Comandini, 14 febbraio 1861
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A Gaeta Francesco II congeda le truppe
• A mattina in Gaeta Francesco II emana ordine del giorno di congedo alle sue truppe. Alle 9 ant. con ventiquattro persone della loro corte (ministri, generali, gentiluomini, dame) il re Francesco II e la regina Sofia, imbarcansi sulla francese Mouette per Terracina. Dalla parte di terra le truppe italiane entrano ad occupare le opere di Gaeta • «Alle ore 7 del mattino del giorno 14 febbraio 1861, il Re Francesco II e la Regina Maria Sofia uscirono dalla Fortezza per imbarcarsi sulla nave francese Mouette, appena entrata nel porto. Lungo il percorso, una folla di militari e civili salutò con immensa commozione il passaggio dei Sovrani. Molti soldati, mentre presentavano le armi, non riuscivano a trattenere le lacrime e gridavano "Viva ’o Rre". Alcuni ufficiali spezzarono le loro spade con rabbia, gettando via i tronconi, piangendo senza vergogna, mentre la banda intonava il nostro inno nazionale. Una lancia con marinai in alta uniforme portò il Re e la Regina sulla Mouette. Sul pennone fu alzata la bandiera delle Due Sicilie accanto a quella francese. Poi, quando la Mouette salpò, fu eseguita dalla batteria di S. Maria una salva di ventun colpi in omaggio ai Sovrani mentre sull’alta Torre d’Orlando per tre volte veniva alzata ed abbassata la nostra bandiera. Quasi contemporaneamente, la brigata piemontese Regina, comandata dal generale de Regis, entrava nella fortezza ed occupava tutte le postazioni. Qualche ora dopo fu innalzata la bandiera piemontese» (Antonio Pagano. Leggi qui l’ultimo ordine del giorno di Francesco II) • «Salgono a bordo il sovrano, la regina Maria Sofia e un piccolo corteo di amici e seguaci: in tutto, fra ministri, generali, gentiluomini, dame, ventiquattro persone. Il commendator Besi, coordinatore di questo trasferimento, nota che sul volto dell´ex re aleggia “di tratto in tratto un acerbo sorriso” (così farà notare a uno dei mozzi del naviglio). Più tesa, nel suo pallore, la regina, 19 anni, che è una Wittelsbach, di origine bavarese. La circondano le dame del seguito, due delle quali, le aristocratiche Renda e San Cesareo, l´accudiscono con speciale amore. Un suono di fanfare e tamburi, misto a grida, interrompe i pensieri della coppia. Non sono saluti rivolti a loro o musiche comunque intese a celebrare un commiato. Al ritmo di quegli strumenti marcia invece un plotone di militari dell´esercito “savoiardo”, in trasferimento dall´entroterra verso Gaeta. E tuttavia "Franceschiello" sorride, scuotendo in aria il berretto gallonato. Al suo gesto seguono grida di "Viva il Re!", emesse dagli amici che gli si assiepano intorno. Non hanno l´aspetto di cortigiani. Indossano semplici abiti da camerieri, da “famigli” come si dice a corte: solo così vestiti hanno potuto seguire il loro re, sia durante la traversata in mare che nel successivo tragitto su strada (Nello Ajello, la Repubblica 21/2/2011) • In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, la città di Gaeta vuol chiedere un risarcimento per l’assedio savoiardo del 1861: 500 milioni di euro. Mi ricorda il Veneto, che pretende i danni di guerra dalla Francia per il saccheggio napoleonico del 1797: 1.033 miliardi di euro. «C’è una differenza: al risarcimento di Gaeta s’impegnò il luogotenente, principe di Carignano, in nome del quale il generale Cialdini, responsabile di quelle macerie, garantì per iscritto: “Il Governo di Sua Maestà provvederà all’equo e maggiore possibile risarcimento”. Quando gli amministratori comunali andarono per riscuotere, il nuovo luogotenente, Luigi Farini, già distintosi con moglie e figlia nel patriottico furto dell’argenteria dei duchi di Parma, consigliò loro di rivolgersi “alla carità nazionale”» (Pino Aprile a Stefano Lorenzetto. Leggi qui tutta l’intervista).