queste azioni da Stato di poli­zia ». Un dirigente di Rifonda­zione, una donna, ha avuto un braccio fratturato dalle cari­che della polizia.

Non sta montando un clima di contestazione in piazza? Quel­lo che è successo sabato scor­so a Torino...
Non lo so. Anche l’episodio di Torino va forse ridimensiona­to. Erano una cinquantina di persone che lavorano a Nola, una filiale di Pomigliano, e che sostengono di non aver mai avuto diritto di parola. Do­po hanno detto che non vole­vano malmenare il segretario della Fiom, ma solo parlare. Il tafferuglio che ne è nato è for­se veramente il frutto di una tensione generale, che comin­cia a crescere. Mi viene in men­te quello che sta succedendo in Francia, dove Sarkozy vuo­le imporre una riforma del­l’università contro la volontà di parecchi insegnanti e stu­denti. In questo momento, in Francia, ci sono sei atenei oc­cupati.

Potrebbe succedere qualco­sa del genere anche da noi?
Le Università, tagliate dalla Moratti, da Mussi e adesso dal­la Gelmini (con Tremonti alle spalle), stanno eliminando corsi e intere facoltà: 46 alla Sapienza di Roma, 34 a Siena, 20 a Firenze, 15 Genova, cento insegnamenti alla Federico II di Napoli. Eccetera eccetera. Non ci sono i soldi, gli atenei sono stati mal gestiti e adesso è arrivata una scure che taglia implacabilmente e di sicuro, in tante realtà, anche sconside­ratamente. In questa situazio­ne e con la crisi economica che avanza, come negare che sia­no possibili tensioni nelle piaz­ze? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 19/5/2009]