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 2009  giugno 06 Sabato calendario

Oggi e domani si vota e, se sono veri i dati olandesi, tira un forte vento di destra...• In Olanda sanno già i risultati?Sono stati diffusi degli exit poll, quei sondaggi che si fanno al vo­lo interrogando gli elettori al­l’uscita dal seggio

Oggi e domani si vota e, se sono veri i dati olandesi, tira un forte vento di destra...

In Olanda sanno già i risultati?
Sono stati diffusi degli exit poll, quei sondaggi che si fanno al vo­lo interrogando gli elettori al­l’uscita dal seggio. Il Partito per la Libertà, che paragona l’Islam al nazismo e il Corano al Mein Kampf di Hitler, avrebbe ottenu­to 4 seggi, un risultato piuttosto clamoroso. L’Unione europea s’è arrabbiata con gli olandesi ri­badendo che è vietato diffonde­re risultati fino a che non saran­no chiuse le urne di tutti i Paesi. Ma insomma… Si crede di sape­re che anche in Inghilterra la si­nistra – cioè il partito laburista oggi al governo con Gordon Brown – andrà incontro a una batosta storica. Era già in basso nei sondaggi e poi è scoppiato lo scandalo dei rimborsi spese fa­sulli che ha costretto alle dimis­sioni tre ministri in poche ore. Brown dice che non si dimette­rà. Ma ha avuto già un assaggio di quello che gli può succedere, nelle elezioni locali che si sono svolte in 34 contee. Non solo non è più il primo partito, ma neanche il secondo. Se il voto europeo dovesse andare come preannunciano sondaggi e gior­nali, sarà difficile non trarne le conseguenze ed evitare le ele­zioni anticipate.

E da noi?
Da noi dovrebbero vincere Ber­lusconi, Di Pietro e la Lega. E perdere Franceschini. Pare sia destinato a un buon risultato Ca­sini. Non dovrebbero riuscire a superare la soglia del 4% le for­mazioni minori, né a destra né a sinistra. Ma sono tutte previsio­ni che possono essere smentite.

Com’è possibile che vincano sia Berlusconi, sia Di Pietro e anche la Lega?
Perché avranno percentuali più alte di quelle del 2004. Berlusco­ni è scatenato e ha fatto campa­gna elettorale anche ieri, arri­vando al punto di affermare che i dati del governatore della Ban­ca d’Italia sui precari sono sba­gliati. Draghi aveva detto che ci sono un milione e 600 mila lavo­ratori privi di qualunque soste­gno in caso di perdita del lavo­ro. Il Cavaliere ha esclamato: «Questi dati non corrispondono alla realtà». Non si sa da quali fonti Berlusconi abbia ricavato i numeri per una smentita tanto enorme. Del resto il premier in campagna elettorale non si tira indietro di fronte a niente. Fran­ceschini ieri ha ricordato che nell’ultimo giorno della prece­dente campagna elettorale pro­mise l’abolizione del bollo auto, promessa molto popolare, ma, almeno finora, non ancora man­tenuta. Quanto alla vittoria, Ber­lusconi stesso ha messo l’asticel­la al 40%: se il PdL raggiungerà o supererà questa percentuale, il Cavaliere segnerà il suo pun­to. Altrimenti, pur prevalendo, dovrà registrare una specie di battuta d’arresto, una sorta di in­crinatura nei consensi.

Dov’è l’asticella di France­schini?
Non è chiarissimo. Al 28 o al 26%. Alle Politiche il Partito de­mocratico prese il 33%, dunque si dà per scontata una perdita di almeno 5 punti. Se la temuta emorragia si fermasse effettiva­mente al 28, forse l’attuale segre­tario potrebbe contrastare l’ascesa di Bersani al vertice del partito. Ma è difficile dire ades­so quali scosse provocherà il vo­to europeo, tanta è la confusio­ne in quella parte dello schiera­mento. Potremmo assistere, in caso di débacle, anche a una dis­soluzione del Pd e alla rinascita di una specie di Margherita, de­stinata a fondersi con l’Udc, e di una nuova formazione diessina, magari ansiosa di ricompattarsi con le frange della vecchia sini­stra estrema o quasi estrema. Tanto più se il successo di Di Pie­tro dovesse andare oltre l’8%.

Non c’è una partita tutta inter­na anche a destra?

Sì, si dice che se Berlusconi supe­rasse il 40% e la Lega non arri­vasse al 10%, il Cavaliere si pro­clamerebbe vincitore anche sul suo alleato e magari potrebbe es­ser tentato di far campagna per il sì al referendum, un’ipotesi che però al momento mi pare davvero difficile. Le due forma­zioni si contendono il Nord. Ieri Berlusconi ha negato che il Ve­neto sia destinato a Bossi: «Se in Veneto il Pdl prenderà più voti della Lega, il Veneto resterà a noi» (cioè a Galan), ha detto. Ri­cordiamo che il Cavaliere ha vo­luto che Formigoni restasse in Lombardia e non venisse a fare il ministro a Roma proprio per rendere meno schiacciante il do­minio della Lega al Nord. Il Ca­valiere fa la guerra ai leghisti e afferma che quando si ritirerà Bossi si ritirerà anche lui. Un grande tattico, non c’è che dire. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/6/2009]