La Gazzetta dello Sport, 30 agosto 2010
Lista delle cose che Gheddafi s’è portato a Roma da Tripoli: 30 cavalli berberi; un migliaio di corani (il titolo in copertina è: «Glorioso Corano»); una quantità inverosimile – visto che domani riparte - di pantaloni, camicie, abiti libici (tipo quello giallo-oro che indossava all’arrivo); la solita scorta di amazzoni, due delle quali dietro a lui in cima alla scaletta dell’aereo (non però in basco rosso e alta uniforme, ma in mimetica, una ce l’aveva verde e l’altra blu); la tenda beduina, che stavolta non è stata piazzata a Villa Doria Pamphili, ma sulla Cassia, nel giardino dell’ambasciatore, Abdulhafed Gaddur
Lista delle cose che Gheddafi s’è portato a Roma da Tripoli: 30 cavalli berberi; un migliaio di corani (il titolo in copertina è: «Glorioso Corano»); una quantità inverosimile – visto che domani riparte - di pantaloni, camicie, abiti libici (tipo quello giallo-oro che indossava all’arrivo); la solita scorta di amazzoni, due delle quali dietro a lui in cima alla scaletta dell’aereo (non però in basco rosso e alta uniforme, ma in mimetica, una ce l’aveva verde e l’altra blu); la tenda beduina, che stavolta non è stata piazzata a Villa Doria Pamphili, ma sulla Cassia, nel giardino dell’ambasciatore, Abdulhafed Gaddur.
• Che se ne fa dei cavalli berberi?
Servono allo spettacolo di stasera alle nove. Evoluzioni ippiche con cavalieri libici e poi carosello dei nostri carabinieri, che li hanno ospitati nelle loro scuderie del IV reggimento a cavallo. Seguirà cena con 800 ospiti. Berlusconi presente.
• E le donne che fanno la guardia del corpo? Ha senso?
Gheddafi ha la mania di mettere insieme le donne e di comandarle. Ieri ne ha fatte venire un mezzo migliaio all’Accademia libica, gli ha regalato i corani e gli ha fatto – a quanto pare - un discorso religioso: in Libia le donne sarebbero libere, l’Europa deve diventare islamica e far entrare la Turchia nella Ue… Tutte cose che si sono sapute di straforo, perché le ragazze avevano avuto l’ordine di non riferire a nessuno quello che il leader libico aveva detto. Due di loro se ne sono andate sdegnate senza aspettare la predica, a quanto pare perché hanno saputo che non sarebbero state pagate (giornalisti: «vi hanno trattato male?», le ragazze: «lasciamo perdere»). Altre hostess sostengono di aver ricevuto 70 euro, invece dei 50 che Gheddafi pagò l’altra volta per una riunione analoga. Tre ragazze si sarebbero convertite davanti al rais, seduta stante, e sono poi uscite col velo. A dir la verità le ragazze avevano poco di islamico: tacchi alti, gonne strette… Le ha reclutate un’agenzia che si chiama Hostessweb che le aveva già procurate lo scorso novembre. Quanto alle amazzoni, esistono dall’agosto del 1981. Il rais pensa che le donne siano più affidabili degli uomini, cioè secondo lui le donne sono meno inclini a tradire. Nel 1998, a Derna, vicino al confine con l’Egitto, l’amazzone Aisha fece scudo a Gheddafi col suo corpo per difenderlo da un assalto di fondamentalisti. E ci rimise la vita.
• Che cosa è venuto a fare Gheddafi un’altra volta in Italia?
Sono passati due anni dal cosiddetto accordo di Bengasi, un trattato di amicizia italo-libico che ha chiuso decenni di tensioni col colonnello per via della guerra coloniale italiana di settant’anni fa. Firma di Berlusconi, a conclusione però di negoziati che duravano da molti anni e hanno coinvolto governi di tutti i tipi. Noi siamo impegnati, a mo’ di riparazione, a costruire a nostre spese un’autostrada di 1.700 chilometri lungo tutta la costa del Paese. Si tratta di 2,3 miliardi di euro che andranno a 21 nostre imprese. In generale l’Italia ha garantito flussi finanziari in Libia per 5 miliardi in 20 anni. In cambio la Libia ha promesso di bloccare gli sbarchi dei clandestini, che vengono però tenuti prigionieri in campi che definire lager è poco. Tuttavia i 5 miliardi in vent’anni appaiono a questo punto un business minore: negli ultimi 24 mesi Berlusconi e Gheddafi hanno mosso, in affari di tutti i tipi, una quarantina di miliardi di euro. I nemici del Cavaliere hanno coniato un altro neologismo: Gheddasconi.
• Tutto business che va a beneficio del presidente del Consiglio o c’è anche qualcosa per il resto del Paese?
Beh, i due sono insieme in Quinta Communications, la società di produzione cinematografica di Tarak Ben Ammar, di cui hanno preso tutti e due una quota, uno con Fininvest, l’altro con Lafitrade. Per il resto, i libici sono entrati nella Juve (7,5%) e stanno studiando i dossier Telecom, Terna, Finmeccanica, Impregilo e Generali. Sono già entrati nell’Eni (1%, ma vogliono arrivare al 10-15) e in Unicredit (di cui adesso, col 7%, sono il primo azionista). I nemici di Berlusconi vedono nell’ingresso in Unicredit un tentativo del Cavaliere di controllare, con l’aiuto di Gheddafi, certi punti chiave del potere nostrano: Telecom, Generali, magari il Corriere della Sera. I libici in verità avevano una quota in Capitalia e sono arrivati in Unicredit dopo la fusione tra le due banche. Poi soccorsero Profumo al tempo del crac Lehman. Geronzi li definisce “un partner perfetto”. Profumo pure. Agnelli, all’epoca dell’ingresso in Fiat (anni Settanta), aveva detto: sembrano banchieri svizzeri.
• Non potremmo, in cambio di tutto questo, pigliarci un po’ di petrolio?
L’Eni estrae ogni giorno in quel paese 800 mila barili di petrolio. Paga tasse salate e ha sempre il portafoglio aperto per ogni tipo di contributi. Ma, a quanto pare, le conviene. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 30/8/2010]