Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  ottobre 27 Mercoledì calendario

Il Dossier sull’immigrazione della Caritas, il ventesimo della serie, 512 pagine di analisi e tabelle riferite all’anno 2009, contiene in breve le seguenti informazioni: le persone straniere “regolarmente soggiornanti in Italia” sono 4 milioni e 919 mila (secondo l’Istat 4 milioni e 235 mila), cioè abita in Italia un immigrato regolare ogni 12 residenti

Il Dossier sull’immigrazione della Caritas, il ventesimo della serie, 512 pagine di analisi e tabelle riferite all’anno 2009, contiene in breve le seguenti informazioni: le persone straniere “regolarmente soggiornanti in Italia” sono 4 milioni e 919 mila (secondo l’Istat 4 milioni e 235 mila), cioè abita in Italia un immigrato regolare ogni 12 residenti. Gli irregolari stanno tra 500 e 750 mila (dati Oecd). Le prime cinque collettività sono: rumeni, 887.763; albanesi, 466.684; marocchini 431.529; cinesi (della Repubblica popolare) 188.352; ucraini 174.129. La stragrande maggioranza degli immigrati sta nel centro-nord: il 35% nel Nord-Ovest, il 26,6% nel Nord-Est; il 25.3% al Centro; appena il 9,3% nel Mezzogiorno continentale e il 3,8% nelle isole. Un quarto di tutti gli immigrati risiede in Lombardia. La maggior parte lavora nell’edilizia (13,2%), seguono i servizi alle famiglie (12,8%) e i servizi alle imprese (11,1%). Inoltre: a Milano i pizzaioli egiziani sono più numerosi di quelli napoletani, Carpi e Prato sono pieni di imprenditori tessili non italiani, ad Arzignano vanno forte gli stranieri con aziende dedite alla concia. In generale, per ogni 30 imprenditori operanti in Italia, uno è straniero.

La malavita?
C’è un capitolo dedicato alla “Criminalità vera e criminalità percepita”. Viene citato uno studio di Simone Russo: prese in considerazione dieci tipologie di delitto, solo tre hanno una correlazione significativa con la presenza straniera, cioè la violenza sessuale, l’istigazione alla prostituzione e il furto. Per le lesioni personali volontarie, le rapine, la produzione e lo spaccio di stupefacenti, e la violenza/resistenza, i reati commessi da italiani e stranieri si pareggiano. Per gli omicidi volontari, i maltrattamenti in famiglia e le estorsioni gli stranieri sono più virtuosi di noi. Stiamo parlando di raffronti che tengono conto delle rispettive popolazioni. In generale, guardando la tabella che si intitola “Denunce presentate all’autorità giudiziaria 2007-2009”, la criminalità straniera sembrerebbe in diminuzione, sia in termini assoluti che relativi alla popolazione. Si passa dalle 299.874 denunce del 2007 alle 259.434 del 2009. In percentuale: dal 35,5% al 31,7% sul totale delle denunce con autore noto.

Stupefacente. E i rumeni, la mala albanese, gli zingari, i senegalesi che spacciano droga?
Albanesi: «Stabilizzati i flussi, la loro rilevanza nelle statistiche criminali risulta fortemente ridimensionata». Rumeni: «Le statistiche continuano ad accertare un loro coinvolgimento più ridotto rispetto alla generalità degli immigrati». Per gli africani, il Dossier ammette che esistono «problemi relativi alla loro implicazione sia nella criminalità comune che in quella organizzata». Quanto ai rom, «sono stati, sono e forse continueranno ad essere il gruppo maggiormente preso di mira al di là delle specifiche sue colpe, come quella, mai provata, di trafugare bambini».

Gli immigrati sono un bene?
Secondo la Caritas, sì. In termini finanziari: gli immigrati versano all’Inps sette miliardi di contributi all’anno, cifra «che ha portato al risanamento del bilancio dell’Istituto perché, essendo giovani, sono per lo più lontani dall’età di pensionamento. Essi inoltre dichiarano al fisco 37 miliardi l’anno e contribuiscono al Prodotto Interno Lordo del Paese per più dell’11%». In termini sociali: una quota importante di immigrazione giovane sopperisce all’invecchiamento progressivo della popolazione italiana; l’immigrazione (le badanti) svolgono un servizio insostituibile in aiuto della popolazione anziana; il falso sogno di ridurre l’immigrazione a zero ridurrebbe di un sesto in mezzo secolo la popolazione italiana.

La politica dei respingimenti ha funzionato?
In mare, sì. Il Dossier – che non è amico del governo – ammette che gli accordi tra Italia e Libia hanno ridotto gli sbarchi fin quasi al 90%. Il problema è che entrano o tentano di entrare dalla parte del mare il 5% appena dei clandestini. La maggior parte ricorre al visto turistico, come premessa del successivo inabissamento. La classifica dei respingimenti – cioè dello straniero che tenta di entrare irregolarmente – vede al primo posto le frontiere aeree: 2.719 casi nel 2009.

Il pugno duro di Maroni?
Nella forma compassata del Dossier, se ne dà un giudizio addirittura sarcastico: «Gli immigrati irregolari che nel 2009 hanno ricevuto una qualche forma di sanzione da parte delle forze dell’ordine sono stati 52.283, ossia meno di un decimo della stima degli irregolari. Soltanto un terzo degli irregolari sanzionati dalle forze dell’ordine ha effettivamente abbandonato il paese. Oltre la metà (58,5%) dei 10.913 transitati nei Cie nel 2009 non è stato rimpatriato. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 27/10/2010]