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 2010  ottobre 31 Domenica calendario

È uscito il Superenalotto, e Berlusconi, Ruby, la possibile crisi di governo e quant’altro sono scomparsi dagli schermi delle redazioni: il gioco ha regalato a qualcuno più di 177, 7 milioni di euro, il premio più consistente nella storia europea dei giochi, una somma con la quale si potrebbe comprare il cento per cento di 150 società quotate alla nostra Borsa (praticamente la metà, il che è anche un segno di quanto le quotazioni, adesso, siano giù)

È uscito il Superenalotto, e Berlusconi, Ruby, la possibile crisi di governo e quant’altro sono scomparsi dagli schermi delle redazioni: il gioco ha regalato a qualcuno più di 177, 7 milioni di euro, il premio più consistente nella storia europea dei giochi, una somma con la quale si potrebbe comprare il cento per cento di 150 società quotate alla nostra Borsa (praticamente la metà, il che è anche un segno di quanto le quotazioni, adesso, siano giù). I giornalisti stavano per partire alla caccia del vincitore quando s’è saputo che il vincitore non è uno solo: sono 70 persone che hanno comprato una caratura di un sistema messo a disposizione delle ricevitore dallo stesso Superenalotto e che si trovano in tutt’Italia.

Che diavolo è la caratura?
Un pezzetto del sistema. Lei, che compra la Gazzetta dello Sport, saprà certamente che cos’è un sistema. Ricorderà che nella ormai dimenticata schedina del Totocalcio, per esempio, si giocavano – faccio un esempio – tre doppie su 13 risultati e poi si riducevano le colonne in modo tale che a pronostico azzeccato fosse garantito il 12. Per il 13, ci voleva ancora solo la fortuna. Nel nostro caso si è giocata una “colonna lunga” da 9 numeri, costo complessivo 1.680 euro, combinandola sulle varie schedine in modo tale che fosse garantita (indovinando il pronostico) almeno una vincita minore. Il sistema fa parte di quelli messi a disposizione dalla stessa Sisal, nella sua bacheca presso le ricevitorie. Con i computer si associano al sistema anche giocatori che si trovano in città diverse. Ognuno compra un pezzetto del sistema, nel nostro caso spendendo 24 euro, e in caso di vittoria vince la sua quota-parte. Con la sestina di ieri, un settantesimo del totale. A ognuno dei 70 sono andati 2 milioni e 538 mila euro.

Quante probabilità avevano, i nostri amici, di fare centro?
Le combinazioni possibili sono 622 milioni 614.630. Poiché ieri sono state giocate poco meno di 70 milioni di sestine, le probabilità che qualcuna fosse quella giusta erano circa l’11 per cento. Per la singola giocata, invece, restava quella, pressoché impossibili, di una probabilità su 622 milioni. Vale a dire: se si giocasse tre volte a settimana e ci fosse la garanzia che una sestina non si ripeterà mai ci vorrebbero quattro milioni di anni.

Via, una sestina che si ripete mi pare davvero impossibile.
È successo a Tel Aviv, sabato 16 ottobre. Le palline si sono fermate su 13, 14, 26, 32, 33 e 36, una combinazione che era già apparsa il 21 settembre. Si sono mossi anche i servizi segreti per accertarsi che non ci fossero stati trucchi. Era tutto regolare.

Quante probabilità ci sono che esca due volte la stessa combinazione?
Bella domanda, che serve anche a sfatare una leggenda, e cioè che il ritardo sia matematicamente significativo. Non è così: le probabilità che esca il rosso o il nero alla roulette, o una certa combinazione al Lotto, si ricaricano – per dir così – tutte le volte.

È giusto mettere in palio somme tanto spropositate?
La prossima volta si partirà da un jackpot di 45,5 milioni, che è sempre una cifra enorme. Sarebbe più giusto chiedersi se è giusta una lotteria pubblica. Se lo chiedono da tre secoli, perché la condanna contro il gioco del lotto in generale è ciclica e c’è a proposito persino un discorso di Cavour, appena entrato in Parlamento, e contrario (benché fosse, su altri tavoli, un giocatore mica da ridere). Una prima domanda corretta sarebbe questa: la quota che viene pagata al vincitore è giusta? La risposta è no. In un gioco equo se punto un euro su una combinazione che ha 600 milioni di probabilità di non uscire, dovrei incassare 600 milioni tutte le volte che esce, indipendentemente dal monte premi accumulato. Invece adesso appena tiro fuori una moneta da puntare, il fisco se ne prende mezza. Dall’inizio dell’anno a ieri 2,4 miliardi di euro. È più equa la roulette: mi dà 35 volte la posta invece di 36, cioè si trattiene solo un trentaseiesimo della puntata. Quanto alle proteste per l’enormità del premio (prive di argomenti logici), il gioco è una cosa seria e se si decide di giocare, la regola va rispettata fino in fondo. Se è previsto un jackpot, si mantenga. Oltre tutto i soldi vanno allo Stato e lo Stato è (sarebbe) una cosa che appartiene a tutti noi. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 31/10/2010]