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 2010  aprile 18 Domenica calendario

Il bollettino delle ceneri spedite in cielo dal vulcano islandese Eyjafjallajokul è lunghissimo, l’allarme piuttosto preoccupato sia per i traffici sia per la salute sia per le conseguenze sull’ambiente

Il bollettino delle ceneri spedite in cielo dal vulcano islandese Eyjafjallajokul è lunghissimo, l’allarme piuttosto preoccupato sia per i traffici sia per la salute sia per le conseguenze sull’ambiente.

Facciamo subito la prima domanda: l’Italia è coinvolta o no?
E’ coinvolta l’Italia settentrionale, i cui aeroporti sono stati chiusi fino a lunedì mattina (ore 8) per ordine dell’Enac. Per intenderci: chiusi Milano, Torino, Venezia, ma anche Bologna e Firenze e scali limitrofi. Fiumicino e Ciampino restano aperti, ma solo ieri sono stati cancellati 198 voli, 171 a Fiumicino e 27 a Ciampino. Il destino di Roma è simile a quello di tutti gli scali periferici rispetto alla nube che sovrasta l’Europa centro-settentrionale: i voli destinati al Continente, o che per giungere a destinazione devono comunque attraversare lo spazio oscurato dalle ceneri, sono soppressi, migliaia di persone – a New York o in Estremo Oriente – sono costrette a ricoveri di fortuna e senza sapere quando l’emergenza avrà fine. Si dice che il vulcano continuerà a eruttare ancora per quattro-cinque giorni, ma la sensazione è che nessuno sappia davvero quanto potrà durare questo fenomeno, peraltro spettacolare. L’emergenza ha riguardato tutti, anche i potenti. La Merkel, che era negli Stati Uniti per il vertice sulla sicurezza nucleare, invece di tornarsene direttamente in Germania è dovuta atterrare a Roma, qui prendere un pullman per Bolzano dove ha dormito con il suo seguito di 60 persone. Stamattina proseguono tutti per Berlino, ma non si sa come arriveranno a Cracovia per i funerali del presidente polacco Kaczynski: ancora ieri la diplomazia tedesca ha confermato che la Cancelliera ci sarà. Problemi anche per Tremonti, che ha anticipato il ritorno da Madrid, dove aveva partecipato alla riunione dell’Ecofin. A Berlusconi è stato eccezionalmente concesso un Roma-Milano per i funerali di Raimondo Vianello. Sono invece fortemente sotto stress le ferrovie di tutta Europa, prese d’assalto dai viaggiatori rimasti a piedi. L’Eurostar, il treno che passa sotto il tunnel della Manica, è stato prenotato da diecimila persone in più. I danni per le compagnie aeree sono giganteschi: duecento milioni di dollari al giorno di mancati ricavi.

Che cosa rischia la nostra salute?
Sui tavoli delle redazioni sono arrivati comunicati contradditori. Il nostro ministero scrive che «non ci sono rischi» e che «non è necessario il ricorso a dispositivi di protezione individuale». Assicura che le istituzioni preposte stanno monitorando la situazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, per bocca del suo portavoce Daniel Epstein, è di opinione diversa. Afferma che gli esperti «sono preoccupati», garantisce che «seguono la situazione da vicino».

Se le ceneri sono sospese a parecchi chilometri d’altezza, dov’è il pericolo per la salute umana?
Le ceneri contengono zolfo, l’Oms invita chi vive nelle zone contaminate a restarsene a casa. Leonardo Fabbri, della clinica delle malattie respiratorie, ha ricordato che situazioni simili in Ecuador, Hawaii e anche a Messina provocarono un aumento di visite al Pronto Soccorso. Si parla di un incremento possibile di infarti e crisi ischemiche. Se si guarda bene, sono gli stessi danni provocati dal fumo delle sigarette.

Quali altre sostanze sono contenute nelle ceneri?
Il silicio è il nemico numero uno dei motori, una delle ragioni principali del blocco. Il comandante dell’Alitalia, Fabio Allori, ha spiegato: «Le particelle vengono ingestite dai velivoli a velocità elevata e le palette delle turbine si erodono. La nube ha lo stesso effetto della carta vetrata: può provocare dei danni importanti anche sui finestrini e sul parabrezza della cabina di pilotaggio che potrebbe completamente opacizzarsi». L’effetto abrasivo delle particelle di silicio, che hanno forma irregolare, può prodursi anche nell’organismo umano, se si respirano. C’è poi l’effetto tossico dei fluoruri. L’ultima eruzione di Eyjafjallajokull avvenne tra il 1821 e il 1823 (due anni consecutivi). L’intera Islanda venne impestata da questi fluoruri, con una catena di avvelenamenti che partì dai terreni dove brucava il bestiame e finì negli stomaci umani. Le prime vittime furono le pecore e le mucche che pascolavano sui fianchi del vulcano, poi toccò ai cavalli e agli uomini.

Mi sta dicendo che l’eruzione potrebbe durare due anni?
Non lo sa nessuno. La più potente eruzione vulcanica del XX secolo, quella del monte Pinatubo (Filippine) del 1991, produsse abbastanza ceneri e gas da abbassare la temperatura media globale di mezzo grado per due anni. Sarebbe lo stesso, o sarebbe peggio, se Eyjafjallajokull andasse avanti molto a lungo? Al momento non ce lo dice – e forse non lo sa – nessuno. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/4/2010]