2 giugno 1946
L’Italia del 2 giugno
• L’articolo di Antonio Carioti pubblicato sul Corriere della sera dell’11 marzo 2011.
Nella Nuova Zelanda avveniva già dal 1893, in Gran Bretagna e negli
Stati Uniti dal 1918, in Brasile dal 1932. Ma per l’Italia bisogna
aspettare il 1946 perché le donne possano fare uso della scheda
elettorale (...). Si comincia con le comunali, che si tengono a spizzichi e
bocconi tra marzo e aprile in molte zone del Paese. E poi il 2 giugno
arriva finalmente la prima consultazione nazionale in cui le donne
votano e vengono elette.
Dopo vent’anni di dittatura, i cittadini sono
impazienti di esercitare questo diritto. Nelle lunghe file che si
formano davanti ai seggi sin dalle prime ore del mattino, le più
pazienti si dimostrano proprio le signore, abituate alle code estenuanti
del periodo bellico. Però devono stare attente al rossetto: le schede
vanno incollate, umettando con le labbra il lembo apposito per renderlo
adesivo, e se rimanesse una sbavatura rossa il suffragio sarebbe
riconoscibile, quindi finirebbe annullato. Meglio evitare l’uso del
cosmetico, almeno per oggi.
La guerra è finita da poco più di un anno e
il Paese ne porta ancora i segni. Per esempio a Milano sono in corso i
lavori di restauro della basilica di Sant’Ambrogio, gravemente
danneggiata dai bombardamenti. La maggioranza degli italiani ha il
problema di mettere insieme il pranzo con la cena, i sardi per giunta,
proprio in questi giorni, sono alle prese con enormi sciami di
cavallette.
Restano in gran parte aperte le ferite per il conflitto
sanguinoso che ha diviso la nazione, ma la giornata trascorre
tranquilla. Però alle due di notte una bomba è stata lanciata contro la
tipografia in cui si stampano a Milano l’Unità comunista e l’Avanti!
socialista.
Due le schede di voto. Una riguarda l’elezione della
Costituente: ci sono i simboli dei partiti che domineranno per mezzo
secolo, dallo Scudo crociato democristiano alla Falce e martello del
Pci, passando per l’Edera repubblicana, ma anche gli emblemi di forze
destinate a sparire in fretta, come la spada fiammeggiante del Partito
d’Azione e il cittadino torchiato dell’Uomo qualunque. L’altra scheda è
per il referendum tra monarchia (rappresentata dallo stemma dei Savoia) e
repubblica (simboleggiata dalla testa di una donna con la corona
turrita). Prevarrà la seconda opzione, con due milioni di voti in più (e
qualche contestazione). Così il 2 giugno diventerà festa nazionale, la
festa della Repubblica.
Antonio Carioti
[Cds 11/3/2011]