Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 08 Domenica calendario

Giornata dura, ieri, sulle strade italiane: caos al porto di Civitavecchia, ritardi a Ciampino, benzina troppo cara, 21 chilometri di fila per andare in Slovenia, intasamenti sulla Milano-Napoli (tra Casalpusterlengo e Fiorenzuola verso Bologna e tra Modena Nord e l’uscita per l’A14 sull’altra corsia), tre ore e mezza per raggiungere Riccione da Borgo Panigale, due chilometri di coda sulla Venezia-Belluno, tre quarti d’ora di attesa al Monte Bianco

Giornata dura, ieri, sulle strade italiane: caos al porto di Civitavecchia, ritardi a Ciampino, benzina troppo cara, 21 chilometri di fila per andare in Slovenia, intasamenti sulla Milano-Napoli (tra Casalpusterlengo e Fiorenzuola verso Bologna e tra Modena Nord e l’uscita per l’A14 sull’altra corsia), tre ore e mezza per raggiungere Riccione da Borgo Panigale, due chilometri di coda sulla Venezia-Belluno, tre quarti d’ora di attesa al Monte Bianco. E chiusura a un certo punto del Passante di Mestre.

Un’altra volta?
Sì, era successo anche l’anno scorso. Ma stavolta la chiusura è stata governata. Quando la fettuccia di 32 chilometri s’è riempita è stata chiusa e il traffico deviato sulla Tangenziale. Più tardi il Passante è stato riaperto. Non ci si deve lamentare e bisogna ricordare i discorsi fatti l’anno scorso: non si può costruire un’infrastruttura sull’ipotesi della domanda massima. Piuttosto: nel 2009 il Passante di Mestre andò in tilt il 1° agosto. Quest’anno, una settimana dopo, il 7 agosto. Ne deduco che il grande esodo è partito con notevole ritardo e che questa volta la crisi s’è fatta sentire.

Non è un indizio un po’ labile per una deduzione così impegnativa?
Ci sono altri dati che confermano la crisi. Intanto il Censis: ieri ha fatto sapere che resteranno a casa sei italiani su dieci (42 contro 58 per cento). Tra quelli che partiranno andranno all’estero solo il 17,5%. Le altre percentuali mostrano che la partenza per qualche posto lontano (anche se meno lontano dell’anno scorso) è sempre più una faccenda di chi sta meglio economicamente: si muovono di più quelli del Nord-Ovest (54,8%) e del Nord-Est (42,6%) che quelli del Sud (30,8%). Conferma dai dati sui redditi: il 69,9% di chi ha un reddito elevato è in viaggio, chi ha un reddito basso s’è mosso solo nel 17.9% dei casi. Ci sono poi dati non troppo legati al portafogli: i giovani stanno viaggiando più degli anziani (53,6% dei 18-34enni contro il 37% degli ultrasessantacinquenni), e sono partite più numerose le coppie con figli degli altri (48,6%). In generale il Censis dice che le famiglie hanno soprattutto accorciato il periodo del soggiorno fuori casa. Un’affermazione che, però, ho trovato identica nelle dichiarazioni di tanti operatori turistici dell’anno scorso. Il periodo delle vacanze si sarebbe accorciato di un giorno. Non è poco: secondo i calcoli dell’Osservatorio Trademark di Rimini significa una perdita per il turismo di un miliardo e mezzo di euro, calcolando un fatturato di 95 euro al giorno. Trademark fa già un bilancio piuttosto preoccupante: giugno è andato nettamente in rosso, luglio un po’ meglio ma sempre in flessione sull’anno scorso, agosto avrebbe dovuto essere il mese del recupero e invece i primi segnali non sono incoraggianti. Stiamo parlando adesso delle presenze in albergo oppure delle case affittate: malissimo Sardegna e Sicilia, male in genere il Mezzogiorno, giù la Riviera ligure di Ponente, la Versilia e il Lazio. Tengono la costa abruzzese, il litorale marchigiano, la riviera romagnola e i lidi veneto e friulano. Il 2009 aveva segnato un calo del fatturato del 4,5% sul 2008. Nel 2010 dovrebbe esserci un’ulteriore flessione del 2%.

È solo colpa della crisi?
Trademark ammonisce che la minor propensione a spendere riguarda anche i ricchi: «Compiono soggiorni brevi e tendono a spezzare il periodo di vacanza più che in passato». C’è poi una «modesta qualità dell’offerta turistica», tanto è vero che dove il mercato è meglio strutturato e costa meno (Marche, Emilia Romagna, Triveneto) il sistema regge. Reggono anche le crociere, secondo un altro studio di Federalberghi: anzi questo segmento del mercato è passato da una quota del 4,3 a una del 6 per cento. Federalberghi si esprime anche sulle mete preferite: andrebbe forte la Puglia (per Trademark invece la regione più richiesta è il Veneto).

Possiamo almeno prevedere bel tempo?
Ho fatto un giro per i siti di meteorologia che si trovano su internet. Premesso che fare previsioni a lungo termine è rischiosissimo, tutti azzardano una settimana discreta o decisamente bella al Sud. Il fine settimana al Nord invece sarebbe nuvoloso. Non so se bisogna crederci. È un fatto comunque che non è l’agosto torrido di tanti anni fa.

Nonostante tutto anche gli ingorghi non mi sembrano più quelli di una volta.
Beh, il 2 giugno del 2005 il totale delle code in autostrada raggiunse i 300 chilometri, con file di 60 chilometri tra San Bartolomeo a Mare e Savona e di 140 tra Cattolica e Bologna. I vacanzieri affrontarono quel ponte in 15 milioni. Bei tempi, eh? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 8/8/2010]