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 2009  giugno 09 Martedì calendario

Berlusconi è infelice, Berlusconi è furibondo, Berlusconi si rifiu­ta di parlare, Berlusconi dice «se non ci fossi stato io»…• Ha ragione?Ha ragione

Berlusconi è infelice, Berlusconi è furibondo, Berlusconi si rifiu­ta di parlare, Berlusconi dice «se non ci fossi stato io»…

Ha ragione?
Ha ragione. Non è andata co­me prevedeva e sperava. Non ha preso il 43%, non ha sfonda­to soglia 40, non ha neanche mantenuto i voti delle politi­che 2008. Invano ieri i luogote­nenti – La Russa, Verdini, Ga­sparri, Quagliarello – si sono sgolati a spiegare che il gover­no esce più forte dalla consul­tazione, che è tutta colpa del­l’astensionismo, un fenomeno momentaneo… Niente, Silvio Berlusconi se n’è rimasto chiu­so a casa sua e, pare, s’è limita­to a ricevere Umberto Bossi, ie­ri sera, per la solita cena-con­fronto del lunedì. Bossi d’altra parte era stato prudentissimo alla vigilia («prenderemo po­co ») ed è stato assai sobrio nei commenti del giorno dopo. Il capo leghista è uno che gioca di fino e sbraita solo quando non è sicuro di avere il control­lo della partita. Adesso deve ot­tenere almeno il Veneto e pi­glierà Berlusconi – che a quan­to si dice è molto arrabbiato con i suoi – con le buone. Noti che la Lega cresce piano e con pazienza. Per la prima volta ha eletto un parlamentare eu­ropeo a sud del Po, il toscano Claudio Morganti. A Bologna pare che stia raccogliendo un 8%. Insomma, non c’è bisogno di forzare. Il partito cresce, ha una politica, tiene le vele al vento che soffia in tutta Euro­pa.

Invece il Pdl…
Non bisogna neanche esagera­re con la sconfitta di Berlusco­ni. La bega siciliana ha effetti­vamente provocato qualcosa ed è vero che in qualche modo adesso sarà risolta. La distra­zione del Sud potrebbe valere due punti? Sì, potrebbe. Re­sta, tuttavia, che il Cavaliere è stato fermato, che non è invin­cibile, che ha un limite, che una parte dell’elettorato catto­lico è rimasta colpita dal liber­tinaggio esibito, vero o presun­to che sia. Anche sul piano dei voti ricevuti personalmente qualcosa s’è inceppato. Ne ha presi 2.706.791, ne aveva avuti di più sia nel ”94 che nel ”99. In termini assoluti avrebbe battu­to il risultato del 2004, quan­do ne prese 2.350.751. Ma allo­ra questa era la metà di tutti i consensi ottenuti da Forza Ita­lia. Adesso il rapporto è di uno a quattro, avendo il Pdl raccol­to 10.807.327 suffragi. Inoltre la ragazzina Serracchiani, nel Friuli Venezia Giulia, ha avuto più preferenze di lui. Insom­ma, l’irresistibile ascesa del Ca­valiere è stata fermata.

Sono discorsi strani. Berlusco­ni, la cui maggioranza ha in de­finitiva mantenuto i voti che aveva, sembra lo sconfitto di turno. Il Pd, che ha perso sette punti, ha l’aria di averla scam­pata…
Il Pd è stato sconfitto, e netta­mente, e non solo per i sette punti percentuali in meno ri­spetto alle politiche del 2008. Calcoli dell’Istituto Cattaneo di Bologna mostrano che i de­mocratici hanno perso 2,1 mi­lioni di voti rispetto alle Euro­pee del 2004 e addirittura 4,1 milioni di voti rispetto alle Po­litiche dell’anno scorso. La per­dita di Berlusconi rispetto al 2008 è più contenuta (-2,9 mi­lioni di voti) e rispetto al 2004 c’è addirittura stato un guada­gno di 213 mila voti. Brutte no­tizie per Franceschini stanno poi arrivando dal voto locale. Il centro-sinistra governava in una cinquantina delle provin­ce adesso al voto, e pare che questo numero sia destinato a dimezzarsi. Il centro-destra è primo (voto europeo) in due regioni storicamente rosse co­me le Marche e l’Umbria. Il centro-sinistra sta andando sotto nelle provinciali di Mila­no, di Venezia, di Napoli dove era maggioranza. So che c’è preoccupazione – forte – per le Comunali.

Ci sono scissioni alle viste? Di Pietro…?
Quel 26 per cento che non è né carne né pesce impedisce spac­cature drammatiche e vieta an­che di cantar vittoria. Sembra evidente che bisogna lavorare per tornare maggioranza, per­ché tutto sommato il vecchio Polo delle Libertà, cioè il cen­tro- destra con Casini, sta intor­no al 52%, quindi la sinistra, al di là di tutti i discorsi, sta anco­ra sotto. Il Partito democratico che vuole fare? Perché a que­sto punto si tratta di decidere se si vuole almeno tentare di uscire dall’opposizione o no.

Tirar dentro gli spezzoni della sinistra?
Intanto Franceschini dovrà la­vorare per portare al congres­so di ottobre un partito meno dilaniato. Perciò: direzione collegiale, ascoltare tutti, te­ner conto dei vari punti di vi­sta, eccetera. Un compito che gli riesce facile e che potrebbe permettergli di restare segreta­rio. Certo ci vorrà poi anche una politica delle alleanze. Parlare con Casini – che non può sperare in un cambiamen­to della legge elettorale e resta­re a vita nel mezzo –, parlare con Di Pietro, parlare con Ven­dola, Ferrero e con il duo Pan­nella- Bonino. Lo so che facen­do questi discorsi il vero vinci­tore, almeno nel centro-sini­stra, sembra Prodi… [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/6/2009]