vanity, 3 maggio 2004
La vertenza Fiat
• La vertenza Fiat sembrava destinata a risolversi con una normale trattativa tra l’azienda e il sindacato per por fine, o rendere più sopportabile, il turno di due settimane di notte a Melfi e per avvicinare il salario dei lavoratori lucani a quello degli operai degli altri stabilimenti. Ma una lavoratrice della Cisl, Maria Grieco di Rionero, ha denunciato alla questura di Potenza una intimidazione molto grave subita sul pullman che la stava portando a Melfi per il suo turno: persone non identificate sarebbero salite sul pullman, avrebbero fotografato tutti i passeggeri e l’avrebbero poi insultata e minacciata. La Cgil ha detto che l’episodio è inesistente, ma il segretario della Cisl ha deciso di sospendere ogni trattativa fino a che non si ripristineranno le condizioni minime di agibilità sindacale. La tensione, perciò, non si è affatto placata. E’ chiaro che la polemica è tutta interna al sindacato: chi non è d’accordo con lo sciopero (Cisl) può o non può andare a lavorare? I picchetti e le eventuali violenze servono e sono servite (a Melfi e ovunque) proprio per negare il diritto a non scioperare, diritto che in settimana è stato difeso persino da un giornale di sinistra come “la Repubblica” (per la penna di Michele Serra). Nel caso di Melfi, la lotta vede contrapposti non tanto e non solo la Fiat e i lavoratori e neanche, in definitiva, la Cisl e la Cgil, quanto la stessa segreteria generale della Cgil, cioè il moderato Epifani, e il sindacato Cgil dei metalmeccanici, Fiom, guidato dagli “antagonisti” Cremaschi e Rinaldini. [Giorgio Dell’Arti]