La Gazzetta dello Sport, 13 marzo 2010
Berlusconi è indagato a Trani perché avrebbe tentato di condizionare il Tg1 facendo pressioni su Minzolini e su un membro del Garante per le Comunicazioni, suo ex dipendente
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Berlusconi è indagato a Trani perché avrebbe tentato di condizionare il Tg1 facendo pressioni su Minzolini e su un membro del Garante per le Comunicazioni, suo ex dipendente. Intanto il Tar del Lazio ha sancito che le tv private possono trasmettere i talk show politici, mettendo in questo modo in crisi la Rai. Infatti…
• Basta, basta. Sa che non ne posso più? Sa che ho deciso di non andare a votare?
Non è il solo e… intanto, la sua interruzione ci costringe a raccontare più diffusamente questi fatti qui a fianco. E poi… non si vergogna di non andare a votare?
• Perché sarebbe vergognoso non andare a votare?
Questo sostengono i partiti, da sempre: il voto è un diritto, ma anche un dovere, non esercitarlo è un segnale di qualunquismo, la peggiore malattia politica – a sentir loro – da cui possa essere affetto un cittadino. “Qualunquismo”, cioè uno o l’altro sono la stessa cosa, i partiti in quanto organizzazione e i politici in quanto persone anche se fingono di litigare sotto sotto sono d’accordo sul magna magna generale, infatti quando c’è da votare leggi sul finanziamento o sui rimborsi elettorali o aumenti di stipendi o altre faccende che interessano tutti quanti, eccolì lì all’unanimità e senza distinzione. Questo sarebbe il qualunquismo, il cui esito finale è il non-voto, a meno che qualcuno non gli dia un partito “qualunque”, come accadde appunto nel dopoguerra con Guglielmo Giannini, fondatore del movimento “Uomo qualunque”, che ebbe un gran successo alle elezioni del ”46, salvo sparire a quelle successive. Non fu un’esperienza esaltante a dir la verità. Piuttosto cialtronesca, anzi. E anche da qui deriva il disprezzo per il “qualunquismo”. Ma ammetto con lei che, questo dell’antiqualunquismo, è un sentimento che sta sparendo.
• Ho letto su Repubblica un pezzo tremendo di Michele Serra, che fa un quadro della situazione – dal punto di vista delle condizioni spirituali di ciascuno di noi di fronte al voto – davvero esasperante.
E ne dà tutta la colpa a Berlusconi, come sempre. Ho letto anch’io quel pezzo. Ieri anzi, quasi che i giornali si fossero messi d’accordo, sono usciti parecchi articoli sulla prossima, eventuale fuga dalle urne. Intanto Mannheimer l’ha pesata. Ha scritto sul Corriere della Sera: «Oggi la delusione e il rigetto verso la politica espresso da un numero crescente di cittadini a seguito degli avvenimenti degli ultimi tre mesi suggeriscono la possibilità di una diserzione dalle urne. Dichiara di essere almeno in qualche misura orientato all’astensione il 18% degli intervistati». Intanto in prima pagina Pierluigi Battista, sempre sul Corriere, segnalava a sua volta «la tendenza a disertare le urne, a sancire con il non-voto uno smarrimento che si traduce in disaffezione, disimpegno, delusione». Anche Battista attribuisce la responsabilità principale di questo sentimento a Berlusconi, al Pdl e al pasticcio delle liste: «Il modo in cui il Pdl ha dilapidato in pochi mesi una condizione di vantaggio che sembrava inattaccabile dimostra che nella solitudine di Berlusconi si rispecchia il vuoto del suo partito nato appena un anno fa.
• Accidenti. Però il 18% di astenuti non mi pare una percentuale drammatica. Se andasse così, voterebbe comunque l’82% degli italiani.
E’ una percentuale molto significativa. La Stampa, altro giornale che ha dedicato un articolo alla crescente disaffezione dell’elettorato, ricorda che nelle Politiche del 2008 si realizzò il record del 19,5% di non-votanti. Non siamo lontani dal 18 di Mannheimer. Il giornale di Torino fa però riferimento a un sondaggio Swg commissionato dalla Fondazione Italiafutura, il think tank fondato da Luca Cordero Montezemolo. Swg rileva che il 50% dei 18-34 anni non andrà a votare, una cifra, se ci pensa, mostruosa: i 18-34 anni sono o dovrebbero essere il cuore della nostra popolazione attiva o presunta attiva.
• Come si potrebbe persuaderli (anzi: “persuaderci”) a cambiare idea?
Andrea Romano, che sul sito di Italiafutura (www.italiafutura.it) commenta con Carlo Calenda il sondaggio, dice che a questo punto astenersi non è più disdicevole e che quindi non c’è ragione di spingere i cittadini al voto. Poiché la politica italiana «somiglia ogni giorno di più ad un cinepanettone», poiché «il format è sempre uguale, gli attori sono gli stessi, le battute anche […] se aumentasse il numero degli italiani decisi ad esercitare il diritto individuale al non voto, […] si potrebbe riconoscere, vista la qualità della crisi che abbiamo davanti, un sovrappiù di dignità civile». C’è da chiedersi se «esercitare ancora una volta il diritto di voto senza alcuna convinzione, per riprendere il giorno dopo la quotidiana lamentazione sul sistema politico nel suo complesso, non rappresenti l’espressione di un qualunquismo ancora peggiore». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 13/3/2010]