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 2010  luglio 21 Mercoledì calendario

La querelle intorno al disegno di legge sulle intercettazioni si starebbe placando grazie all’accordo raggiunto tra il presidente della Commissione Giustizia della Camera, la finiana (anzi: finianissima) Giulia Bongiorno, e il ministro della Giustizia Alfano, per conto, naturalmente di Berlusconi

La querelle intorno al disegno di legge sulle intercettazioni si starebbe placando grazie all’accordo raggiunto tra il presidente della Commissione Giustizia della Camera, la finiana (anzi: finianissima) Giulia Bongiorno, e il ministro della Giustizia Alfano, per conto, naturalmente di Berlusconi.

Di che si tratta?
Prima di tutto la Bongiorno ha garantito il suo sì ai 6 emendamenti proposti dal capogruppo Enrico Costa e in cambio vedrà approvati dal governo i 5 emendamenti suoi. L’accordo chiave è però quello che riguarda la pubblicabilità o meno delle intercettazioni telefoniche durante l’inchiesta. Nel testo approvato dal Senato era tassativamente vietato che i giornali le stampassero, pena carcere e multe salatissime per editori e cronisti. Nella nuova formulazione di quel passo, invece, si stabilisce che a un certo punto della procedura si potrà tenere un’udienza filtro per decidere insieme – pm e parti – quali intercettazioni o quali parti di intercettazioni andranno portate al processo. E queste in linea di massima, una volta che siano state conosciute dagli avvocati du tutti gli imputati, potranno essere stampate. I brani giudicati irrilevanti ai fini del dibattimento saranno invece blindati in un armadio, da cui non dovranno mai uscire. Sara sempre possibile, per il gip, decidere di tirar fuori dall’armadio brani di conversazione un tempo giudicati superflui e poi improvvisamente divenuti importanti.

In questo modo Napolitano firmerà la legge?
Nessuno può giurarlo, e il Presidente ha sempre chiarito di non voler fare trattative su nessun punto del provvedimento. A quanto si dice in giro, però, questa nuova formulazione farebbe cadere le perplessità del Quirinale.

E Berlusconi? Non è una marcia indietro?
Il via libera all’accordo è venuto naturalmente da Berlusconi. E potremmo dire che, con questo emendamento, la promessa “ghe pensi mi” fatta in televisione al ritorno dal Brasile è stata mantenuta. Brancher è stato indotto a dimettersi e si è così evitata la mozione di sfiducia che avrebbe potuto vedere uniti finiani e opposizione. Idem con Cosentino. La manovra finanziaria ha superato col voto di fiducia lo scoglio del Senato e non si vedono nubi all’orizzonte della Camera. Gli strepitanti presidenti di Regione si direbbero dispersi. E adesso è arrivato lo sgonfiamento del bubbone intercettazioni. Un buon percorso, se lo guardiamo dal punto di vista del capo del governo e se ignoriamo il calo nei sondaggi, la nuova mozione di sfiducia presentata dall’Idv contro il sottosegretario Caliendo e il fatto che la guerra con Fini non è comunque risolta. Anche questo emendamento a uno dei punti forti della legge è in definitiva una vittoria dei finiani. La Bongiorno ieri parlava non di “passo”, ma di “balzo” in avanti. Infatti il Cavaliere, dopo aver dato l’altra sera il via libera all’intesa, ieri s’è lamentato del nuovo testo.

Che ha detto?
«Con le modifiche di oggi la legge sulle intercettazioni lascerà pressappoco la situazione come è adesso, e cioè non lascerà gli italiani parlare liberamente al telefono e l’Italia non sarà un Paese davvero civile». Poi: «Questo è un difetto della nostra democrazia che è costruita su un’architettura costituzionale non in grado di introdurre interventi di ammodernamento». Proseguirà quindi, secondo il capo del governo, «lo scandalo assoluto di un privato che, senza aver commesso reati, può venire registrato e vedere poi le sue conversazioni su un giornale che possono avere un peso completamente diverso visto che basta tagliare una frase. Queste leggi non piacciono a certi signori della magistratura di sinistra che le impugnano davanti alla Corte Costituzionale composta a sua volta da undici giudici di sinistra».

A questo punto il provvedimento potrebbe passare prima dell’estate, com’era volontà del Cavaliere?
Forse sì. Cicchitto si augura «che la commissione approvi le modifiche in modo da consentire all’aula di votare il provvedimento entro la prima settimana di agosto». Il Pd ha ammesso che «ci sono dei passi indietro rispetto al divieto assoluto ma è una mezza via. Non risolve il problema, è un compromesso di cui dobbiamo valutare l’impatto». La seduta per presentare i subemendamenti al nuovo emendamento è stata programmata per mercoledì prossimo 28 luglio. Il giorno dopo il comincerà la discussione nell’aula di Montecitorio. Dopo l’approvazione il ddl dovrà tornare al Senato per il sì definitivo. A quel punto, vedremo se Napolitano lo firma o no. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/7/2010]