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 2010  aprile 11 Domenica calendario

Da ieri la Sindone è esposta a Torino, sono quindi ricominciate le discussioni sulla sua autenticità e intanto è previsto che almeno due milioni di persone vengano da tutto il mondo a venerarla

Da ieri la Sindone è esposta a Torino, sono quindi ricominciate le discussioni sulla sua autenticità e intanto è previsto che almeno due milioni di persone vengano da tutto il mondo a venerarla. Il sacro lenzuolo sarà visibile fino al 23 maggio (occorre prenotarsi).

La questione è se quello sia veramente il volto di Gesù oppure no, vero?
Ci sono tante questioni. Nel Vangelo di Giovanni sta scritto che Pietro, avvertito della Resurrezione, corre al sepolcro e «vede giacere per terra le bende, mentre il sudario che stava sul capo di Cristo non giaceva per terra con le bende ma solo, ripiegato da una parte». Esiste quindi, nel testo sacro, un riscontro all’esistenza di un sudario.

La sindone è un sudario?
Sì, è il telo di lino, in un’unica pezza, nel quale sarebbe stato avvolto il corpo di Cristo morto. lungo quattro metri e 36 centimetri e largo un metro e dieci. La parola “sindone”, in greco antico, significa solo “tessuto di lino di buona qualità”. Per antonomasia, adesso il termine “sindone” si riferisce a quel lenzuolo in particolare, il lenzuolo cioè nel quale è impressa l’immagine di un uomo battuto, ferito e torturato a morte. Il tipo di ferite, la direzione da cui i colpi sono stati inferti, il numero di flagellatori (due) corrispondono al testo evangelico. L’immagine che si ricava rendendo positiva l’impronta negativa impressa sul lino coincide con l’immagine che abbiamo di Cristo. Questa impronta è sia dorsale che frontale, quindi è coerente con l’idea che il lino abbia avvolto, da capo a piedi, una salma.

Perché l’immagine è negativa?
Che l’immagine sia un negativo lo capì il fotografo Secondo Pia, al quale, durante l’esposizione universale del 1898, fu permesso di fotografare il Lenzuolo. Sviluppate le foto, apparve un volto in positivo, segno inequivocabile che l’immagine era negativa. Chi crede, dice che questo è uno dei tanti misteri della Sindone, l’ennesima prova della sua autenticità e del suo carattere sacro. Gli scettici spiegano che «qualunque calco sarebbe automaticamente negativo e unidirezionale (cioè con il colore non spalmato)». L’impronta potrebbe essere stata ottenuta «premendo il telo su un bassorilievo e strofinandoci sopra dell’ocra in polvere. Col tempo il colore si stacca, e lascia un’impronta fantasma residua come le foglie negli erbari». Abbiamo citato il principe degli scettici, cioè il matematico Piergiorgio Odifreddi. Non è naturalmente il solo a credere che il Lenzuolo sia una truffa.

Non si potrebbe fare l’analisi del lino e vedere a che epoca risale? La scienza dovrebbe essere in grado di dire se è vecchio oppure no di duemila anni.
E’ stato fatto. Nel 1978 la Diocesi di Torino e il Vaticano incaricarono tre laboratori – Oxford, Tucson e Zurigo – di analizzare il tessuto con il metodo detto del carbonio 14. Non mi metto a spiegarle in che consiste il metodo, le basterà sapere che viene normalmente adoperato anche in archeologia per datare materiali di origine organica, come ossa, legno, fibre tessili, semi, carboni di legno. Bisogna che il reperto preso in esame sia più recente di 50 mila anni. I risultati sono in genere ritenuti sicuri. Ebbene, i tre laboratori chiamati in causa stabilirono che la data di confezione di quella tela doveva collocarsi tra il 1260 e il 1390 dopo Cristo, cioè in pieno Medio Evo. Questa datazione era coerente con le altre notizie relative alla Sindone: era apparsa per la prima volta, infatti, nel 1353, presso Troyes, tra Chartres e Reims, e prima di allora, di questo reperto, non si era mai parlato, benché in tutta la storia le sindoni citate da questo o da quel testo siano addirittura 43, alcune con immagini del Cristo, altre senza. Gli antichi manifestarono un certo scetticismo nei confronti del Lenzuolo: il vescovo di Troyes mandò un memoriale al Papa in cui scriveva che il telo era stato «artificiosamente dipinto in modo ingegnoso» e che «fu provato anche dall’artefice che l’aveva dipinto che esso era fatto per opera umana, non miracolosamente prodotto». Papa Clemente VI, nel 1390, mentre permetteva che il Telo venisse esposto al popolo, avvertiva «che la suddetta raffigurazione o rappresentazione non è il vero Sudario del Nostro Signore Gesù Cristo, ma una pittura o tavola». Più tardi la Chiesa si arrese alla devozione, inarrestabile e crescente, verso la Sacra Sindone.

Come si risponde, da chi crede, alla datazione ottenuta col Carbonio 14?
Che per il telo quel metodo non è efficace. Si parla di un nuovo esame, da condurre diversamente. E si ribadisce che il mistero, intorno a quell’immagine che ci fissa da sette secoli almeno (se non da venti), resta. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/4/2010]