vanity, 1 maggio 2004
Dieci nuovi paesi nell’Unione Europea
• Dieci nuovi paesi sono entrati a far parte dell’Unione Europea: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Ungheria. Cerimonia ufficiale a Dublino. Feste italiane da segnalare: quella di Gorizia, dove è stato abbattuto il muretto con filo spinato che separava la città italiana da quella slovena (c’è andato Prodi), e quella di Napoli, dove Albano ha cantato con la folla un Va’ Pensiero sincopato. A questo punto i paesi della Ue sono 25, per una popolazione di 455 milioni di persone (gli americani sono 291 milioni), che parlano 20 lingue diverse. Alberto Ronchey ha calcolato che le combinazioni possibili delle lingue per i traduttori di Bruxelles sono 380. A parte i significati sentimentali, culturali e storici, i problemi di questi nuovi ingressi sono tre: poiché questi dieci, molto più poveri dei precedenti quindici, costano di meno e hanno leggi più flessibili, parecchie imprese dei paesi ricchi potrebbero essere tentate di traslocare qui, creando disoccupazione in patria; sempre per via della povertà, si teme un flusso migratorio dai dieci verso i quindici, che dovrebbe essere tuttavia frenato almeno nei primi anni da una serie di leggi restrittive già operanti; infine, i fondi strutturali europei – 336 miliardi di euro nel piano 2007-2013 –, vanno alle regioni povere ed è definito povero chi ha un Pil inferiore al 75 per cento della media Ue. L’ingresso dei dieci abbassa la media ed esclude dai fondi strutturali parecchi paesi e/o regioni. Molto colpita la Spagna. In Italia dovrebbero perdere il diritto ai fondi la Basilicata e la Sardegna, forse anche la Puglia, mentre non correrebbero rischi Campania, Calabria e Sicilia. [Giorgio Dell’Arti]