La Gazzetta dello Sport, 22 agosto 2010
Il ministero dell’Economia ha diffuso ieri la sua Relazione generale da cui risulta che lo Stato per questa voce ha sborsato nel 2009 15,504 miliardi di euro, contro i 13,054 del 2008
Il ministero dell’Economia ha diffuso ieri la sua Relazione generale da cui risulta che lo Stato per questa voce ha sborsato nel 2009 15,504 miliardi di euro, contro i 13,054 del 2008. È un 18,7% in più. In quattro anni, dal 2005 al 2009, la spesa per le pensioni di invalidità è aumentata del 21,1 per cento. C’era stata una piccola battuta d’arresto nel 2006, poi nei tre anni successivi il fenomeno è ricominciato.
• Perché dobbiamo considerarlo per forza un fenomeno criminale?
Non è tutto un fenomeno criminale, ma c’è una quota di malversazioni evidente: se tutti quelli che prendono questo tipo di assegni fossero davvero invalidi, il fenomeno dovrebbe essere distribuito più o meno regolarmente sul territorio. Oppure le differenze tra una Regione e l’altra avrebbero una spiegazione. Invece... Intanto c’è il macro-dato del raffronto tra Sud e Nord: nel Mezzogiorno si danno cinque pensioni di invalidità e mezzo ogni cento abitanti. Nel Nord, ogni cento abitanti, le pensioni di invalidità sono 3,4. Si tratta di una differenza del 60%: non c’è nessuna ragione — sociale o antropologica — perché vi sia una differenza tanto consistente tra le due parti del Paese. C’è però una ragione politica, e l’aveva spiegata mirabilmente Ciriaco De Mita vent’anni fa: le pensioni di invalidità al Sud rappresentano il corrispettivo della cassa integrazione al Nord. Erano però gli anni Ottanta e da allora ad oggi la situazione è cambiata completamente: primo, c’è la crisi e i soldi sono pochi; secondo, anche la cassa integrazione è — in un certo senso — un privilegio, perché molti lavoratori in difficoltà non possono godere neanche di questo ammortizzatore: quindi, privilegio la cassa e privilegio pure la pensione d’invalidità quando soccorre un non-invalido; terzo, qualunque truffa allo Stato incoraggia la criminalità comune e fa da rete di sostegno alla vastissima corruzione che corrode il tessuto civile del Paese e che non è più ammissibile; quarto, il Sud deve uscire da questa logica assistenziale e specialmente in vista del federalismo, perché la grande quantità di numeri che dividono le due parti del Paese sono un preannuncio di secessione; quinta, ma sicuramente non ultima ragione: i più colpiti da questi raggiri sono i veri invalidi, costretti a sottoporsi periodicamente a controlli che ai loro occhi devono apparire insensati. Insomma, bisogna smetterla.
• Il Sud è tutto uguale? Non c’è qualche regione migliore delle altre?
Il numero maggiore di prestazioni è segnalato in Sardegna, Calabria, Campania e Abruzzo. Se si guardano le percentuali, la regione prima in classifica è l’Umbria. La Lombardia è quella con il minor numero di invalidi, cosa che ha provocato ieri un comunicato compiaciuto del governatore Roberto Formigoni. In base ad altre ricerche la regione con il maggior numero di falsi invalidi sarebbe la Basilicata (29%), seguita da Campania (25%) e Sardegna (18%).
• Già, una cosa sonoi falsi invalidi, un’altra gli imbrogli. Quali sono i numeri degli imbrogli?
Qui bisogna rifarsi a ricerche precedenti, ai famosi carotaggi. La stessa Inps valuta in cento milioni di euro le somme indebitamente pagate nel 2010. I numeri forniti dalla magistratura e relativi ai primi sette mesi dell’anno sono questi: 5.245 persone indagate e 976 denunciate, 135 arrestate e 42 condannate. Per altre 32 i pubblici ministeri hanno richiesto condanne. Forse non sono grandi numeri, ma l’offensiva sul territorio ha avuto qualche effetto: le richieste di pensioni di invalidità sono diminuite quest’anno del 25%. La truffa maggiore ai danni dell’Inps è proprio quella della falsa pensione d’invalidità. L’ipotesi è che ci sia in media un falso invalido ogni sei pensioni.
• Non si potrebbero colpire anche i medici-complici? Deve esserci per forza un medico-complice.
Uno dei problemi è che le Asl collaborano pochissimo. Nel 2009 ci sono state 200 mila verifiche, quest’anno ce ne saranno altre centomila e nel 2011 e 2012 ce ne deve essere un altro mezzo milione. Ottocentomila controlli che devono basarsi prima di tutto sulle cartelle in manoalle Asl. Ma le Asl, richieste di fornire la documentazione, 92 volte su cento non hanno risposto nemmeno! E quest’anno hanno risposto ancora di meno: 3 su cento! Chissà se la legge 122/2010 che prevede per i medici truffatori il rimborso di tutta la somma indebitamente erogata servirà finalmente a scoraggiare questi comportamenti incivili. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 22/8/2010]