vanity, 5 aprile 2004
La Lega espulsa da Montecitorio per cinque giorni
• Strillano pure quelli della Lega, che hanno scandito a Montecitorio lo slogan “Roma ladrona”, si son visti espellere dal presidente di turno Publio Fiori, hanno allora occupato l’aula per quattro ore e si sono beccati alla fine un’espulsione di cinque giorni. La Lega, si direbbe – adesso che il suo leader Bossi è fuori gioco – , ha bisogno di farsi vedere e sentire più di prima. Una notizia, che nessuno si azzarda a giudicare non-credibile, dice che Bossi s’è svegliato dal coma, ha carezzato la moglie ed è riprecipitato nel coma. Intanto il presidente della Repubblica è andato all’attacco di Castelli, chiedendogli il fascicolo relativo alla grazia chiesta da Bompressi e quello relativo alla grazia non chiesta da Sofri. Castelli è leghista, ministro della Giustizia e contrarissimo alla grazia a Sofri. Ai giornalisti che gli chiedevano notizie su questa lettera del Quirinale ha creduto di poter rispondere, mentendo, che la lettera non esisteva, cosa che in America lo avrebbe messo in un mare di guai. Qui è successo solo che il Quirinale, per smentirlo, ha reso la lettera pubblica. Castelli ha consegnato subito il fascicolo di Bompressi e ha pronosticato che per quello di Sofri, al momento inesistente, ci vorranno molti mesi. Ha poi scritto a Ciampi per chiedere come mai la lettera a lui fosse stata resa di dominio pubblico (fuga di notizie o scelta del Presidente?). Si profila uno scontro istituzionale molto serio. Pannella ha cominciato lo sciopero della fame e della sete per Sofri e perché al Presidente della Repubblica non sia sottratta una prerogativa che – secondo lui – è solo sua, cioè quella di dar la grazia. La Costituzione prevede che la grazia sia concessa dal Presidente e controfirmata dal ministro. La firma del ministro è un atto dovuto o no? Può il ministro rifiutarsi di firmare o no? Alla fine si pronuncerà la Corte costituzionale. [Giorgio dell’Arti]