vanity, 16 maggio 2004
Berlusconi e la caduta del governo
• Le possibilità che Berlusconi venga abbandonato dai suoi, con caduta del governo e formazione di un gabinetto istituzionale che vari la finanziaria e ci faccia votare un po’ prima del tempo, sono a questo punto piuttosto concrete. La Casa delle Libertà ha malamente perso anche la prova elettorale dell’8 e 9 maggio che coinvolgeva due milioni di elettori e riguardava la Sardegna, il Trentino-Alto Adige e la Val d’Aosta. Senza fare un elenco completo, che sarebbe troppo lungo, basterà dire che il centro-sinistra ha vinto quasi ovunque, persino in città che parevano imprendibili, come Sassari. Mentre scriviamo si sta votando a Catania e i politici del centro-destra hanno elevato la scelta del sindaco di questa città al rango di test decisivo. Gli uomini del centro-destra appaiono divisi sui rimedi da adottare per affrontare la crisi economica e anche sul voto da dare nel referendum del 12 giugno, quello che riguarda la fecondazione assistita. Giuliano Ferrara è a capo di una fazione estremista che grida perché si voti quattro volte no, Fini ha detto che voterà tre sì e un no (andando dietro alla dichiarazione di voto di Stefania Prestigiacomo, fatto che ha alimentato pettegolezzi su una liason amorosa tra i due), Casini si asterrà, così come vogliono i vescovi, ecc. Infine, dopo qualche personaggio di poco conto che non ha fatto notizia, cominciano a emigrare dal centro-destra al centro-sinistra anche le personalità di grido. Vittorio Sgarbi ha fatto sapere che, con la promessa di fare nel prossimo governo il sottosegretario ai Beni culturali, correrà per l’Unione alle politiche del 2006, iscrivendosi alle liste dei repubblicani. Sua previsione: “Prodi vincerà 500 a 150” (in termini di seggi). Domenico Fisichella, pezzo grosso di An e oggi vicepresidente del Senato, ha fatto chiaramente capire che abbandonerà presto Fini per passare – si presume – alla Margherita o ad altro schieramento prodiano. [Giorgio Dell’Arti]