La Gazzetta dello Sport, 13 aprile 2010
Quel treno in Alto Adige è deragliato ieri per una tragica fatalità oppure la ferrovia correva in un punto inadatto o anche, essendoci una ferrovia sotto, è stato imprudente permettere, a monte, la coltivazione dei meleti e la relativa irrigazione?• Tutte queste domande presuppongono una conoscenza dei fatti che invece non abbiamo
Quel treno in Alto Adige è deragliato ieri per una tragica fatalità oppure la ferrovia correva in un punto inadatto o anche, essendoci una ferrovia sotto, è stato imprudente permettere, a monte, la coltivazione dei meleti e la relativa irrigazione?
• Tutte queste domande presuppongono una conoscenza dei fatti che invece non abbiamo.
I fatti sono questi. Il Malles-Merano che parte alle 8.20 del mattino e arriva alle 9.43 è un piccolo gioiello di tecnologia, tre soli vagoni rimessi in funzione nel 2005 dopo quindici anni di fermo, trasporta pendolari e turisti, ha un bel servizio di bici al seguito e corre infatti parallelo a una pista ciclabile, con un tracciato spettacolare sul confine austro-svizzero che percorre la Val Venosta ai piedi di monti alti tremila metri. Non è proprietà delle Ferrovie dello Stato – che nella circostanza perciò non possono essere chiamate in causa per nessun motivo -, ma della provincia autonoma di Bolzano. Il treno è della società di trasporti Sad, a sua volta gestita dalla Provincia. Ricordiamo che la provincia autonoma di Bolzano è la più grande d’Italia e, probabilmente, la più ricca, dati i massicci trasferimenti di fondi da Roma.
• E’ un discorso che prelude a un’accusa?
No, lo dico perché tra le tante dichiarazioni di ieri ce n’è una – estrema come al solito – del Codacons, che chiede di tagliare i fondi se si accertassero responsabilità della Provincia. La magistratura ha aperto un’inchiesta. Serve anche a ricordare a noi tutti che frane del territorio e siti industriali tirati su in posti dubbi non sono sempre nel Mezzogiorno o nei posti più poveri del Paese.
• Eravamo rimasti al Malles-Merano delle 8.20.
Sì, il treno è partito regolarmente, e intorno alle 9.05, quando si trovava tra Laces e Castelbello, lo ha investito una frana di 400 metri cubi con un fronte di una quindicina di metri. Il convoglio è stato scaraventato a valle, verso l’Adige, e sarebbe finito nel fiume se un gruppo di pini secolari non l’avesse tenuto su. A bordo c’erano – probabilmente – 39 persone. Di queste, 9 sono morte e 27 ferite. Sette dei 29 feriti sono gravi, ma non in pericolo di vita. I nomi delle vittime: Michaela Kuenz Oberhofer (18 anni), della Val Martello, che era salita sul treno per andare a dare gli esami per la patente; Elisabeth Peer (22 anni) nata a Silandro residente a Malles; Julian Hartmann (25 anni), il macchinista, nato e residente a Merano; Francesco Rieger (67 anni) di Castelbello; Judith Tappeiner nata e residente a Silandro (20 anni); Rosina Ofner (36 anni) nata a Silandro e residente a Tubre; Regina Tschoell nata e residente a Lasa (73 anni); Micaela Zosch (34 anni) nata a Malles e residente a Prato Stelvio; Franz Hohenegger (73 anni) nato a Malles e residente a Silandro. Un controllore s’è salvato per caso: è sceso dal convoglio due minuti prima di Laces. Le notizie relative a una mamma con bambino dispersi, ieri sera non erano state confermate. Ieri sera, in ogni caso, questa mamma con bambino non era ancora stata trovata.
• Veniamo adesso alle cause.
Le cause sono state capite quasi subito. A monte c’è un meleto attrraversato da un tubo che serve per l’irrigazione. Il tubo si è rotto e l’acqua è uscita abbondante, impregnando il terreno di sotto. Dopo un poco, lo smottamento. La sfortuna ci ha messo uno zampino notevole: la ferrovia ha un sistema d’allarme che blocca i convogli quando una frana finisce sui binari. Cioè, se la frana fosse caduta pochi secondi prima o pochi secondi dopo non ci sarebbero stati né morti né feriti. Non c’è allarme che tenga, invece, se la frana ti viene addosso proprio nel momento in cui passi. In un’altra dichiarazione di ieri (le risparmio il subisso dei telegrammi e le dichiarazioni di cordoglio rovesciati sugli altoatesini da tutte le autorità e i politici locali e nazionali) il presidente dei geologi italiani, Pietro De Paola, ha parlato di uso dissennato del territorio.
• La Val Venosta è una zona a rischio?
Per quanto riguarda le frane sì. La pendenza, la permeabilità, la composizione del terreno dicono che le frane sono, in quel luogo, un fenomeno facile e frequente. Frane da terra secca – provocate dall’incurvatura delle rocce e dalla semplice forza di gravità – e frane di terra bagnata, dovute in genere a piogge abbondanti e concentrate in pochi giorni. Gli esperti sostengono che, anche senza il tubo rotto, quel pezzo di montagna sarebbe venuto giù lo stesso, prima o poi, per qualche altra ragione. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 13/4/2010]