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 2004  aprile 05 Lunedì calendario

Berlusconi e le tasse

Berlusconi vuole abbassare le tasse e costruire un sistema fiscale basato su due sole aliquote: il 23 per cento per i redditi più bassi, il 33 per cento per gli altri. Ha aggiunto: “Se non ci riesco, mi ritiro dalla politica”. In effetti questo delle due aliquote era uno dei punti chiave del programma presentato agli italiani prima delle ultime elezioni politiche, poi vinte. L’annuncio ha provocato una forte irritazione nel suo alleato Fini e un notevole sconcerto negli avversari del centrosinistra. Lo sconcerto del centrosinistra è presto spiegato: come si può fare campagna elettorale e raccoglier consensi opponendosi al taglio delle tasse? Di conseguenza la linea scelta dagli oppositori è stata (e sarà) per forza questa: la promessa è falsa; i tagli alle tasse, se arriveranno, saranno iniqui, cioè favoriranno i ricchi e faranno pagare tutto ai poveri. Quanto a Fini, l’irritazione ha due motivi. Primo: Berlusconi ha parlato senza informarlo, senza consultarlo, senza coinvolgerlo. Ne viene che Fini ha l’aria di contar poco, il che per lui è grave, e che l’eventuale merito del taglio delle tasse sarà tutto da attribuire a Forza Italia e non a lui, il che è ancora più grave. Secondo: per tagliare le tasse, Berlusconi dovrà cercare soldi, vale a dire realizzare risparmi. E dove risparmierà, presumibilmente? Nei conti pubblici, cioè colpendo gli sprechi dello Stato. E proprio qui, nell’impiego pubblico, sta un buon numero di elettori di An. La questione ha fatto venir fuori qualche cifra impressionante: a Palazzo Chigi lavorano 4500 persone (Berlusconi le ha trovate lì), mentre a Downing Sreet, la sede del governo inglese, non ce ne sono che 150 (all’epoca della Thatcher erano 60). Lo Stato passa soldi alle imprese attraverso la bellezza di 95 leggi diverse e questi soldi sono spesso a fondo perduto e queste imprese stanno spesso al Sud e il Sud è un’altra area dove An è forte. Si parla di sprechi per 30 o per 50 miliardi di euro l’anno, che valgono un punto e mezzo di Pil. L’onorevole Raffaele Costa, che da vent’anni fa campagna contro i soldi buttati via dalla pubblica amministrazione, dice che sarebbe relativamente facile tagliare 12 miliardi di costi inutili e che ci vuole solo “coraggio, coraggio, coraggio”. Per arrivare alle due aliquote, a quanto pare, di miliardi ne basterebbero 6. [Giorgio dell’Arti]