La Gazzetta dello Sport, 26 luglio 2010
Impariamo questa nuova espressione: “calca mortale”. «Sabato, quando si è diffusa la notizia della calca mortale alla Love Parade, per tante famiglie italiane è iniziato un autentico incubo…» scriveva ieri un’agenzia

Impariamo questa nuova espressione: “calca mortale”. «Sabato, quando si è diffusa la notizia della calca mortale alla Love Parade, per tante famiglie italiane è iniziato un autentico incubo…» scriveva ieri un’agenzia. E in effetti c’è tra i 19 morti di Duisburg una ragazza italiana di 21 anni, Giulia Minola, bresciana, studentessa a Milano di moda, appassionata di questo tipo di raduni (era venuta anche a Roma per la festa del 1° maggio), patita di musica moderna, di internet e degli occhiali dalla montatura grande, come si vede nella decina di foto messe a disposizione di tutti in rete. Quando ha saputo che a Duisburg era successo qualcosa, la famiglia ha tentato disperatamente di mettersi in contatto con lei, ma il cellulare non dava risposte. All’una di notte si sono presentati a casa i carabinieri dicendo che il console italiano aveva da fare una comunicazione urgente. La madre ha capito.
• È giusto il paragone con l’Heysel?
Molto giusto. Le caratteristiche sono le stesse: nessuna via d’uscita, gente pigiata, scarsa o nulla presenza della polizia. All’Heysel gli agenti semplicemente si dileguarono. Qui ne erano stati predisposti 1.200. Non si capisce come gli sia venuto in mente di bloccare l’unico accesso, con l’idea, sensata solo in astratto, di non far entrare altra gente nel recinto. Non si capisce neanche come gli organizzatori, dopo tanti anni di esperienza, non abbiano predisposto una decina di entrate/uscite, ma ne abbiano lasciata una sola, quella del tunnel. La Love Parade è cominciata nel 1989, quattro mesi dopo la caduta del Muro di Berlino. Il suo inventore, Matthias Roeingh, alias Dr Motte, che non c’entra con l’organizzazione 2010, ha detto: «Hanno commesso un errore tremendo nell’organizzazione. Come si può lasciare un unico accesso al recinto attraverso un tunnel? È uno scandalo».
• E gli organizzatori di adesso che dicono?
Hanno dichiarato che la Love Parade non si farà mai più. Rainer Schaller: «La Love Parade è arrivata alla fine. È sempre stata un evento pacifico e una festa. Non si farà più. Le parole non bastano per spiegare le dimensione dello sconcerto, la cosa più importante è che si chiariscano i fatti». Un altro organizzatore, Fritz Pleitgen, ha detto di sentirsi «chiaramente responsabile in modo congiunto, ma più in senso morale».
• Li metteranno in galera?
Il neo presidente della Repubblica, Christian Wulff, pretende un’inchiesta approfondita. Angela Merkel ha detto di essere sconvolta. Il Papa, ieri all’Angelus da Castelgandolfo, ha espresso profondo dolore per i giovani morti e ha dichiarato che prega per loro. La polizia tedesca sta raccogliendo gli elementi. Intanto non è poi sicuro che nell’area del raduno, la spianata della Güterbanhof, ci fossero un milione e 400 mila persone. Wolfgang Rabe, capo dell’unità di crisi: «L’area poteva accogliere oltre 300mila persone, ma non è mai stata piena». Per Rabe, le «sole cifre attendibili» sono quelle relative alle persone arrivate a Duisburg in treno, che alle 14 risultavano essere 105mila. Il sindaco di Duisburg, Adolf Sauerland, ha difeso il proprio operato parlando di un sistema sicurezza “solido” messo in campo. «Probabilmente la responsabilità risiede in errori individuali».
• Sì? Non sarà invece il caso di fare un piccolo monumento alla Protezione civile?
Già, infatti ieri Bertolaso ha parlato, dicendo che quando si devono organizzare manifestazioni come questa bisogna rivolgersi agli specialisti.«Gestire grandi folle è una cosa difficilissima che non si inventa. Non è neanche corretto scaricare la colpa sugli organizzatori o sulle autorità locali. In casi come questi devono intervenire quelli che sanno come si fa». Il capo della nostra Protezione civile ha aggiunto che forse adesso è più caro perché è la sua organizzazione a gestire i grandi eventi. «Perché sappiamo come si fa». Esempio: la grande massa di fedele venuti a Roma per la morte di Wojtyla. Altro esempio: la Giornata Mondiale dei Giovani a Tor Vergata: «Era stimato l’arrivo di 700mila persone, ma noi abbiamo organizzato le cose in modo da essere pronti ad accoglierne fino a 2 milioni: avevamo previsto 27 vie di accesso a raggiera per arrivare a Tor Vergata, nonchè una serie di isole con servizi essenziali: assistenza sanitaria, desk informazioni ragazzi, punto ristoro con acqua».
• Forse questo era troppo costoso, no? Il Love Parade, e gli altri mega raduni per ballare e sballarsi, non sono per qualcuno anche un business?
Certo, sono un grosso affare per chi spaccia, ma anche per i venditori di gadget, magliette, cibo, bevande. Se la partecipazione è gratuita, non è perché si tratta di una festa di beneficenza. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 26/7/2010]