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 2004  aprile 26 Lunedì calendario

Gli Usa e la gestione del dopoguerra

• A questo punto l’opinione generale anche dei governi filo-Usa è che gli americani abbiano commesso errori gravi nella gestione del dopoguerra. Il premier spagnolo Zapatero ha rilasciato un’intervista al quotidiano El Mundo in cui dice di aver deciso il ritiro dopo essersi sentito dire da un alto funzionario Usa questa frase: “Lei si immagina che 130 mila soldati americani siano comandati da una persona che non sia un generale americano?”. C’è poi l’episodio del generale Chiarini, capo della missione italiana a Nassiriya: giovedì 15 aprile, il comandante in capo delle forze statunitensi in Iraq, generale Hugo Sanchez, gli ha comunicato che i suoi blindati sarebbero intervenuti nella sua zona. Chiarini gli ha risposto secco che in quel caso gli italiani avrebbero abbandonato la città. Cioè: gli americani si comportano in Iraq con arroganza e brutalità (questa è la critica) senza quella capacità di comprensione e mediazione che sarebbero indispensabili in una situazione tanto delicata. L’effetto politico di questo comportamento è che gli alleati hanno cominciato a premere sulla Casa Bianca per una riconsiderazione del problema, in chiave Onu o simili. E la sinistra europea e italiana, pur lodando nelle dichiarazioni ufficiali il ritiro di Zapatero, ha tuttavia dichiarato che l’abbandono puro e semplice dell’Iraq adesso non va bene. Così Prodi e così, a Porta a Porta (dove ha fatto quattro punti di ascolto più di Berlusconi), Fassino. Quanto a Berlusconi ha ribadito che l’Italia resterà in Iraq a fianco degli americani anche dopo il 30 giugno. Però, sui tavoli dei giornalisti del Corriere della Sera, è arrivato un rapporto dei servizi segreti italiani molto critico nei confronti della condotta Usa in Iraq. Questi documenti non arrivano alla pubblicazione per caso: quello è il testo con cui, discretamente, il presidente del Consiglio dimostrerà al suo amico Bush che così non si può andare avanti. [Giorgio dell’Arti]