La Gazzetta dello Sport, 31 maggio 2011
Berlusconi ha malamente perso le elezioni amministrative: a Milano Pisapia ha battuto la Moratti 55,1 a 44,9, a Napoli De Magistris ha travolto Lettieri 65,4 a 34,6
Berlusconi ha malamente perso le elezioni amministrative: a Milano Pisapia ha battuto la Moratti 55,1 a 44,9, a Napoli De Magistris ha travolto Lettieri 65,4 a 34,6. Anche se la Lega ha aumentato il numero totale dei suoi sindaci, Bossi non può cantare vittoria. I risultati sono comunque inferiori alle attese e certe città simbolo – come Novara – sono passate al centro-sinistra, che ha preso anche Trieste e Cagliari. Si registra, per il centrodestra, un buon risultato a sud, dove il Pdl, alleandosi con l’Udc, ha vinto a Cosenza e in altri comuni della Calabria e della Puglia. D’altra parte, a Macerata, l’Udc ha corso con D’Alema e ha vinto. Sicché uno dei temi dei prossimi, politicamente caldissimi, giorni sarà quello della posizione del Terzo Polo, dove si sommano Udc, Fli e Api, cioè Casini, Fini e Rutelli. Il Fli può godere delle difficoltà di Berlusconi, ma ha segnato un risultato che potrebbe annunciarne l’irrilevanza politica, intorno al 3%. Pressoché invisibile Rutelli, intorno all’1,5. A rigore, il risultato deve essere valutato con attenzione anche dal Partito democratico: il vincitore di Milano è un uomo di Vendola, quello di Napoli è un esponente di spicco dell’Italia dei Valori. Il dilemma di Bersani è questo: andare alla battaglia contro Berlusconi alleandosi soprattutto con la galassia di sinistra oppure stringere al centro e tentare un asse con l’Udc, il cui elettorato è comunque di destra? Tutte faccende che ci tormenteranno nei prossimi giorni, almeno fino alla disputa referendaria (acqua, legittimo impedimento, forse il nucleare) prevista per il 12 e il 13 giugno.
• In
definitiva, in base a questo suo raccontino, gli sconfitti sono ben
individuati, i vincitori invece no.
Come ho già avuto modo di dire qualche giorno fa, il
vincitore assoluto è il metodo delle primarie, intorno a cui infatti si
comincia a ragionare anche nel centro-destra. Vendola deve la sua fortuna alle
primarie, Pisapia pure. Sartori aveva a suo tempo teorizzato che il vincitore
delle primarie (competizione che avvantaggerebbe secondo lui i candidati più
radicali) è poi inevitabilmente il perdente dell’elezione vera. Falsissimo,
almeno per quello che riguarda il nostro paese in questo periodo storico.
Bisogna però, a questo punto, che il centro-sinistra ammetta le primarie di
coalizione. E quindi faccia scendere in campo uno contro l’altro – che so –
Bersani, D’Alema, Veltroni, Fassino, De Magistris, Di Pietro, Chiamparino e
magari, nell’ipotesi del gran mucchio, anche Casini e Rutelli. È un
ragionamento che sta in piedi, naturalmente, con questa legge elettorale, in
cui è obbligatorio per le coalizioni indicare il candidato premier sulla scheda
(senza che poi Napolitano sia obbligato a nominarlo). Senonché questa legge elettorale
potrebbe cambiare.
• Come mai?
Lo hanno chiesto quelli della Lega la settimana
scorsa. Il sistema attuale costringe i partiti minori – come la Lega – ad
apparentarsi con qualcuno prima del voto e a dichiarare quindi in anticipo che
governo si farà. Bossi vuole andare alle politiche del 2013 con le mani libere,
senza cioè essere costretto a mettersi col Pdl, il cui destino, tra l’altro, è
in questo momento molto oscuro. Ieri, «valutati i risultati elettorali», s’è
dimesso da coordinatore del Pdl Sandro Bondi. La base leghista tuona contro il
Cav: ieri Radio Padania ha aperto il ciclo delle trasmissioni pomeridiane
mandando in onda Bandiera rossa.
• Però ho sentito che la Lega non vuole far
cadere il governo.
Anche Calderoli e Maroni hanno spiegato che, fatte
le dovute riflessioni sul risultato di questo voto, bisogna andare avanti in
modo da presentarsi forti all’appuntamento del 2013. Berlusconi, alle richieste
di dimissioni di tutta l’opposizione, ha risposto che il governo è saldo sulla
strada delle riforme. Queste dichiarazioni difensive dovranno fare i conti,
naturalmente, con i referendum e con i molti passaggi parlamentari necessari al
varo delle riforme.
• Come ha spiegato la sconfitta, il Cavaliere?
La linea dettata da Berlusconi per superare questi
primi momenti di difficoltà era chiara già la settimana scorsa: retrocedere la
consultazione a evento meramente localistico, attribuire tutte le
responsabilità alla mediocrità dei candidati prescelti, commentare il meno
possibile. La consegna del silenzio è stata osservata persino dalle reti
Mediaset: né Canale 5 né Italiauno né Rete4 hanno organizzato il solito
dibattito in studio a commento dei risultati. Berlusconi, che stava a Bucarest,
ha detto due parole alle otto di sera: «Sono un combattente, quando perdo le
forze mi si triplicano». Bossi è rimasto zitto.
• La rete ha giocato un ruolo particolare?
Berlusconi ha sbagliato a non puntare su Internet?
Mi pare che il momento chiave di tutta la battaglia
sia avvenuto in televisione, quando la Moratti ha dato del ladro a Pisapia nel
faccia a faccia su Sky. Da segnalare senz’altro, a questo proposito, che sia la
Moratti che Lettieri, appena hanno capito di aver perso, hanno telefonato ai
loro avversari per congratularsi
[Giorgio Dell’Arti]