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 2010  novembre 19 Venerdì calendario

Ieri borse allegre, dopo una settimana di ribassi e depressioni: i tecnici del Fondo monetario, dell’Unione europea e della Banca centrale sono a Dublino per contrattare il prestito che dovrebbe salvare l’Irlanda

Ieri borse allegre, dopo una settimana di ribassi e depressioni: i tecnici del Fondo monetario, dell’Unione europea e della Banca centrale sono a Dublino per contrattare il prestito che dovrebbe salvare l’Irlanda. Le discussioni cominciano oggi. D’altra parte l’Irlanda non ha ancora chiesto soldi a nessuno, perché il governo in carica deve affrontare le elezioni e pensa che la richiesta di un finanziamento potrebbe danneggiarlo.

Perché?
In una vignetta dell’Irish Times si vede un tavolo delle trattative in cui il Fmi siede su un trono, la Ue in poltrona e l’Irlanda su uno sgabello. Ci sarebbe una questione di orgoglio nazionale, ma… Nei giorni scorsi il presidente del consiglio Ue, Herman Van Rompuy, ha detto che sul rischio irlandese e su quello portoghese, che a quanto pare ci aspetta dietro l’angolo, si gioca la sopravvivenza dell’euro. Ci sono anche voci relative alla Grecia, che non sarebbe in grado di ridurre il suo deficit come promesso mesi fa al momento in cui gli furono prestati 45 miliardi. L’Austria ha annunciato che, in questo caso, non verserà i nove miliardi della terza tranche del prestito, in calendario a dicembre. Lei sa, perché ne abbiamo già parlato ai tempi della crisi greca, che un “default”, cioè un fallimento, in Europa provocherebbe un crollo della fiducia nei titoli emessi dagli stati del Continente. È per questo che anche la crisi di paesi piccoli come l’Irlanda o il Portogallo può avere conseguenze assai gravi.

In che consiste la crisi irlandese?
Costruzione forsennata di case che nessuno è in grado di comprare (gli appartamenti vuoti, in una nazione di 4 milioni e mezzo di abitanti, sono 300 mila), crollo dell’edilizia con ritorno a casa di 40 mila immigrati, banche – che avevano finanziato la costruzione delle case – a remengo, e quindi di fatto nazionalizzate. Il problema è che banche tedesche, inglesi, francesi e americane hanno in cassa circa 400 miliardi di bond irlandesi, che pagano adesso un interesse del 10 per cento circa (9 punti in più dei bund tedeschi), ma che forse l’Irlanda non è in grado di rimborsare. Le banche tedesche, che hanno altri guai per conto loro, sono esposte sull’Irlanda per 138,6 miliardi di euro.

Al tempo della Grecia non era stato creato un fondo per salvare i paesi che si trovassero in difficoltà?
Sì, lo scorso agosto è stato costituito questo fondo, per 720 miliardi, da usare o direttamente per prestar soldi (60 miliardi dalla Ue e 220 dal Fmi) oppure per garantire i prestiti dei paesi con scarso credito planetario (440 miliardi dei 16 paesi dell’Eurozona). Questo fondo verrà smantellato nel 2013. La Merkel vuole che a quel punto l’Unione si sia data le regole per far fallire gli stati dalla finanza allegra. Perché è chiaro che la garanzia di essere salvati spinge a ogni forma di furbizia gli uomini politici. Lei ricorderà che i greci hanno falsificato i loro bilanci per ingannare la Ue (la quale a sua volta s’è lasciata ingannare). La cosa ha suscitato in Germania un’indignazione che la classe politica tedesca deve ancora placare del tutto.

L’Italia?
L’Ocse prevede che nel 2010 avremo un Pil dell’1% superiore a quello dell’anno scorso, all’interno di un’area che crescerà del 2,8. Il debito scenderà al 117,5% solo nel 2012. A parte questo, le altre informazioni che ci riguardano – sto citando da stime internazionali – sono piuttosto rassicuranti. Rapporto deficit/Pil: 5% da noi, 32% in Irlanda, 9,3% in Spagna, 7,8% in Grecia, 7,7% in Francia, 7,3% in Portogallo. Debito: il salto di Irlanda, Grecia, Francia, Spagna è nettamente superiore al nostro. Inoltre è basso il debito delle famiglie italiane: il 42% del pil contro il 64% della media europea. I Btp italiani pagano un 1,6 in più rispetto ai Bund tedeschi.

Ma allora a noi la crisi irlandese che male può fare?
Non immagina le conseguenze di un fallimento dell’euro? Gente che corre a ritirare i risparmi prima che gli siano convertiti in lire, inflazione al galoppo, nessun credito dalle istituzioni finanziarie internazionali. Starebbe nei guai anche la Germania: il suo marco sarebbe fortissimo e le esportazioni, quindi, precipiterebbero. I tedeschi vogliono l’euro basso, per poter vendere all’estero i loro prodotti. Qualcuno pensa che le grida della Merkel contro gli stati spendaccioni siano un modo per deprimere l’euro, troppo valutato. Anche gli americani, infatti, puntano a un ribasso del dollaro e l’altro giorno Bernanke ha annunciato che saranno messi in circolazione 600 miliardi di biglietti verdi, per inflazionare un po’ la valuta americana. No, la Merkel non vuole spaccare l’euro, le piace anzi che il sud Europa e l’Irlanda siano tanto deboli. Quanto dovrebbe valere altrimenti un euro? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 19/11/2010]