Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 22 Lunedì calendario

Casini propone un “governo d’armistizio”…• Sa che non ci capisco più niente? Si potrebbe fare il punto della situazione?Casini ha parlato ieri a Milano, proponendo un “governo d’armistizio”, senza la Lega, che non gli piace

Casini propone un “governo d’armistizio”…

Sa che non ci capisco più niente? Si potrebbe fare il punto della situazione?
Casini ha parlato ieri a Milano, proponendo un “governo d’armistizio”, senza la Lega, che non gli piace. Poiché ha anche lanciato un appello al Partito democratico perché si liberi delle frange di sinistra, immagino che punti su una maggioranza in qualche modo sostenuta anche da Bersani. Non so come Berlusconi potrebbe accettare di guidare un esecutivo del genere, ammesso che i numeri ci siano. Ma forse il capo dell’Udc pensa a un altro premier. Casini dice di essere pressato da industriali, sindacalisti e mondo cattolico perché faccia «un gesto di responsabilità». È vero che fuori dalla politica c’è una forte pressione perché le elezioni siano evitate. La Marcegaglia ha detto pubblicamente di non volerle. A parte qualunque altra considerazione, il timore è che l’instabilità politica abbia come conseguenza un attacco ai titoli di stato italiani, con conseguenze difficili da immaginare sul nostro sistema finanziario. Ieri, per la salvezza dell’Irlanda, che ha quattro milioni e mezzo di abitanti, si parlava di un prestito da cento miliardi. Quanti ce ne vorrebbero per l’Italia, se partisse un’ondata di vendite?

Diamo per scontato che il 14 dicembre Berlusconi otterrà la fiducia al Senato, e facciamo le due ipotesi. Il 14 dicembre il governo ottiene la fiducia dalla Camera. Oppure no, il 14 dicembre il governo non ottiene la fiducia dalla Camera.
Anche se ottiene la fiducia, la maggioranza non sarà troppo forte. Si sa che il Cavaliere sta convincendo parecchi deputati a sostenerlo, ma, in ogni caso, senza il Fli, avrà a disposizione pochi voti in più. Maroni ieri ha detto che la Lega non intende fare la fine di Prodi: «Abbiamo avvertito Berlusconi che non è sufficiente una maggioranza di 2-3 persone, se ogni giorno dobbiamo rimanere appesi a queste due-tre persone». Quindi, subito dopo l’eventuale, risicata fiducia di Montecitorio, la Lega aspetterà quel poco che manca all’approvazione dei decreti attuativi del federalismo e poi pretenderà il voto. Qui c’è anche lo scenario di un redde rationem interno al centro-destra, con la candidatura di Tremonti a premier, esplicitamente lodato pochi giorni fa sempre da Maroni. Non spingiamoci però troppo in là.

Berlusconi non prende la fiducia alla Camera.
Avendola ottenuta al Senato, il Cavaliere sosterrà che non esiste nessuna maggioranza e pretenderà da Napolitano le elezioni anticipate. È una bugia, perché il partito che ha votato il governo A può benissimo votare anche un governo B. E tuttavia… Il problema di Napolitano è il quadro internazionale, e non si possono fare previsioni su come si presenterà la congiuntura tra venti giorni. Se fossimo nella tempesta, o prossimi alla tempesta, il Presidente farà di tutto per mettere insieme un qualche gabinetto «con chi ci sta». Magari guidato ancora da Berlusconi e con l’Udc dentro, alla fine di una trattativa a sangue con la Lega. Non credo troppo all’improvvisa moderazione di Fini. Fini, dopo tutta la strada che ha fatto, può votare un governo di centro-destra, ma non può certo sostenere Berlusconi senza perdere la faccia. Potrebbe dunque esserci un nuovo governo di centro-destra, senza il Cavaliere. Oppure questo governo d’armistizio, o tecnico, o di responsabilità, eccetera eccetera. I democristiani come Casini hanno una grande abilità nel trovar nomi.

Caso Carfagna.
Che scioglierei in un più generale caso Pdl. Una delle debolezze di Berlusconi sta nell’inesistenza di un partito alle sue spalle, che si traduce in un’inesistenza di alternative. Del resto, per il Cavaliere le alternative sono inconcepibili. La Carfagna, con un’intervista al “Mattino” uscita ieri, ha confermato che il 15 dicembre, dopo aver votato la fiducia a Berlusconi, si dimetterà da tutto: governo, Parlamento e partito. Ha usato parole durissime: in Campania è in corso «una guerra tra bande dove vige la prepotenza e l’arroganza», «mi viene impedito di battermi a favore della legalità», eccetera. Un’intervista abile, in cui si distingue tra Berlusconi e i suoi uomini: in pratica, il ministro per le Pari opportunità invita il premier a riprendere in mano il partito. Berlusconi ha risposto facendo quasi spallucce («la signora Carfagna…»). Credo che stia sottovalutando il problema. La Carfagna ha fatto capire di voler continuare a far politica nella formazione di Miccicché, appena fondata e che si chiama Forza Sud.

La sinistra?
Francamente in questo momento mi pare tagliata fuori dalla lotta. La lotta è tutta a destra. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 22/11/2010]