La Gazzetta dello Sport, 9 dicembre 2010
Il 5% delle famiglie italiane non riesce a pagare il mutuo…• Alt. Di quale anno stiamo parlando?Del 2007
Il 5% delle famiglie italiane non riesce a pagare il mutuo…
• Alt. Di quale anno stiamo parlando?
Del 2007. Lo so, è forse un po’ troppo in là per trarne conclusioni troppo affrettate. Ma stiamo a sentire lo stesso. Ecco qui il lancio d’agenzia di ieri pomeriggio: «Il 13,1% delle famiglie italiane ha contratto un mutuo, ma circa una volta su venti non riesce a rimborsare le rate secondo la scadenza. Quasi il 5% delle famiglie sottoscrittrici di un mutuo, infatti, si sono rivelate insolventi. E’ questo "il valore più alto, insieme a quello della Spagna, tra i sette Paesi europei analizzati" (tra cui Gran Bretagna, Francia, Finlandia, Olanda e Irlanda). È quanto emerge da uno studio su "L’incremento dell’uso di politiche di prezzo basate sul rischio per i mutui in Italia" condotto da Silvia Magri e Raffaella Pico della Banca d’Italia, utilizzando dati raccolti da Eurostat nel 2007». Seguono allarmi del Codacons, secondo cui la situazione del 2010 è peggiore di quella del 2007, eccetera. L’aria di giornata è risultata alla fine grigia anche per le dichiarazioni di Strauss-Kahn, il direttore generale del Fondo Monetario, secondo cui «il futuro resta preoccupante e più incerto che mai […] dobbiamo districarci dal circolo disastroso dei guadagni privati e delle perdite a carico dell’intera società […] Dobbiamo essere preparati quando arriverà una nuova crisi, perché la domanda non riguarda il se ma il quando».
• È vero?
È certamente vero quello che dice Strauss-Kahn, perché l’indebitamento del mondo è enorme e il rompicapo da risolvere è come «pagare senza pagare», cioè come dar soddisfazione ai creditori senza mandare all’aria il pianeta. A quello che capisco, le strade possibili sono due: o allungare il debito all’infinito (che ne direbbe di un saldo a mille anni, per esempio?) o annegare tutto nell’inflazione. Non voglio entrare nell’ultimo dibattito, quello che riguarda gli euro-bond, un classico caso in cui tutti hanno ragione.
• Gli euro-bond sarebbero?
Invece di finanziarsi con i bot italiani o con i bund tedeschi, ci si finanzia con un titolo emesso a livello europeo. L’idea è di Tremonti-Juncker (Juncker è il ministro delle Finanze della zona euro). La Merkel non vuole. L’idea tedesca è: troviamo un sistema per far fallire gli stati insolventi, unico modo per scoraggiate i politici che, pur di avere voti, non badano a spese.
• La storia dei mutui non è preoccupante per noi? Mi pare che la grande crisi in cui ci troviamo sia partita proprio dai mutui che le famiglie americane non riuscivano a pagare.
Sono dati del 2007. Trovano un certo appoggio in un passaggio del discorso “Rapporto sulla stabilità finanziaria” presentato da Draghi l’altro giorno. «I nuclei familiari meno abbienti presentano un’incidenza più elevata della rata del mutuo sul reddito risultando pertanto più esposti al rischio di variazioni dei tassi di interesse o del reddito disponibile». Secondo analisi recenti, a incontrare maggiori difficoltà nei pagamenti sono i giovani e i residenti nel Mezzogiorno. Draghi ha ricordato che le banche hanno permesso a 31 mila famiglie di sospendere la rata, anche per dodici mesi, congelando in questo modo circa quattro miliardi. La storia dei mutui potrebbe risultare più grave di questo 5% denunciato da Magri-Pico se, passato l’anno, i 31 mila non fossero in grado di riprendere i pagamenti. Altri dati, tuttavia, mostrano che le famiglie italiane sono piuttosto ricche. Mentre bisogna studiare un modo per aiutare chi non ce la fa, si deve anche ammettere che in generale non c’è forse da preoccuparsi troppo.
• Non è un’affermazione audace?
Mi baso su uno studio del Credit Suisse pubblicato a fine ottobre e intitolato Global Wealth Report, cioè Rapporto sulla ricchezza globale. Ci sono solo due paesi che possono vantare famiglie più ricche delle nostre: la Norvegia e l’Australia. La nostra ricchezza mediana (il numero che divide esattamente in due il Paese: tanti sono quelli che ne hanno di più, altrettanti quelli che ne hanno di meno) è pari nel 2010 a 115 mila dollari. Surclassiamo tutti: i giapponesi stanno a 103 mila, i canadesi a 95 mila, gli inglesi a 79 mila, francesi e tedeschi a 59 mila. Gli americani sono quelli che stanno peggio di tutti, a 48 mila dollari. Idem nelle altre graduatorie: settimi per ricchezza media, primi per la più bassa percentuale di popolazione adulta con meno di 10 mila dollari, primi col Giappone nell’indice di concentrazione della ricchezza (cioè è ben distribuita). La nostra ricchezza privata copre il nostro debito pubblico 4,3 volte. La più alta garanzia al mondo, con quella tedesca. Forse non c’è da disperarsi. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/12/2010]