vanity, 17 maggio 2004
La guerra in Iraq
• Moqtada Al Sadr, il leader della minoranza sciita in Iraq, ha proclamato la guerra santa contro gli stranieri che occupano Nassiriya. E’ cominciato subito l’assedio alla sede dell’amministrazione provvisoria, difesa dagli italiani del battaglione San Marco, aiutati da guardie private filippine. Gli italiani si sono difesi bene e hanno badato a non provocare vittime nella popolazione (vicino al luogo della battaglia c’è un ospedale). Domenica 16 tre carabinieri di scorta al governatore Barbara Contini sono rimasti leggermente feriti.
• Gli americani in Iraq hanno torturato i prigionieri iracheni in modo ben più grave di quanto abbiano fatto vedere le foto pubblicate dai giornali. I senatori Usa a cui sono state mostrate le immagini (video e foto) hanno descritto con sgomento quello che hanno visto: abusi sessuali, uomini e donne impalati, esibizione di accoppiamenti multipli. Come mai però di questi atti abominevoli esiste una documentazione fotografica? Si è capito questo: le carceri dove sono rinchiuse i presunti terroristi sono affidate all’intelligence, cioè ai servizi segreti. Ai detenuti non viene applicata la Convenzione di Ginevra, perché non combattono in divisa e adoperano i civili come bersaglio. I carcerieri hanno il compito di ottenere notizie e per far questo, prima degli interrogatori, mostrano ai prigionieri o foto idilliache del paese natale o foto tremende di quel che potrebbe capitar loro se si ostinassero a tacere. La England (quella dell’iracheno tenuto al guinzaglio) ha detto ripetutamente in un’intervista tv che stava in posa a quel modo per ordine dei superiori.
• Nicholas Berg, un ventiseienne di Philadelphia che era andato in Iraq a cercar fortuna e di cui non si avevano notizie dal 9 aprile, è stato decapitato davanti alle telecamere da un’organizzazione islamica vicina ad Al Qaeda che si chiama Muntada al-Ansar. Gli stessi assassini hanno poi provveduto a diffondere il film su Internet. Nel video il boia – identificato in Abu Musab Al Zarkawi –, dopo aver spiccato la testa dal collo con un coltello, la agita trionfante davanti alle telecamere. Nello stesso giorno (martedì 11 maggio) a Gaza gli uomini di Hamas hanno esibito per strada, come fosse merce in vendita, i brandelli di sei soldati israeliani saltati in aria al mattino. Li hanno anche fotografati e poi ceduti agli israeliani in cambio della liberazione di prigionieri palestinesi.
• Le torture hanno prodotto effetti importanti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Il democratico Kerry è avanti a Bush nei sondaggi (49 a 45) e sta pensando di arruolare come vicepresidente il repubblicano John McCain, quello che il 7 maggio, con le sue domande, aveva messo in seria difficoltà il segretario alla Difesa Rumsfeld: se accadesse, sarebbe la prima volta che alla Casa Bianca si insedia una specie di governo di unità nazionale. Giovedì 13 maggio lo stesso Rumsfeld, di cui molti invocano le dimissioni ma che al momento appare ben saldo in sella, è andato a Baghdad, ha visitato il carcere di Abu Ghraib, ha pronunciato elogi sperticati delle truppe. La questione è se le torture siano casi isolati o il prodotto di istruzioni partite dal Pentagono. Mentre leggete queste righe Berlusconi è in America a parlare con Bush e, a quanto si sa, lo sta implorando di passare la palla all’Onu e uscire dall’Iraq. E’ in forte calo di popolarità anche Tony Blair: il premier inglese ha fatto sapere che non si dimetterà fino alle elezioni irachene (gennaio 2005), ma la stampa britannica dà quasi per certa una sua caduta prima del voto inglese (l’anno prossimo) e la sua sostituzione con l’attuale cancelliere dello Scacchiere, Gordon Brown.
• Le foto delle torture e il video della decapitazione hanno messo la stampa di tutto il mondo di fronte a questioni formidabili. Venerdì 15 maggio Piers Morgan, direttore del Daily Mirror, è stato costretto a dimettersi: la foto del soldato inglese che fa pipì su un prigioniero iracheno è falsa. False anche le altre. Senonché lo stesso giorno in Italia è uscito, con le medesime foto, L’espresso. Polemiche infinite e richieste varie di dimissioni della direttrice Daniela Hamaui. Giuliano Ferrara sul Foglio ha messo quattro pagine tratte dal video della decapitazione, stampate a colori, con foto enormi. L’ordine dei giornalisti di Milano lo ha denunciato. Lui ha risposto, in sostanza, che certe verità vanno sapute fino in fondo. Dall’altra parte, i giornali di sinistra hanno dato alla decapitazione poco rilievo o, certe volte, non ne hanno parlato affatto. Gli orrori degli uni contrapposti agli orrori degli altri hanno contrappuntato tutto il dibattito politico e giornalistico della settimana. Il dibattito è diventato, così, un orrore a sua volta. [Giorgio Dell’Arti]