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 2009  giugno 10 Mercoledì calendario

Mentre il centro-destra si sta ri­facendo delle delusioni europee con le vittorie nelle Provinciali e nelle Comunali, Bossi ha facil­mente convinto Berlusconi a la­sciar perdere i referendum del 21 giugno: la Lega è a questo punto troppo forte perché il Cavaliere le faccia dei dispetti

Mentre il centro-destra si sta ri­facendo delle delusioni europee con le vittorie nelle Provinciali e nelle Comunali, Bossi ha facil­mente convinto Berlusconi a la­sciar perdere i referendum del 21 giugno: la Lega è a questo punto troppo forte perché il Cavaliere le faccia dei dispetti. Il presiden­te del Consiglio, dopo la cena del­l’altra sera con il capo leghista, ha rilasciato questa dichiarazio­ne: «La riforma della legge eletto­rale deve essere conseguente a quelle sul bicameralismo perfet­to. Pertanto, non appare oggi op­portuno un sostegno diretto al referendum del 21». Dichiarazio­ne abbastanza clamorosa, visto che Berlusconi appena un mese fa aveva annunciato che ai refe­rendum avrebbe votato sì. Guz­zetta e Segni, i capi dei referen­dari, se la sono presa: «Sono pas­sate 24 ore dalle elezioni ed è evi­dente che Bossi ha già chiesto un posto in più in Rai, due Regioni e la rinuncia al referendum». Fini invece ha annunciato che andrà a votare, e che voterà «sì» con convinzione. Questa posizione ha autorizzato ieri le agenzie a titolare qualcosa come: «Refe­rendum, maggioranza spacca­ta». Quello che non è ancora chiaro è se intorno all’atteggia­mento da tenere il 21 giugno è veramente in corso una batta­glia oppure se la questione è fini­ta ancora prima di cominciare.

Sento il bisogno di qualche chiarimento. In questo referen­dum, esattamente, che cosa saremo chiamati a votare?
In Italia, con i referendum si può solo abrogare una legge o parte di una legge. In questo ca­so, ci verrà chiesto di tagliare un gruppo di righe dall’attuale legge elettorale in modo tale che il premio di maggioranza sia assegnato a un partito e non a una coalizione. Il «premio di maggioranza» è quella cosa grazie alla quale chi arriva pri­mo, anche se ha preso il 30% dei voti, riceve il 54% dei seggi. L’attuale legge favorisce le alle­anze, o coalizioni: partiti in co­alizione devono superare so­glie di sbarramento più basse per essere ammessi in Parla­mento; partiti in coalizione pos­sono spartirsi, adesso, il pre­mio di maggioranza. Il referen­dum con i suoi tagli farà in mo­do che le coalizioni diventino inutili: le soglie di sbarramen­to, in caso di vittoria del sì, re­steranno immutate (4% alla Ca­mera e 8% regionale al Sena­to); il premio di maggioranza andrà in ogni caso a un solo par­tito, quello che avrà preso più voti. Guzzetta e Segni avevano raccolto le firme per questi tre referendum al tempo della coa­lizione- monstre di Prodi. Si vo­leva evitare che si riproducesse una situazione simile, con ven­ti partiti in gara a chi bloccava meglio Camera e Senato. Se lo ricorderà anche lei. Senonché Berlusconi e Veltroni, nelle scorse politiche, semplificaro­no per conto loro il sistema op­ponendosi alle mega-alleanze. Il Cavaliere inglobò An e fece cartello con la Lega. Veltroni costrinse i radicali a mettersi in lista col Pd e s’alleò con Di Pie­tro. Ne uscì il quadro politico attuale, molto più chiaro: in Parlamento se la vedono so­stanzialmente in cinque, Pdl e Lega da una parte, Pd e Idv dal­l’altra e l’Udc a fare l’opposizio­ne stando in mezzo.

Non capisco bene il problema. chiaro che del referendum, a questo punto, non c’è alcun bi­sogno.
E’ stato indetto e non si può evi­tare. Bisognava già votare l’an­no scorso e fu rinviato al 2009 per via delle Politiche.

Insisto: è chiaro che non vote­rà nessuno.
Non così chiaro. Al Pdl conver­rebbe, perché Berlusconi col vo­to di domenica scorsa – il 35 e passa per cento – piglierebbe, grazie al nuovo sistema, il 54% dei seggi, senza aver bisogno della Lega. La Lega, infatti, non vuole e minaccia fuoco e fiamme. La Lega punta a far di­sertare le urne, perché il risulta­to del referendum vale solo se ha votato il 50% degli aventi di­ritto più uno. L’esistenza dei ballottaggi lo stesso giorno ga­rantisce una soglia minima di affluenza. Quindi il raggiungi­mento del quorum potrebbe es­sere meno complicato. Bossi dà l’indicazione di non ritirare le schede del referendum, ma è una mossa complicata. Se il Pd decidesse di votare in massa e gli altri antiberlusconiani gli andassero dietro...

Il Pd è favorevole a un taglio della legge che darebbe tanto potere a Berlusconi?
Il Pd, molto tormentato, è uffi­cialmente per il «sì». France­schini e i suoi sono convinti che la vittoria dei «sì» al referen­dum costringerebbe Berlusco­ni a venire a patti e cambiare la legge elettorale. Sarebbe una riapertura di gioco. Adesso che la Lega è cresciuta così tanto, l’idea non è poi troppo peregri­na. Pensi un po’: gli antiberlu­sconiani vanno a votare in mas­sa e Bossi litiga con Berlusconi. Tentante, no?

Di Pietro?
I suoi andranno a votare «no». Una furbata. Aiuteranno a rag­giungere il quorum senza com­promettersi. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 10/6/2009]