2 giugno 1946
“Tutti alle urne”, l’editoriale del Corriere
• Il Nuovo Corriere della Sera esce con questo editoriale non firmato in prima pagina.
«Tutti alle urne! E tutti alle urne con serietà, con compostezza, con
calma e con un gioioso senso d’orgoglio. Sì, siamo orgogliosi di aver
finalmente ritrovato noi stessi; orgogliosi di essere ancora dei
cittadini; di avere riacquistato il diritto e il dovere – negatici dal
fascismo col sostegno della monarchia – di contribuire individualmente e
direttamente alle sorti del nostro Paese; orgogliosi che il domani
d’Italia dipenda anche dal nostro piccolo voto odierno; orgogliosi di
poterlo dare liberamente come ci detta la nostra coscienza. Tutti alle
urne! Alle urne i vecchi che da più di venti anni mordevano il freno
condannati – dal fascismo col sostegno della monarchia – a tacere, a
disinteressarsi della cosa pubblica e ad assistere parzialmente passivi
alla follia di Mussolini, affiancato dal Re, all’aberrante fanatismo dei
nazionalisti, alla prepotenza, alla cupidigia, alla corruzione dei
gerarchi che ci dovevano gradatamente portare a questa immane ruina;
alle urne i giovani, giustamente lusingati di sentirsi oggi uomini e di
dare, come tali, il loro appoggio alla creazione della nuova Italia
nella quale dovranno affermare la loro personalità; alle urne le donne,
le nostre donne tanto ansiose di tempi migliori in cui non dovranno più
temere né piangere per i loro sposi, per i loro figlioli e per la loro
casa. Tutti alle urne! Alle urne disciplinatamente, senza chiassate e
senza provocazioni. Rinnoviamo l’esempio dato nella giornata delle
elezioni amministrative quando dovunque, nei piccoli e nei grandi
centri, tutto è proceduto con ordine, senza incidenti e senza tumulti
talché gli stranieri stessi, sempre un po’ diffidenti verso di noi, ne
sono rimasti sorpresi e ammirati. Tutti alle urne! Alle urne senza
paure, serenamente convinti dell’importanza del nostro voto e fiduciosi
nel successo della causa per cui andiamo a darlo. Ma quale sia per
essere l’esito del referendum impegniamoci fin d’ora ad accettarlo e a
rispettarlo. Così in questo riconoscimento e in questa accettazione
della volontà popolare, noi daremo al mondo la miglior prova che siamo
degni della libertà che abbiamo finalmente riconquistato». [Nu. Cds
2/6/1946]