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 2010  dicembre 06 Lunedì calendario

C’è un sospettato nel caso Yara, che il pubblico ministero Letizia Ruggeri ha arrestato e interrogato ieri per molte ore

C’è un sospettato nel caso Yara, che il pubblico ministero Letizia Ruggeri ha arrestato e interrogato ieri per molte ore. Gli inquirenti fanno sapere poco e niente e non ci hanno comunicato neanche le generalità dell’imputato. Solo ai genitori di Yara è stato raccontato qualcosa: il colonnello dei carabinieri, Roberto Tortorella, è andato a trovare la famiglia Gambirasio per dare la notizia di questo fermo. Uscendo, non ha voluto dire niente. La strada che porta in casa della povera ragazza è stata sbarrata. I giornalisti non possono avvicinarsi.

Come si è arrivati a questo tizio?
I cani avevano tenacemente tirato i guinzagli dei loro istruttori verso la zona di Mapello, dalla parte opposta a quella della casa della ragazza. Qui c’è un cantiere dell’ex Sobea che sta costruendo un centro commerciale. I carabinieri hanno perquisito il cantiere senza trovare la minima traccia. Il magistrato s’è allora fatta consegnare la lista dei dipendenti e di quelli che erano mancati dopo il venerdì della scomparsa (26 novembre). Salta fuori un nome, un nordafricano che il lunedì doveva venire a lavorare e invece non s’è presentato. Intendiamoci: è solo un indizio, perché intanto il corpo della ragazza non si trova. Gli mettono in ogni caso il telefono sotto controllo. L’uomo ha una fidanzata araba e le parla. I dialoghi vengono tradotti. Il traduttore dice a un certo punto di aver sentito la frase: «Allah mi perdoni, ma non l’ho uccisa io». Questa frase basta per andare a cercare l’uomo e fermarlo.

Non sappiamo neanche il nome?
Pare che si chiami Mohamed, che è come dire che non ha nome. In ogni caso, dalle indagini su Mohamed risulta che sta tornando a casa sua, in Marocco, via mare. Ha 22 anni. Il problema è pigliarlo prima che la nave sciolga gli ormeggi. Hanno rischiato, in effetti, che gli sfuggisse.

Come mai?
I carabinieri di Bergamo e quelli del comando provinciale di Genova si sono fatti dare le liste dei passeggeri di tutti i traghetti in partenza dalla Liguria per il Nord Africa. Hanno trovato un Mohamed col cognome del ricercato sull’Excellent, della compagnia Grandi Navi Veloci, in partenza da Sanremo per Tangeri alle 18.45, primo scalo previsto a Barcellona. Sono saliti a bordo, hanno trovato l’uomo, lo hanno identificato e, dopo qualche domanda, hanno capito che non poteva essere lui. In un’altra lista c’era però un altro Mohamed con lo stesso cognome. Solo che la nave su cui era salito – la Berkane, della compagnia marocchina Comarit – era già salpata, da Genova, alle 13. Il direttore marittimo ha allora telefonato al comandante del Berkane, spiegandogli la situazione. Quello era già al largo 17 miglia dalla costa, in acque internazionali. È tornato indietro perché i militi potessero arrestare il sospettato.

Potrebbe essere lui?
L’hanno portato in carcere a Bergamo, in via Gleno. La dottoressa Ruggeri l’ha interrogato per ore e ore. Nega tutto. Ieri sera circolava qualche dubbio sulla traduzione della frase detta alla fidanzata. L’uomo potrebbe essere innocente, non dimentichiamolo, specialmente adesso che ci sono manifestazioni contro gli immigrati a Bembrate (vedi la cronaca qui sotto). Servirà a qualcosa ricordare che le cronache degli ultimi anni sono piene di italiani che hanno commesso delitti orrendi?

Da tutto questo dobbiamo in ogni caso dedurre che per i giudici Yara è morta?
Il marocchino è imputato di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere. Ieri, domenica, il numero di volontari impegnato nella ricerca del corpo è aumentato di altre trecento unità. È stata prima battuta la zona di Barzana, a nord di Brembate Sopra. Poi le ricerche si sono concentrate nel bosco che ricopre una collina a ridosso del centro sportivo del paese di Ambivere, a pochissimi chilometri da Brembate. Ma è come cercare un ago nel pagliaio. Se non si trova qualcuno che sa, e se questo qualcuno non parla, possono passare mesi, o addirittura anni, prima che salti fuori, per caso, qualcosa. Gli inquirenti hanno rivalutato la testimonianza iniziale di Enrico Tironi, un giovane che fin dal primo giorno aveva raccontato di aver visto, all’ora della scomparsa, una ragazza che stava insieme a due uomini a pochi passi da una Citroen rossa ammaccata. Gli abiti corrispondevano, ma magistrato e carabinieri, forse per non fare uscire notizie preziose, avevano detto ai cronisti di non ritenere la testimonianza attendibile, facendo capire che avrebbero addirittura denunciato Tironi per procurato allarme. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/12/2010]