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 2010  marzo 26 Venerdì calendario

Il corpo di Elisa Claps, ritrovato dopo 17 anni nella chiesa della Santissima Trinità a Potenza, non sarebbe stato scoperto in marzo, come si sapeva finora, ma in gennaio, da due donne delle pulizie, che adesso negano, ma che secondo quello che si capisce corsero subito a dar la notizia proprio ai sacerdoti responsabili della cattedrale

Il corpo di Elisa Claps, ritrovato dopo 17 anni nella chiesa della Santissima Trinità a Potenza, non sarebbe stato scoperto in marzo, come si sapeva finora, ma in gennaio, da due donne delle pulizie, che adesso negano, ma che secondo quello che si capisce corsero subito a dar la notizia proprio ai sacerdoti responsabili della cattedrale.

Facciamo un po’ di chiarezza?
Va bene, cominciamo dal principio. domenica 12 settembre 1993, Elisa, una ragazza di 16 anni, esce di casa verso le 11,30 del mattino, incontra la sua amica Eliana, poi verso mezzogiorno va nella chiesa della Santissima Trinità e si apparta dietro l’altar maggiore con un uomo di 22 anni, di nome Danilo Restivo. Questo tête-à-tête dura pochi minuti (stiamo riferendo la versione di Restivo), dopo di che lei scompare fino al 17 marzo 2010 e lui non si sa cosa faccia fino alle 13.45, quando si presenta a un pronto soccorso per curarsi un taglietto di un centimetro alla mano sinistra. «Come te lo sei fatto?» gli chiedono i medici, sorpresi che per una ferita tanto insignificante sia andato in ospedale. E Restivo racconta, e racconterà poi alla polizia, di aver girovagato nel cantiere dove si stavano costrundo le scale mobili cittadine, di essere scivolato, eccetera eccetera. Elisa è stata ritrovata, mummificata, lo scorso 17 marzo, in un’intercapedine del sottotetto di questa chiesa quattrocentesca, che sta in via Pretoria, la strada dei bar e dei ristoranti, cuore di Potenza. Accanto al cadavere c’erano gli occhiali, un orologio, una catenina, dei brandelli di abiti, un paio di sandali blu, tutti oggetti che i familiari affranti hanno riconosciuto, identificando quei resti ancora prima degli esami della scientifica (l’autopsia è stata fatta ieri).

E adesso viene fuori che qualcuno aveva scoperto il corpo prima del 17 marzo.
Proprio così. I giornali locali del gruppo Espresso scrivono che in gennaio due donne delle pulizie, madre e figlia, di nome Margherita Santarsiero e Annalisa Lo Vito, videro il corpo in quell’intercapedine e corsero a riferire a don Ambrogio e al suo vice don Vagno, i responsabili della chiesa. Le due donne, interrogate sabato, dicono adesso di aver negato tutto. Don Vagno, un brasiliano, avrebbe parlato pochi giorni fa con la polizia e adesso non rilascia dichiarazioni a nessuno. Il vescovo di Potenza, don Agostino Superbo, ha fatto sapere che il sacerdote “è molto scosso ed è preferibile che, in questo momento, sia riservato”. Lo stesso don Superbo ha poi ammesso di avere l’impressione «che qualche aspetto della vicenda debba essere approfondito». Ha poi aggiunto: «Chiedo perdono al Signore per quanto non abbiamo fatto per la famiglia di Elisa e per la ricerca della verità».

Ah. Ma allora i preti sanno qualcosa. Chi era il parroco della Santissima Trinità nel 1993, quando Elisa è sparita?
Don Mimì Sabia, morto due anni fa. Don Marcello Cozzi, coordinatore per la Basilicata dell’Associazione Libera, è sicuro che in tutti questi anni vi siano stati depistaggi, «credo che si volesse dare una mano all’assassino, occorreva coprire la sua colpa». Anche Ennio Appignanesi, arcivescovo emerito della città, diceva di aver percepito da subito «un clima omertoso». Su Mimì Sabia, Appignanesi dice questo: «Forse confidava troppo nella responsabilità dei laici e dei giovani».

Ma c’è un indiziato o no?
C’è un indiziato, ed è proprio quel Danilo Restivo che ha visto Elisa per ultimo. Quello della ferita alla mano. All’epoca venne messo in cella due volte e poi liberato perché, in mancanza del cadavere, non si riusciva a incastrarlo. Ma fu condannato comunque per dichiarazioni false davanti al pubblico ministero. Poi se ne andò in Inghilterra, a Bournemouth nel Dorset, e qui, nel 2002, venne implicato in un’altra storiaccia: una sarta inglese di 48 anni, Heather Barnet, Bunny per gli amici, venne trovata cadavere nella vasca da bagno, massacrata a colpi di martello. La polizia sospettò subito Restivo, che abitava di fronte alla donna, ma neanche in questo caso si potè a incastrarlo. Restano tuttavia un paio di indizi inquietanti su questo uomo. A 14 anni era stato denunciato per aver legato e seviziato due adolescenti. E cinque donne hanno testimoniato che aveva la mania di tagliare i capelli alle ragazze e di conservarne le ciocche. La Barnet stringeva tra le dita una ciocca di capelli non sua.

Significa qualacosa?
La polizia inglese, che sta venendo in Italia per esaminare i nuovi sviluppi del caso Claps, se lo sta ancora chiedendo. Ma il nostro capo della polizia, Antonio Manganelli, ha annunciato ieri sera che «presto avremo delle novità». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 26/3/2010]