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 2010  novembre 05 Venerdì calendario

Ieri Berlusconi ha pronunciato un duro discorso contro Fini («cessi il logoramento quotidiano altrimenti andiamo al voto») e poco dopo, in commissione Bilancio, il governo è andato sotto

Ieri Berlusconi ha pronunciato un duro discorso contro Fini («cessi il logoramento quotidiano altrimenti andiamo al voto») e poco dopo, in commissione Bilancio, il governo è andato sotto. La maggioranza che gli ha votato contro, e che ha vinto 24 a 22, è formata da Pd, Idv, Udc e da due formazioni del centro destra, i finiani di Futuro e libertà e il Movimento per le Autonomie di Lombardo. Questo ha permesso a Franceschini e ad altri esponenti dell’opposizione di proclamare che la maggioranza su cui si appoggia il governo non esiste più.

Cominciamo da Berlusconi.
Il Pdl aveva convocato la sua direzione nazionale e il premier, una volta salito sul palco, ha detto quanto segue: «Gli attacchi contro di me sono infondati e indegni e arrivano perché la mia presenza ostacola il raggiungimento del potere da parte della sinistra. Ma le campagne mediatiche fondate sulla menzogna non mi fermeranno. Non faccio alcun passo indietro e il Pdl sia coeso intorno a me. Siamo sotto attacco, stiamo uniti». Poi, su Fini e i finiani: «Ci auguriamo che il bisogno di sottolineare la loro diversità non li porti a una subalternità politica rispetto alla sinistra. Dal giorno in cui è stata votata la fiducia (cioè il giorno dei cinque punti su cui si impernierà la prossima azione di governo, approvati dal Parlamento alla fine di settembre - ndr) non è cambiato nulla, per questo chiedo che cessi il logoramento quotidiano del governo. Sono pronto a un patto di legislatura ma se Fli non vuole andare avanti lo deve dire adesso. Noi siamo pronti al voto anche perché un governo senza di noi sarebbe un governo degli illegittimi e degli sconfitti. Alla sinistra, che chiede a Fli di staccare la spina al governo, dico che se vuole archiviarmi non ci riuscirà con una congiura di palazzo: gli italiani non lo permetterebbero». È seguito – in mezzo ad altre grida contro il fango e i veleni propinati dalla stampa asservita ai comunisti – l’elenco di tutte le cose fatte dal governo o che stanno per essere fatte: ci saranno le risorse per l’università, il federalismo farà ridurre la pressione fiscale, la famiglia è al centro della nostra azione, la mafia possiamo vincerla, abbiamo riformato le pensioni senza un’ora di sciopero, non tasseremo bot e casa, la giustizia sarà riformata entro la fine del mese con un testo condiviso. Non è vero infine che nel Pdl non ci sia democrazia, «per ben sette volte mi sono adeguato a decisioni che non condividevo».

Che cosa capiamo da un discorso come questo?
Fini lo ha giudicato “tardivo”, “senza prospettiva” e “deludente”. L’ipotesi di un governo di centro-destra guidato da un politico diverso da Berlusconi – benché allo stato molto improbabile – spaventa il premier al punto da fargli annunciare che non farà passi indietro. L’interpretazione di tutte le mosse di Fini come favori alla sinistra è già da campagna elettorale. Il patto di legislatura nasconde questo problema: il Pdl, giuridicamente, appartiene sia a Berlusconi che a Fini, che lo hanno fondato insieme – e firmando – da un notaio. Ieri, nella cronistoria per immagini che ha aperto la direzione Pdl, Fini è scomparso. Come se non fosse mai esistito. Il che non sarà sostenibile, casomai si arrivasse in tribunale. Berlusconi in precedenza aveva anche detto che si presenterà in campagna elettorale «con un nuovo simbolo». L’appello alla coesione è la controprova dell’inquietudine che circola nel partito. L’altro giorno altri due deputati se ne sono andati per confluire nel Fli. I sondaggi, senza accreditare crescite della sinistra, dànno in calo sia il Pdl che il gradimento per Berlusconi.

Cos’è la storia del governo battuto alla Camera?
In commissione Bilancio. Si votava sui fondi Fas, quelli che l’Europa destina alle aree sottosviluppate. Tremonti li ha adoperati finora per scopi diversi e ieri, nel comma 5 del disegno di legge sulla stabilità (di un solo articolo), li destinava alle Regioni come compensazione per i tagli operati in Finanziaria. Un emendamento, approvato contro il parere del governo, ha bloccato la manovra.

Chi ha presentato l’emendamento?
L’Mpa, che ha duplicato un emendamento identico dell’Udc.

• Che succederà adesso?
A parte le conseguenze politiche (gonfiate, perché può capitare che un governo vada sotto), probabilmente niente. Il dibattito è stato sospeso e Tremonti troverà il modo di dare i soldi alle Regioni prendendoli da un’altra voce di bilancio. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 5/11/2010]