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 2010  novembre 29 Lunedì calendario

Gli americani hanno piazzato spie e informatori dappertutto, non solo nei ministeri dei paesi nemici (il che era ovvio), ma anche nei governi o nelle camere da letto dei leader dei paesi amici

Gli americani hanno piazzato spie e informatori dappertutto, non solo nei ministeri dei paesi nemici (il che era ovvio), ma anche nei governi o nelle camere da letto dei leader dei paesi amici. Nei 250 mila rapporti confidenziali rivelati da Wikileaks ci sono notizie intime su Berlusconi e rivelazioni che riguardano la Germania. Il nostro ministro degli Esteri Frattini (protagonista di uno di questi “cables” più o meno segreti, da cui esce però indenne) ha definito la valanga di documenti messi in in rete da Wikileaks «l’11 settembre della diplomazia».

Cominciamo dalle rivelazioni su Berlusconi.
Bisogna premettere che prendiamo queste notizie non da Wikileaks – ieri impossibile da raggiungere e molto probabilmente sabotato dai contro-hacker americani – ma dai cinque giornali a cui Julian Assange ha distribuito il materiale prima di sparire. Cioè, l’americano New York Times, il tedesco Der Spiegel, l’inglese Guardian, il francese Le Monde e lo spagnolo El Pais. Ognuno ha ricevuto rivelazioni diverse, che bisognerà dunque mettere insieme. Per quello che riguarda Berlusconi, gli americani erano perfettamente informati dei suoi “wild parties” da qualcuno che, dopo avervi preso parte, ha puntualmente riferito. “Wild parties” significa “orge selvagge” e negli Stati Uniti si adopera questa espressione per definire i festini degli studenti – specialmente i primi festini degli studenti – dove si fa sesso a tutto spiano e si consuma droga. Anche le ammucchiate sulle spiagge del Messico sono “wild parties”: agli americani non sarebbero certo permesse a casa loro. Questo per quanto riguarda le rivelazioni dello Spiegel, confermate poi dal Pais. Il New York Times rivela un “cable” più politico: «nel 2009 diplomatici americani a Roma hanno riferito che i loro contatti italiani (cioè le spie piazzate alla Farnesina o a Palazzo Chigi – ndr) descrivono una relazione straordinaramente stretta tra Putin e Berlusconi. Questa relazione include regali generosi, contratti lucrosi nel settore energetico e un mediatore ombra italiano “russian-speaking”» cioè che parla russo. Chi è costui? Il “cable” non lo dice, ma continua: «Berlusconi appare sempre di più come il portavoce (mouthpiece) di Putin in Europa». Segue una notazione interessante su Putin, capace di dominare tutte le figure pubbliche del suo paese, ma regolarmente fatto fesso (undermined) da una burocrazia ingovernabile che ignora spesso i suoi ordini (edicts). Queste rivelazioni apparentemente dicono poco di nuovo, perché i festini di Berlusconi ormai si studiano a scuola e anche il legame tra i nostro premier e Mosca è palese. E tuttavia: ci sono spie americane in casa del Cavaliere e questo in definitiva è sorprendente. Comincia poi da oggi la caccia al “russian-speaking go-between” cioè al mediatore che parla russo. Come mai un mediatore? In base alla nostra esperienza i go-between, in situazioni come queste, si occupano del lavoro sporco, cioè del pagamento delle tangenti, perché certo non c’è bisogno di un mediatore per far incontrare Putin e Berlusconi.

Il cable su Frattini?
Niente, il “cable” del Guardian riferisce nel dettaglio l’incontro tra il nostro ministro degli Esteri e Robert Gates, il segretario alla Difesa americano, lo scorso 8 febbraio a Roma. Frattini insiste sulla necessità, in Afghanistan, di una maggiore cooperazione tra civili e militari, e Gates gli dà ragione. Piuttosto, le e-mailpiù scottanti – almeno finora - riguardano Gheddafi, l’Iran e le Coree.

Gheddafi?
Il sito del New York Times scrive che Gheddafi si porta sempre in giro una “voluptuous blonde” ucraina, di professione infermiera. Il rais si seccò molto quando gli vietarono di montare la sua tenda a Manhattan e di andare a visitare Ground Zero, al punto che non voleva più mantenere la promessa di restituire alla Russia una certa partita di uranio arricchito. El Pais dice che usa il botox per apparir più liscio e che ha la mania delle malattie, fa filmare i controlli medici ecc, cioè è ipocondriaco.

L’Iran?
Le mail rivelano che gli arabi premevano sugli americani perché attaccassero l’Iran. È una notizia che metterà in difficoltà i sauditi tra i musulmani.

Le Coree?
Il New York Times rende nota tutta una discussione tra americani e sud-coreani riguardante la prospettiva di una unificazione del Nord e del Sud della Corea. È una linea che può complicare i rapporti con la Cina, che perseguono un obiettivo diametralmente opposto: avviare la Corea del Nord – che Pechino considera quasi una sua colonia - su una linea riformista che le permetta di contrapporsi nettamente alla filoamericana Sud Corea. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 29/11/2010]