La Gazzetta dello Sport, 11 marzo 2010
La versione di Berlusconi sul pasticcio delle liste è questa: a Milano è stata applicata contro il listino Formigoni una fiscalità eccessiva, che è stata ignorata quando s’è trattato di esaminare la documentazione delle liste di sinistra
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La versione di Berlusconi sul pasticcio delle liste è questa: a Milano è stata applicata contro il listino Formigoni una fiscalità eccessiva, che è stata ignorata quando s’è trattato di esaminare la documentazione delle liste di sinistra. A Roma i radicali hanno impedito al Pdl di presentare le liste: il Pdl era sul posto all’ora giusta e con la documentazione giusta, ed è rimasto vittima di un complotto. Berlusconi ha parlato ai giornalisti con un’espressione tesa, rimbeccando di frequente il radicale Rocco Carlomagno, che dalla platea non ha smesso di interloquire e, obiettivamente, di provocare: Ignazio La Russia, dando seguito a un invito del Cavaliere e dimenticando di essere un ministro della Repubblica, ha cercato a un certo punto di portar lui personalmente, fuori dalla sala, il disturbatore, mettendogli quasi le mani addosso. Alla fine, il capo delo governo ha annunciato che il giorno 20 il Popolo della libertà scenderà in piazza per rivendicare il diritto al voto.
• Credibile?
Mah. Per quello che riguarda Milano, il Giornale di Vittorio Feltri (e del fratello del presidente del Consiglio) ha pubblicato parecchi articoli in cui si documenta, o si documenterebbe, una certa manica larga dei giudici della Corte d’Appello verso le liste di centro-sinistra. possibile che in Lombardia sia andata così anche se per farsene davvero un’idea bisognerebbe esaminare tutti i casi – nessuno escluso – e i criteri applicati ogni volta per ammettere o escludere. C’è poi da dire che i giudici vanno a vedere più da vicino la documentazione solo se c’è qualche ricorso. E infine è vero – questo lo hanno ammesso tutti – che il nostro formalismo esasperato ha prodotto una congerie di servitù burocratiche che rendono facilissimo l’errore e, paradossalmente, anche l’imbroglio: i malintenzionati vivono nella nebbia e non c’è nebbia più fitta di quella creata da un’infinità di prescrizioni inutili. Tutto questo è talmente vero, che il Tar lombardo, trovandosi il caso per le mani, ha facilmente sentenziato che non c’era ragione di escludere il listino di Formigoni, persino criticando implicitamente i colleghi dell’Appello, troppo occhiuti. Direi che qui Berlusconi può avere parecchie ragioni.
• E su Roma?
Il Cavaliere ha fatto una ricostruzione lunga e dettagliata della giornata di sabato 20 febbraio. La riportiamo integralmente. «I radicali hanno inscenato una gazzarra senza mai mettere in dubbio la presenza dei rappresentanti del Pdl nella cancelleria ma sostenendo che fosse in atto una manomissione della lista. Cosa impossibile visto che ogni modifica doveva avvenire anche sui 248 atti dello scatolone con la documentazione, che non è mai stato toccato. Anzi, veniva impedito violentemente ai nostri rappresentanti di ritornare vicino alla documentazione. I nostri delegati del Pdl del Lazio sono arrivati in tempo e prima del termine previsto all’interno della cancelleria per presentare la liste con tutta la relativa documentazione. Fin dalle 11.40 erano davanti alla cancelleria. Il dottor Diamanti, con l’aiuto di Anna Argento, ha deciso incredibilmente che i rappresentanti del Pdl si trovavano di un centimetro oltre la linea! Al responsabile nazionale Ignazio Abrignani era stata data precisa assicurazione che tutto sarebbe stato sanato a seguito di un ricorso, che è stato presentato alle ore 17 all’ufficio circoscrizionale. Alle 17.40 lo scatolone veniva consegnato ai carabinieri e veniva inventariato dettagliatamente. Solo alle 19.30, terminato l’inventario che è stato particolarmente lungo, veniva redatto il verbale. quindi privo di ogni fondamento il rilievo del Tar circa il tempo intercorso tra l’arrivo in cancelleria e la consegna ai carabinieri».
• Perché Berlusconi non ha reso questa testimonianza subito dopo il fatto?
E’ l’obiezione più forte alla tesi espressa ieri dal Presidente. Milioni ha ammesso di non esser stato lì a mezzogiorno e ha raccontato la storia del panino, alla quale, onestamente, non si può credere. Che sui nomi da mettere in lista ci sia stata una battaglia furibonda, anche questo è fuori discussione. L’altro giorno girava voce che a chiamare Milioni per sostituire un nome con un altro sarebbe stato lo stesso Cavaliere. Ieri s’è fatto il nome di Scajola. Berlusconi grida, e magari avrà anche qualche ragione, ma si sente in gira una gran stanchezza per questo praticume di gente che crede di saperla più lunga di tutti. Si sente il bisogno di una verità convincente, che corrisponda a quello che si avverte in giro, qualcosa a cui sia possibile credere.
• Il capo del governo non è stato convincente?
Non gli credono troppo neanche i suoi. Fini non andrà alla manifestazione del 20, e hai voglia a dire che è il presidente della Camera e non si schiera per dovere d’ufficio. Se la verità è quella che ha raccontato Berlusconi, perché infliggere al sistema e al Paese quell’altra lacerazione profonda costituita dal cosiddetto decreto interpretativo? Quello che Fini ha chiamato “il male minore”? Berlusconi grida che il decreto è assolutamente costituzionale. Beh, non spetta a lui dirlo.
• Le elezioni saranno rinviate?
Il capo del governo ha detto di no, Cercheranno lo stesso di far vincere la Polverini appoggiando la sua lista civica. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/3/2010]