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 2009  giugno 03 Mercoledì calendario

Ci sono dei rottami che galleggia­no 650 km a nord dell’isola di Fernando de Noronha: un seggio­lino, un giubbotto salvagente, fi­li elettrici e pezzi di metallo

Ci sono dei rottami che galleggia­no 650 km a nord dell’isola di Fernando de Noronha: un seggio­lino, un giubbotto salvagente, fi­li elettrici e pezzi di metallo. Si vedono anche chiazze di combu­stibile. Ieri il ministro della Dife­sa brasiliano, Nelson Jobim, ha confermato che si tratta di trac­ce dell’Airbus scomparso l’altra notte.

Che altro poteva essere? Non siamo in mezzo all’oceano?
La procedura vuole un’identifi­cazione certa. Sul posto, dopo la segnalazione fatta da un C130 brasiliano, si è concentra­ta un’intera armata: i brasiliani hanno mandato tre C-130 Her­cules, un Amazonas SC-105 da ricognizione, un R-99 con appa­recchiature agli infrarossi, un Bandeirante P-95 antisommer­gibile per la ricerca in profondi­tà, un elicottero Blackhawk e un SuperPuma, due corvette, la nave pattuglia Grajau e la frega­ta Constituiçao; i francesi un ae­reo Breguet Atlantic 2 antisom­mergibile, un Falcon 50 carico di strumenti elettronici. Poi, avuto notizia di fuochi avvistati sulla superificie marina da ap­parecchi brasiliani, hanno di­rottato sul posto il cargo Douce France; gli Usa hanno spedito un P-3 Orion antisommergibi­le; gli spagnoli due aerei milita­ri.

Potrebbe esserci qualcuno in acqua che aspetta i soccorsi?
Per quello che riguarda le con­dizioni del mare, sì. Se qualcu­no fosse sopravvissuto, potreb­be esser lì, a galla, ad aspettare di esser salvato. Stando a un di­spaccio Ansa di ieri, in quella zona l’acqua è calda 30˚, il ven­to, sui 15 nodi, è moderato, le onde non superano il metro e mezzo d’altezza. Sarebbe facile trovare gli eventuali sopravvis­suti? Non facilissimo: tra un de­trito e l’altro c’è per ora una di­stanza di 60 chilometri, che cre­sce di ora in ora perché le cor­renti sono molto forti. Le ricer­che si svolgono in un’area di 120 chilometri. Certo, dovreb­bero esserci dei segnali che arri­vano dalle scatole nere.

Anche se stanno sott’acqua?
L’Agenzia Nazionale per la Sicu­rezza del volo, titolare in Italia della responsabilità delle in­chieste aeronautiche, ha spiega­to che le scatole nere sono dota­te di un trasmettitore che man­da segnali anche se sta sott’ac­qua. Li manda per circa trenta giorni. vero che siamo in un tratto dell’oceano che ha sotto l’abisso, una profondità tra i quattro e i cinquemila metri, senza collegamenti con lo zoc­colo continentale.

Quindi sarà impossibile recupe­rare le scatole nere e capire che è successo?
Sempre l’Agenzia per la sicurez­za dice che il recupero è possibi­le anche a profondità elevate, grazie a robot sottomarini. Pe­rò ci vorrà tempo, molto tem­po.

S’è capito qualcosa su quello che è successo?
Poco. Siamo più o meno al pun­to di prima. Sappiamo che l’Air­bus dovrebbe essere entrato in una zona di forte turbolenza, anche se due piloti Lufthansa passati da quelle parti uno mez­z’ora prima e uno mezz’ora do­po l’Airbus hanno detto che il tempo era cattivo, ma non pes­simo. In ogni caso: nelle rotte tra Brasile ed Europa si presen­ta spesso un fronte intertropica­le caratterizzato da nuvole cu­mulolembi. Si tratta di nuvole altissime, persino di otto chilo­metri, al cui interno c’è freddo, vento e tempesta. Capitarci dentro può essere un grosso guaio, anche se tutti assicurano che gli Airbus sono pensati pro­prio per affrontare situazioni di questo tipo. il discorso che si faceva ieri sul fulmine, un’ipote­si che resta comunque in piedi: un fulmine da solo non può dan­neggiare l’aereo al punto da im­pedire persino il lancio del mayday, l’allarme d’emergenza che i piloti sono abituati a tra­smettere praticamente in auto­matico. Cioè: non esiste fulmi­ne che possa disintegrare il veli­volo come se fosse una bomba. Potrebbe aver colpito un fine­strino alterando gravemente le condizioni di volo, o il serbato­io scatenando un incendio a bordo. Resta però il mistero del­la rapidità con cui la tragedia s’è consumata. Ieri tutti si sono affrettati a dire che non ci sono evidenze di un attacco terrori­stico. Ed è certamente un fatto che finora nessuno ha rivendi­cato niente. Però Rosario Prio­re, il magistrato che ha indaga­to su Ustica, ieri ha dichiarato che ci sono analogie impressio­nanti con la tragedia del DC 9: «Anche l’aereo di Ustica sparì nel nulla improvvisamente. Quello che lascia perplessi è proprio il fatto che non sia stato lanciato nessun mayday». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/6/2009]