La Gazzetta dello Sport, 11 ottobre 2010
I talebani hanno rivendicato l’attentato in Afghanistan di sabato mattina: «Dieci veicoli sono stati distrutti con la morte di tutti i soldati che si trovavano a bordo»
I talebani hanno rivendicato l’attentato in Afghanistan di sabato mattina: «Dieci veicoli sono stati distrutti con la morte di tutti i soldati che si trovavano a bordo». Sostengono anche di aver assalito altri due convogli Nato nella stessa zona, alle otto di sera di sabato e nel pomeriggio di domenica. Nel comunicato, apparso sul sito internet di al Qaeda e diffuso dall’agenzia afgana Aip attraverso un’intervista al portavoce Qari Muhammad Yousaf, non si specificano mai le nazionalità delle vittime o dei convogli.
• Quando ci saranno i funerali dei nostri quattro soldati?
Ieri alle 13 (ora locale, in Italia erano le 11) è stata allestita la camera ardente presso la sala Folgore del Regional Command West di Herat. Alle quattro del pomeriggio è stata celebrata la messa dal cappellano militare di Camp Arena, sede del contingente italiano. Alle 18.15 le salme sono state trasferite all’aeroporto. L’arrivo in Italia è previsto per le 9 di stamattina, a Ciampino. I funerali si svolgeranno domani a Roma, in forma solenne. Una cosa strana, e che va segnalata, è che per la prima volta ai giornalisti è stato vietato di avvicinare i militari. Deve esserci il timore di qualche mugugno o protesta forte. Del resto, uno dei due soldati feriti, il caporal maggiore scelto Luca Cornacchia, 31 anni, dell’Aquila, in settembre aveva scritto sulla sua bacheca di Facebook: «Mi sono rotto di stare qua in Afghanistan, non si capisce nulla».
• Qualche decisione sui Lince, che a quanto pare non sono in grado di resistere ai nuovi ied degli studenti islamici?
Ieri il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non ha parlato dei Lince, ma degli aerei: secondo lui devono essere dotati di bombe e autorizzati a sganciarle. «Quando le bombe vengono sganciate dall’alto c’è il rischio che vadano a toccare anche zone di civili. Per questo finora ho detto di no. Ma adesso non me la sento più di assumere questa decisione da solo, di fronte a quello che sta avvenend voglio che sia confortata o cambiata dalle commissioni parlamentari competenti. Io accetterò ogni decisione del Parlamento». Fino ad ora i nostri apparecchi erano dotati solo dei cannoncini. Il nostro ingaggio prevede infatti che i soldati mandati laggiù non facciano la guerra, ma si adoperino nella ricostruzione e nell’addestramento degli afghani. Non possono attaccare, ma solo difendersi. Quindi, mettere le bombe sugli aerei e fargliele sganciare significa modificare l’ingaggio, trasformare la missione di pace in missione di guerra. L’opposizione non è tutta contraria: Fassino chiede che il Parlamento valuti «se l’attuale livello di sicurezza dei nostri soldati è adeguato». Bersani vuole che si chiarisca il nostro ruolo in Afghanistan». L’Idv e l’estrema sinistra sono contrarissimi.
• Con gli aerei carichi di bombe, l’agguato dell’altro giorno non sarebbe riuscito?
Naturalmente sarebbe riuscito lo stesso. Gli aerei non aumentano la sicurezza in quel senso. Renderebbero però più difficile la vita dei talebani in generale. Questo potrebbe risultare utile.
• Che accadrà quando gli occidentali abbandoneranno il Paese?
Il ritiro non sarà totale. Le basi americane al nord non saranno smantellate, idem quella sul confine con l’Iran, la Nato continuerà ad appoggiare l’esercito afghano, a cui toccherà comunque affrontare i talebani. Non sarà un compito semplice (l’esercito afgano addestrato dai russi si squagliò in un paio d’anni). In ogni caso l’aviazione americana appoggerà i soldati di Kabul, che continueranno a godere di un qualche sostegno occidentale. Pensi che anche l’Iran potrebbe essere della partita, a favore degli occidentali voglio dire, perché Teheran e nessun’altro paese di quell’area vuole i talebani a Kabul. Cioè, la situazione è questa: iraniani e talebani sono i più grandi nemici di Washington, ma sono anche fortemente nemici tra di loro.
• E il traffico di oppio ed eroina?
È uno dei punti-chiave del problema. Esiste una realtà trasversale, quella delle mafie che trafficano nella zona, per la quale la situazione migliore è il caos, cioè una tensione continua senza vincitori né vinti che non dia a nessuna delle potenze in gioco il tempo di occuparsi delle coltivazioni di papaveri. I contadini non vogliono che qualcuno tocchi i campi di papavero. Come abbiamo detto qualche altra volta: o qualcuno rende la coltivazione e la vendita del grano molto, molto remunerativa in modo che gli agricoltori locali accettino di riconvertire le loro coltivazioni. Oppure, per quel mondo di miseria, l’unica speranza è che l’Occidente resti preda dei suoi terribili vizi. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/10/2010]