La Gazzetta dello Sport, 21 ottobre 2010
Ieri è stata perquisita la casa dei Misseri, in via Grazia Deledda ad Avetrana. I carabinieri cercavano il mazzo di chiavi di Sarah e la corda del trattore con cui la ragazzina è stata strangolata
Ieri è stata perquisita la casa dei Misseri, in via Grazia Deledda ad Avetrana. I carabinieri cercavano il mazzo di chiavi di Sarah e la corda del trattore con cui la ragazzina è stata strangolata. Non hanno trovato né l’uno né l’altra, e del resto la corda Misseri dice di averla bruciata. La casa sarà comunque sottoposta ad altre analisi. Un’idea, sempre più forte man mano che i giorni passano, è che il delitto sia stato compiuto proprio lì.
• Quindi Michele Misseri non sarebbe un mostro che ha ucciso e addirittura violentato la poveretta da morta?
Ha già ritrattato la violenza. E, a quanto pare, s’appresta a ritrattare anche il delitto. Sul tavolo degli inquirenti ci sono dieci versioni dei fatti, la metà delle quali fornite dal presunto assassino. Le altre, dalle due donne di casa, la moglie Cosima e la figlia Sabrina. La moglie Cosima è stata sentita, per pochi minuti, anche ieri. È andata a farsi interrogare in compagnia della figlia Valentina, della sorella Emma e del fratello Giuseppe. È stata così rappresentata fino in fondo la scena di un delitto familiare. I componenti della famiglia che non c’erano stavano in carcere a Taranto.
• Perché, a un tratto, si pensa che l’assassina sia Sabrina e che Michele abbia solo coperto la figlia?
È solo un’ipotesi anticipata dai giornali e che forse sarà contenuta nella relazione che il gip sta preparando per confermare il fermo in cella di Sabrina. Ci sono parecchie contraddizioni o indizi di contraddizioni. In base ai vari racconti, la famiglia non avrebbe pranzato insieme, cosa mai avvenuta in passato. Michele, che si alzava tutte le mattine intorno alle 3.30, si coricava di pomeriggio e non si svegliava fin verso le quattro e mezza, cinque. Quel giorno invece sarebbe rimasto sveglio. In una delle prime versioni della sua storia a un certo punto ha detto, riferendosi al trasporto del cadavere in contrada Mosca: «Abbiamo parcheggiato…» subito correggendosi. Anche da questo lapsus sarebbe disceso il ragionamento successivo degli investigatori. C’è poi il racconto di Mariangela Spagnoletti, l’amica di Sabrina e di Sarah, che sarebbe dovuta andare la mare con le altre due. Arriva sul posto intorno alle due e mezza e trova Sabrina per strada. Sostiene di averle sentito dire: «L’hanno presa, l’hanno presa…». Cioè, nell’interpretazione degli accusatori, Sarah era in ritardo di pochi minuti e Sabrina già pensava che l’avessero rapita.
• Che cosa dice Sabrina su questo punto?
Sabrina dice che, all’arrivo di Mariangela, era in veranda e non in strada. Dice anche che fece un giretto in macchina con l’amica e che, al ritorno a casa, era parcheggiata in via Grazia Deledda una sola delle due macchine di famiglia. Mariangela invece dice che c’erano tutt’e due. Altra contraddizione: dopo mangiato, madre e figlia andarono a dormire. La madre Cosima dice che la figlia si sarebbe svegliata intorno alle 14.10-14.15, per via del trillo di un sms. Sabrina sostiene invece di essere rimasta a letto fino alle 14.28. In quei dieci minuti di differenza, avrebbe potuto uccidere. Si tratta solo di indizi, e piuttosto deboli. Bisogna andarci con le molle.
• Mettiamo che Michele ritratti completamente e che Sabrina insista a dichiararsi innocente. Come si comporterebbe in questo caso una giuria?
Mi viene in mente il delitto Bebawi, anno 1964. I coniugi Bebawi si accusavano a vicenda dell’assassinio di Farouk Chourbagi, che era stato l’amante di lei. Alla fine, la corte li assolse in primo grado per insufficienza di prove, pur essendo chiaro che doveva esser stato per forza uno dei due. Potrebbe verificarsi qualcosa del genere anche qui. È evidente che l’assassino si nasconde in casa Misseri. Ma, nell’incertezza, non è ammesso condannare tutti i sospettati. L’unica cosa certa è che a occultare il cadavere è stato Michele.
• Come mai il padre si sarebbe prestato a prendersi la colpa? Va bene l’amore per la figlia, però…
Questo padre – nei campi fin da quando aveva sei anni, sordo da un orecchio per una sberla ricevuta da bambino, mai una parola con nessuno, vita durissima di sacrifici, un uomo che viene direttamente dall’Italia contadina di un tempo – sarebbe stato succube psicologicamente delle donne di casa. L’avvocato difensore (un avvocato d’ufficio, di nome Daniele Galoppa, che si sta dimostrando piuttosto abile) dice di aver sentito dire al suo assistito: «Io in casa non contavo nulla, mangiavo con le mani e lavavo i piatti che mia moglie e mia figlia avevano usato, dormivo da tempo su una sedia». Se interrogate su padre o marito, le donne di casa fanno un sorriso di compatimento come per dire: un povero scemo, uno su cui non si può fare assegnamento, uno che non capisce niente. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/10/2010]