La Gazzetta dello Sport, 20 luglio 2010
I valori di pressione del pozzo Macondo, quello che ha dato origine alla marea nera nel Golfo del Messico, sono troppo bassi

I valori di pressione del pozzo Macondo, quello che ha dato origine alla marea nera nel Golfo del Messico, sono troppo bassi. Le spiegazioni sono due: o il pozzo è in via di esaurimento (tesi della British Petroleum) oppure ci sono una o più perdite da qualche altra parte. L’ammiraglio Thad Allen, coordinatore federale responsabile per conto di Obama della risposta al disastro ambientale, ha scritto una lettera a Bob Dudley, capo di Bp, nella quel pretende un impegno scritto in cui sia descritta la procedura che Bp intende seguire nel caso fosse confermato che ci sono altre perdite in punti imprecisati. La Casa Bianca vuol esser certa che in questo caso il pozzo Macondo sarà riaperto in modo da banalizzare le eventuali altre perdite.
• Mi ricorda le caratteristiche dell’incidente?
Il 20 aprile la piattaforma Deepwater Horizon era stata danneggiata da un’esplosione e quattro giorni dopo era affondata, spezzando il tubo che portava il greggio in superficie. La falla si trova a 1.500 metri di profondità e dal 20 aprile ha riversato in mare tra i 35 e i 60mila barili di greggio. Secondo alcuni esperti sarebbero finiti in acqua 800 milioni di litri di petrolio, poco meno del miliardo di litri di marea nera provocati dalla guerra del Golfo. L’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) ritiene che sparsi in mare ci siano tra i 2,3 e i 4,5 milioni di barili. Fino a ora la marea ha coperto una superficie grande quasi come la Sicilia che tocca Texas, Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida.
• Ma non erano stati messi vari tappi per fermare la fuoriuscita di greggio?
Fino a quattro giorni fa, non aveva funzionato nessun tappo. Il giorno 15, invece, 85 giorni dopo l’incidente, si è riusciti a fermare – almeno apparentemente – il flusso. Sul tubo tranciato un enorme gru ha calato un nuovo tappo da 75 tonnellate, detto Top Hat 10. La struttura di contenimento ha prima intercettato il flusso di greggio e l’ha convogliato attraverso tre valvole verso la superficie. In un secondo momento le valvole sono state chiuse e la fuoriuscita del petrolio è stata bloccata. Il nuovo tappo dovrebbe essere in grado di raccogliere 25.000 barili di greggio al giorno contro i 15.000 di quello sistemato sul pozzo in precedenza.
• E invece?
È successo che i valori di pressione non sono quelli che dovrebbero essere e questo ha fatto scattare l’allarme tra gli americani. Top Hat 10 è stato l’unico rimedio riuscito dopo una lunga serie di tentativi falliti, che sono andati dal ricorso a campane in cemento di diverse dimensioni all’iniezione di materiali nella condotta. Un’enorme nave-cisterna taiwanese che doveva permettere di recuperare grandi quantità di petrolio sulla superficie dell’acqua è stata rispedita indietro in mancanza di risultati apprezzabili. La soluzione definitiva – almeno a quanto è stato spiegato finora – è la costruzione di due pozzi d’appoggio, che svuotino Macondo. Il primo pozzo dovrebbe essere pronto a metà agosto. Quelli di Bp non vorrebbero riaprire le valvole fino a che almeno il primo pozzo non sarà pronto.
• Altrimenti?
L’incidente del Golfo del Messico ha già complicato i rapporti tra americani e inglesi. Oggi arriva negli Stati Uniti il premier britannico David Cameron, alla sua prima visita ufficiale nella capitale Usa da quando si è insediato a Downing Street. Gli inglesi s’erano molto risentiti quando Barack aveva detto di voler «prendere a calci nel sedere» i responsabili del disastro ambientale. Il presidente americano aveva poi chiamato Cameron per garantirgli che le sue critiche non avevano «nulla a che vedere con la nazionalità» dell’azienda.
• L’azienda – sento dire – è nei guai. Il forte calo del suo valore in Borsa avrebbe attirato l’attenzione delle altre grandi multinazionali del petrolio: Bp a questo punto sarebbe scalabile.
La Bp ha già speso circa quattro miliardi di dollari tra risarcimenti danni, rimborsi agli stati colpiti dal disastro (le perdite per il solo settore della pesca in Lousiana sono di tre miliardi di dollari) e altri costi federali. Le richieste di risarcimento inviate alla compagnia sono state 116mila. I pagamenti effettuati fino a ora sono stati 67.500, per un totale di 207 milioni di dollari. Bp sarà impegnata per anni sia operativamente sia finanziariamente. Per questo motivo il colosso petrolifero si è messo a caccia di acquirenti disposti a rilevare alcuni dei propri asset, in modo da creare un fondo da 20 miliardi di dollari con cui pagare le spese legali. Il 15 luglio, non appena la notizia del blocco della falla si è diffusa, le azionii Bp si sono impennate: alla chiusura di New York il titolo era salito del 7%. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 20/7/2010]