La Gazzetta dello Sport, 16 aprile 2010
Ieri è morto Raimondio Vianello, che il prossimo 7 maggio avrebbe compiuto 88 anni. Lo avevano portato al San Raffaele lo scorso 4 aprile
Ieri è morto Raimondio Vianello, che il prossimo 7 maggio avrebbe compiuto 88 anni. Lo avevano portato al San Raffaele lo scorso 4 aprile. Era però già sfinito dalla malattia e ha resistito poco più di un mese. Sandra Mondaini, la moglie, gli è stata sempre vicino, così come negli ultimi cinquant’anni. Quando Raimondo ha chiuso gli occhi per sempre, s’è fatta portare a casa – una bella casa costruita da Berlusconi nella residenza Acquario di Milano 2 – e ha dato ordine di non aprire a nessuno, di non rispondere al telefono, di lasciarla sola. Adesso si occupa di tutto la nipote Virginia. Non c’è bisogno di spiegare al pubblico la disperazione della Mondaini: i due erano inseparabili, sono stati sempre insieme, si sono presi in giro reciprocamente sul palcoscenico per non lasciarsi mai un istante nella vita vera, un esempio raro di affiatamento e di amore, mai intaccato da un pettegolezzo o da una volgarità. Ed erano poi due bellezze. Sandra con gli occhi da gatta e il corpo da soubrette (è stata una gran soubrette del teatro di rivista), Raimondo alto, elegante, spiritoso. I funerali di Vianello si svolgeranno sabato alle 11 nella chiesa di Milano 2. La camera ardente sarà allestita nella sede degli uffici Mediaset dalle 11 alle 20. Grandissimo cordoglio in tutto il mondo dello spettacolo e, anche, nel mondo politico. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo ha ricordato come «il popolare attore che tanto ha dato al teatro, al cinema e alla tv italiani».
• A me viene in mente che le scenette in televisione di Casa Vianello finivano sempre con Sandra e Raimondo a letto, e lui che leggeva la Gazzetta dello Sport.
Sì, possiamo dire che era uno dei nostri. Bisogna ricordarlo con un certo tono leggero, anche in questa circostanza così dolorosa, perché Raimondo ha scherzato su tutto e non approverebbe un discorso alla sua memoria che non facesse almeno sorridere. Nel ”72 gli venne un cancro e bisognò togliergli un rene. Ma c’erano i Giochi di Monaco e lui voleva sapere se l’operazione l’avrebbe costretto poi a star supino, senza poter guardare la televisione e le gare. Intervenne Sandra, abbastanza inorridita: «Scusa Raimondo, hai il cancro e pensi ai Giochi?». «Beh, ci tengo – rispose lui – potrebbero essere le mie ultime Olimpiadi». Suppongo che il suo più grande rammarico, adesso, sia di non poter vedere i Mondiali. Era uno dei pochi, nel ”54, ad avere il televisore proprio per via della Coppa Rimet che sarebbe stata vinta dal Brasile.
• Perché ho l’impressione che sia scomparso qualcosa di nostro, qualcosa che ci apparteneva intimamente e che adesso non abbiamo più?
Non so se non lo abbiamo più, io spero che da qualche parte ci sia ancora. la capacità di ridere di noi stessi senza farci del male, di scherzare senza sfottere, di sorridere senza ferire. Raimondo ha fatto questo nelle sue celebri trasmissioni televisive – parlo di Pressing – dove ha stemperato con la sua bonarietà uno dei fenomeni che noi viviamo più drammaticamente, cioè il calcio. Ma aveva fatto questo anche prima, nella famosa accoppiata con Ugo Tognazzi (era il celebre Un due tre televisivo) . Quando comunisti e democristiani si davano addosso all’arma bianca – cioè negli anni Cinquanta – Ugo e Raimondo si permisero di giocare con una caduta dalla sedia di quel musone di Gronchi, allora presidente della Repubblica. I due rifecero il cascatone in tv, con la battuta «Chi ti credi di essere?», e furono allontanati dalla Rai fino a nuovo ordine. Se i potenti avessero saputo ridere, avremmo forse adesso un Paese diverso. Ma Raimondo non se la prese più di tanto. Del resto diceva: «Io non sono un attore. Io mi devo solo divertire». Il padre – un ammiraglio – voleva farne un diplomatico. Alla prima occasione lui se la diede a gambe.
• Una sua battuta?
Nel 1998: «Il mio sogno segreto sarebbe fare una Carramba che sorpresa al contrario. Dire all’ospite: le piacerebbe poter riabbracciare suo fratello emigrato in Australia nel ”54? Ebbene non è possibile perché è mortoooo!».
• Una sua battuta su Sandra?
Beh, è famosa la sua risposta a un giornalista che gli chiedeva che cosa avrebbero voluto fare insieme che non gli era ancora riuscito. E Raimondo subito: «Il divorzio!». Ma ce n’è un’altra ancora migliore: «Sono entusiasta della mia esperienza matrimoniale con Sandra, e la rifareri senz’altro. Con un’altra».
• Berlusconiano convinto, però, eh?
Sì. Però quando il Cavaliere andò a Porta a porta a firmare il contratto degli italiani, Raimondo non ebbe timore di commentare: «Mi sono addormentato a metà delle promesse». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 16/4/2010]