1 giugno 1946
C’è il referendum, Umberto II scrive agli italiani
• Ecco il testo del messaggio di Umberto II diffuso a campagna elettorale ormai chiusa, per il referendum monarchia o repubblica, e pubblicato il primo giugno dal Nuovo Corriere della Sera.
«Italiani!
Ormai alla vigilia della consultazione in cui dovrete scegliere tra monarchia e
repubblica, desidero ancora una volta parlarvi a cuore aperto. Costretti ad
assumere, per voi e i vostri figli, la responsabilità di una scelta così grave,
un dubbio assilla molte cosceinze. Qual è il mio dovere? Come devo agire per il
bene della Patria? La risposta non può venire dagli uomini, ma solo da un più
alto e infallibile consigliere.
Come ho già
più volte dichiarato, io accetterò il responso del popolo liberamente espresso,
e aggiungo che chiederò ai fedeli sostenitori della monarchia di rispettare
anch’essi, senza alcuna riserva, la decisione della maggioranza. Ma, serbando
la Corona, non vorrei che il numero degli insoddisfatti fosse tale da farmi
sentire una profonda amarezza, anche perché pur tra gli assertori delle
istituzioni repubblicane sono numerosi gli uomini di mente elevata e di cuore
puro, che, con onesta coscienza, aspirano a un mutamento radicale nella forma
dello Stato. In vista di tali circostanze, anch’io ho chiesto a me stesso: qual
è il mio dovere per il bene supremo dell’Italia? E anch’io, come voi, non ho
potuto chiedere che a Dio di guidarmi.
Italiani,
vi dico solennemente che, in caso di riaffermazione dell’istituto monarchico,
accetterò le responsabilità che ho assunte secondo la legge all’atto della
succesione; ma, per quanto mi riguarda e mi compete, mi impegno ad ammettere
che, appena la Costituente avrà assolto il suo compito, possa essere ancora una
volta sottoposta agli Italiani, nella forma che la rappresentanza popolare
volesse proporre, la domanda cui siete chiamati a rispondere il 2 giugno.
Allora molte passioni si saranno placate; molti che oggi sono perplessi avranno
avuto il tempo per fare una scelta ponderata. Allora potranno partecipare ala
consultazione – come ognuno di noi fervidamente desidera – tutti i cittadini
italiani, anche quelli dei territori di frontiera oggi esclusi dal diritto di
voto, anche i prigionieri di guerra che ancora attendono di ritornare alle loro
case.
Italiani,
nella serena coscienza di aver presente solo il bene del Paese, esprimo oggi,
dal più profondo dell’animo, l’augurio che questo mio nuovo atto giovi pur esso
alla pacificazione nazionale e contribuisca alla rinascita della nostra Italia
in una atmosfera di intera concordia e di feconda collaborazione».
Umberto II